lunedì 16 marzo 2020
Nuove edizioni dei testi di Husserl
Edmund Husserl: Le conferenze di Parigi. Meditazioni cartesiane, a cura di Diego D’Angelo, testo
tedesco a fronte, Bompiani, Milano, pagg. 480, € 35
Edmund Husserl: La fenomenologia trascendentale, a cura di Alfredo Marini, Mimesis Edizioni, Milano-Udine, pagg. 368, € 24
Guardare oltre la scienza dei fatti
Edmund Husserl. La fenomenologia, il legame con Cartesio e l’evoluzione del pensiero europeo in due volumi che ci aiutano a riscoprire un filosofo oggi fuori dalle «mode»
Michele Ciliberto Domenicale 15 3 2'2'
Edmund
Husserl - senza alcun dubbio uno dei più eminenti filosofi europei del
XX secolo - ha avuto nel nostro paese una notevole fortuna, specie negli
anni Sessanta del secolo scorso, per impulso anzitutto di Enzo Paci che
nel 1961, riferendosi al moltiplicarsi degli studi sulla fenomenologia,
parlò con compiacimento, di una «rinascita degli studi husserliani in
Italia».
Nei decenni successivi la presenza di Husserl in Italia
ha perso peso, per l’imporsi di “mode” filosofiche assai potenti che, a
partire dalla fine degli anni Settanta, hanno trasformato in modo
profondo il panorama dei nostri studi filosofici. Questo non ha toccato,
naturalmente, la grandezza di Husserl, che come è proprio di tutti i
veri classici continua a sollecitare domande e problemi con cui chi si
interessa di filosofia deve fare i conti. Ma, per quanto fondamentale,
per poter far sentire la sua voce un autore deve circolare attraverso le
sue opere: anche per criticarlo occorre conoscerlo, e per questo
possono essere utili le traduzioni.
Va dunque apprezzata come un fatto positivo la nuova traduzione delle Meditazioni cartesiane a
cura di Diego D’Angelo pubblicata ora dalla Bompiani, ed è sperabile
che dia un contributo importante a una rinnovata conoscenza, e fortuna,
della fenomenologia trascendentale nel nostro paese. È utile in questo
senso anche l’antologia degli scritti di Husserl curata da Alfredo
Marini e pubblicata ora da Mimesis Edizioni con il titolo L a fenomenologia trascendentale.
Le Meditazioni cartesiane
erano già state tradotte in italiano per i tipi di Bompiani nel 1960 da
Filippo Costa, che ebbe il merito di tradurre altre fondamentali opere
di Husserl, come La filosofia come scienza rigorosa, pubblicata nel 1958 e ristampata nel 1990. Un lavoro pionieristico e importante per la fortuna della fenomenologia in Italia.
Questa nuova traduzione di Diego D’Angelo si distingue però per alcuni
elementi di novità che ne fanno uno strumento utile: mette a base della
traduzione la nuova edizione tedesca delle Meditazioni pubblicata
da Meiner ad Amburgo nel 2012, e sul piano del lessico utilizzato tiene
conto, oltre che della pubblicazione dei manoscritti di Husserl, del
lavoro che in questi decenni è stato fatto in Italia intorno alla
fenomenologia, e del canone che si è ormai imposto a livello
linguistico, del quale è opportuno tener conto.
In questo senso,
la traduzione di D’Angelo, che assume come testo di riferimento
l’edizione Meiner del 2012, vuole porsi al passo della ricerca più
avanzata. Viene però messa a fronte con il testo tedesco dell’edizione
pubblicata a L’Aja nel 1950, consentendo in questo modo di verificare
come, pur essendo «sostanzialmente identiche», l’edizione amburghese,
curata da Elisabeth Ströker, corregga alcuni errori presenti nel testo
allestito da Stephan Strasser, come primo volume di Husserliana (l’edizione critica di tutte le opere di Husserl).
Il testo tedesco delle Meditazioni qui riprodotto è dunque quello pubblicato sulla base del lavoro fatto dall’Archivio Husserl. Come sottolinea D’Angelo, le Meditazioni si rivolgono «per la loro stessa essenza ad un pubblico che troverà in esse i momenti fondamentali di tutta la fenomenologia».
Accanto alle cinque Meditazioni cartesiane, il volume - ed è una scelta importante - comprende anche il testo delle Conferenze di Parigi,
un ciclo di due lezioni tenute da Husserl il 23 e il 25 febbraio 1929
su invito dell’Académie française nell’Amphithéâtre Descartes alla
Sorbona, intitolate Introduzione alla fenomenologia trascendentale, da cui risulteranno le Meditazioni cartesiane.
Perché Meditazioni e perché cartesiane? È Husserl stesso a chiarirlo fin dalla prima Conferenz a:
«nessun filosofo del passato ha influito sul senso della fenomenologia
in modo più decisivo del più grande pensatore di Francia, René
Descartes. È lui che la fenomenologia deve considerare il proprio padre
putativo. Sia detto esplicitamente: è stato lo studio delle sue Meditazioni
a modificare la forma della fenomenologia nel suo divenire, donandole
il senso che essa ha ora e che permetterebbe quasi di chiamarla un
neocartesianismo, un cartesianismo del XX secolo».
È un motivo
centrale, ripreso anche nel sommario preparato da Husserl per la prima
lezione: è stato il rivolgimento critico operato da Cartesio a
contribuire «alla nascita della fenomenologia», con la «pretesa» di una
scienza universale «fondata assolutamente», il «capovolgimento» delle
scienze tradizionali, e la loro «fondazione ex novo su un fondamento assoluto».
Da qui deriva un «risultato» decisivo: «colui che medita deve inibire
l’esistenza del mondo [...] per ottenere così il suo ego puro come unico
e assoluto». È su questa base - cioè «sotto la guida dei principi
innati all’ego» - che procede la costruzione sia della conoscenza
mondana che di tutte le scienze oggettive.
Muovendo di qui,
Husserl presenta la sua interpretazione dell’evoluzione del pensiero
europeo: se le «scienze positive» non hanno saputo comprendere il
significato della meditazione sul fondamento di Cartesio, lasciandola da
parte; dal punto di vista filosofico c’è stato, nella filosofia
moderna, «uno sviluppo del tutto nuovo [...] verso una filosofia
trascendentale di cui la fenomenologia rappresenta la forma ultima e più
radicale». Ripresa – coerente e «pura» delle Meditazioni di Cartesio -
essa rappresenta un «nuovo inizio» rispetto - e qui arriviamo a un altro
punto centrale della posizione di Husserl - alla «caduta» e alla
«frantumazione inarrestabile della filosofia dalla metà del XIX secolo».
La meditazione sulle «scienze europee» e sulla loro crisi è un
cardine della riflessione husserliana, ed è sviluppata in un’altra serie
di conferenze tenute a Vienna e a Praga, poi ampliate e confluite in
quella che è la sua ultima, e straordinaria, opera, La crisi delle
scienze europee e la fenomenologia trascendentale (corredata da una
serie di preziose Appendici non destinate alla pubblicazione, è stata tradotta in italiano da Enrico Filippini, al quale si deve anche la traduzione delle Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, pubblicata da Einaudi nel 1965).
Da
dove proviene la crisi? Dalla riduzione operata dal positivismo
dell’idea di «scienza» all’idea di una scienza di fatti, con una
conseguente perdita del suo significato per la vita: in questo consiste
la «crisi della scienza». «Le mere scienze di fatti creano meri uomini
di fatto». Ma «questa scienza non ha niente da dirci. Essa esclude di
principio proprio quei problemi che sono i più scottanti per l’uomo, il
quale, nei nostri tempi tormentati, si sente in balia del destino»; «la
mera scienza di fatti - osserva Husserl, in una pagina su cui vale la
pena di meditare - non ha nulla da dirci» perché «astrae appunto da
qualsiasi soggetto. [...] Il positivismo decapita per così dire la
filosofia».
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