sabato 21 marzo 2020

Salvator Mundi: la Cina socialista uscirà da questa crisi più forte di prima, più forte di sempre. Dove sono però la sinistra italiana e quella europea?





La diffamazione continua della Cina nella quale i funzionari dell'ideologia borghese si sono buttati a capofitto in queste settimane - quasi a turare con le mani una falla imprevista - non riesce a nascondere il dato di realtà.
La RPC uscirà da questa crisi più forte di prima, più forte di sempre e con una chiara leadership globale che parla a tutto il mondo in via di sviluppo.

Perché non potrebbe parlare anche al mondo capitalistico che vive la dissoluzione del ciclo neoliberale, tanto più che il sistema politico cinese si sta sforzando sempre più di elaborare un modello di Stato di diritto e riconosce da tempo il problema di trovare un equilibrio tra riconoscimento dei bisogni e dei diritti individuali (conseguenza dello sviluppo economico) e bene comune?

Non sarebbe il momento di andare a vedere le carte, e capire in cosa consiste questa gigantesca ridefinizione storicistica del socialismo e delle forme di rappresentanza, questa idea di Società Armoniosa che definisce se stessa anche come Civiltà Ambientale e che a partire da questi obiettivi è in grado di nominare senza timori né censure tutte le contraddizioni e le difficoltà della transizione a una diversa forma di produzione?
Più sciacalle che jene e da lungo tempo in confusione totale, la sinistra italiana e quella europea sono però completamente assenti dal dibattito e lo sono nel momento di una svolta storica decisiva: un passaggio che a partire dalla messa in discussione del dogma austeritario dei Trattati sta ponendo le basi dei futuri assetti politici.
Che corso prenderanno le politiche espansive che già si annunciano, visto che le politiche espansive possono essere governate da sinistra come da destra - e dunque possono essere progressive ma anche regressive - e che parole come liberismo e protezionismo sono completamente vuote se prescindiamo dai rapporti di forza che le innervano?
Le classi dominanti hanno già messo all'opera i loro apparati e i loro intellettuali per plasmare il mondo di domani e continuare a essere dominanti nelle mutate condizioni di sviluppo.

A sinistra, invece: i soliti crampi mentali, le solite ideologie trite e ritrite che si danno arie raffinate ma riflettono conflitti di 40 anni fa, i soliti pregiudizi eurocentrici, la solita superficiale subalternità al liberalismo e alla teoria del totalitarismo ("La Cina autoritaria non sia un modello", ammoniscono ogni giorno i Riotta e i Mieli ma anche il Manifesto e i bolsi reduci comunisti immaginari di un Sessantotto mai concluso).

Non un ragionamento, non un'analisi, quando invece sarebbe il momento di unirsi e elaborare una riflessione: un progetto che non riguardi solo l'assetto del Welfare post-crisi ma che incida sui rapporti di forza a partire da un'idea complessiva di società e di convivenza umana.
Partiti, associazioni, fondazioni, sindacati: dovrebbero sedersi a un tavolo e aprire un ragionamento collettivo, anche a partire da un'analisi della complessità della democrazia (che non è solo quella occidentale) e dei rapporti tra Stato e mercato e da uno sforzo di capire cosa sta avvenendo nel mondo.
Dove sono però questi partiti, queste associazioni, fondazioni e sindacati?
Il rischio molto concreto è che quando la ricostruzione partirà proprio la sinistra sarà l'unico soggetto a non aver voce in capitolo perché non esisterà nemmeno come soggetto.
E che alla fine ad avvantaggiarsi dell'ascesa della Cina sia non la sinistra, in nome del socialismo e di una forma più evoluta di democrazia e di libertà, ma proprio le destre e le tendenze socialscioviniste, in nome di quell'autoritarismo che sarà necessario per una forma più organizzata di capitalismo [SGA].

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