lunedì 23 marzo 2020
Una nuova biografia di Machiavelli
L’opera-vita di Machiavelli
Biografie/1. Il lavoro di Fournel e Zancarini unisce con efficacia quattro assi: la centralità della lingua, il più vasto laboratorio fiorentino, l’importanza della guerra, gli scritti minori
Gabriele Pedullà Domenicale 22 03 2020
A
giudicare dal profluvio di volumi pubblicati, si direbbe che i lettori
di tutto il mondo proprio non possano fare a meno di sempre nuove
biografie di Machiavelli. Dall’inizio del secolo se ne conta una dozzina
abbondante in inglese, e non molte meno devono essere quelle apparse in
Francia. In Italia i numeri appaiono più contenuti, ma solo per la
persistente autorevolezza del profilo composto da Roberto Ridolfi nel
1954 e poi ripetutamente aggiornato fino al 1978.
Indipendentemente
dalla lingua in cui sono composti, simili libri presentano almeno un
tratto in comune: la loro copiosità è inversamente proporzionale alla
loro rilevanza. In quasi tutti i casi, gli autori si limitano infatti a
offrire una personale interpretazione psicologica dell’uomo Machiavelli,
valorizzando arbitrariamente alcuni aspetti in modo da fornire al
lettore un ritratto aproblematico, che corrisponda ai preconcetti di
colui che scrive. Quasi sempre senza un briciolo di ricerca originale.
Ciò
appare tanto più deprecabile se consideriamo che negli ultimissimi anni
diversi studiosi di valore hanno rinnovato le nostre conoscenze sulla
vita di Machiavelli passando al setaccio gli archivi. Basterà menzionare
qualche esempio recente. Gaetano Lettieri ha ricostruito i rapporti di
Machiavelli con l’ambiente dei fiorentini a Roma negli anni Venti,
attorno a Clemente VII. Andrea Guidi e Marcello Simonetta hanno scoperto
che, già tre anni dopo la stesura del Principe e il fallimentare
tentativo di stabilire un rapporto Medici, Machiavelli aveva trovato un
impiego nella lotta contro i pirati turchi, e dunque aveva finito di
scontare l’embargo imposto da Leone X contro di lui. Pasquale Stoppelli
ha riattribuito a Machiavelli una novella e una commedia negatagli dai
filologi ottocenteschi. Jérémie Barthas ha offerto una soluzione
originale, che potrebbe essere definitiva, a un annoso quesito: perché
il Principe è dedicato a Lorenzo di Piero de’ Medici, quando
nella lettera a Francesco Vettori che ne annuncia la composizione
Machiavelli dichiara piuttosto di volerlo inviare a suo zio Giuliano? In
un momento di straordinaria vitalità degli studi sul pensatore
fiorentino, solo le biografie sembrano non recepire il fervore che si
registra in tutti gli altri campi.
Ci sono per fortuna delle
eccezioni. Nel 2013, per esempio, Robert Black ha dato alle stampe da
Routledge una vita di Machiavelli per certi versi rivoluzionaria (ora in
traduzione presso Viella), soprattutto perché lo studioso inglese è
riuscito a fare luce come mai prima sugli anni giovanili e sulla
formazione umanistica. L’altra eccezione positiva è sicuramente la
biografia appena pubblicata da Jean-Louis Fournel e Jean-Claude
Zancarini: di gran lunga la migliore mai composta in francese, oltre che
il coronamento di una familiarità più che trentennale con la Firenze
del tempo di Machiavelli, anche in veste di traduttori di Girolamo
Savonarola e Francesco Guicciardini.
Rispetto agli studi
menzionati in precedenza e alla biografia di Black, il volume di Fournel
e Zancarini si distingue per un tratto decisivo. La novità della loro
ricerca non si fonda infatti su particolari scoperte archivistiche, ma
dipende da un’idea molto chiara di quello che è necessario sapere
dell’«opera-vita» di Machiavelli per accostarsi con cognizione di causa
ai suoi capolavori. Sin qui, in numerosissimi saggi preparatori, le
ricerche di Fournel e di Zancarini si sono mosse lungo quattro assi
fondamentali: la centralità della lingua di Machiavelli come via
d’accesso al suo pensiero; l’esistenza attorno a lui di un più vasto
«laboratorio fiorentino», dove un nuovo modo di ragionare della politica
ha preso forma a contatto con particolari pratiche e istituzioni
(dunque come processo di gruppo); l’importanza della guerra (e della
riflessione tecnica sull’arte bellica) per qualsiasi italiano del primo
Cinquecento, quando le armate francesi e spagnole mettevano a ferro e
fuoco la penisola; la necessità di leggere con particolare attenzione
gli scritti così detti “minori” per chiunque voglia seguire la lenta
maturazione del pensiero di Machiavelli. Anche la biografia di Fournel e
Zancarini procede dunque su queste stesse linee, ma il profilo
monografico ha il vantaggio di legare questi filoni di indagine, nel
segno di una costante messa «in situazione» delle parole di Machiavelli e
del riconoscimento preventivo che esse sono state spesso condizionate
dall’«urgenza»: prima per salvare il più grande esperimento di
partecipazione popolare dell’Europa del tempo dalle molteplici sfide,
interne ed esterne, che ne minacciavano la sopravvivenza, e poi, dopo il
ritorno dei Medici, per persuadere i nuovi signori di Firenze che senza
il consenso dei cittadini non c’era avvenire per loro. Viceversa, e
contro Black, i due studiosi francesi si rivelano assai scettici
rispetto ai tentativi di precisare meglio gli eventi della giovinezza di
Machiavelli prima della sua entrata in cancelleria, a ventinove anni.
La
forma biografica funge dunque soprattutto da grande connettivo, che
permette di riunire le diverse acquisizioni in una interpretazione
unitaria. Il destinatario principale di questo libro rigoroso ma scevro
di ogni inutile tecnicismo rimane anzitutto il lettore curioso di
scoprire ciò che è diventato Machiavelli per effetto dell’intensa opera
di ricerca degli ultimi quindici anni; tuttavia Fournel e Zancarini non
si tirano indietro davanti alle questioni più complesse, soprattutto
quando si tratta di affrontare le insidie della prosa machiavelliana,
come nel caso delle pagine davvero esemplari sul procedimento della
«congettura» o sul significato che hanno i «modelli» per il fiorentino.
Come ha scritto alcuni anni fa proprio Fournel in un suo
saggio-manifesto, quella della lingua della politica è tutt’al più una
«instabile stabilità» che spesso ci confonde perché, da lettori moderni,
siamo spontaneamente portati a proiettare sulle parole di Machiavelli
significati che esse hanno assunto solo parecchio più tardi. Ed è
unicamente studiando gli usi dei contemporanei e immergendosi nel
contesto storico che possiamo ricostruire sfumature decisive e cogliere
gli scarti, decisivi ma a volte appena percettibili, che caratterizzano
sempre la prosa dei grandi autori.
Sembrano dettagli. Eppure, a saperli interpretare, è spesso proprio qui che va cercata la novità dirompente del Principe e dei Discorsi. E la biografia di Fournel e Zancarini permette anche ai lettori non specialisti di prenderne finalmente consapevolezza.
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