domenica 14 giugno 2020

"Teoria della dittatura" e nostalgia della gioventù. L'universalista Saviano e il sovranista Onfray accomunati dal liberalismo

Michel Onfray Teoria della dittatura Ponte alle Grazie Traduzione M. Zaffarano pagg. 224 euro 16,50

Michel Onfray ora e sempre controcorrente 
di Stefano Folli Robinson 20 6 2020

Pensatore singolare e divulgatore abile, il francese Michel Onfray torna con la sua ultima opera, Teoria della dittatura, a riflettere sul nostro tempo in base a un punto di vista non banale. Il passato può tornare in forme sempre diverse, ma altrettanto insidiose. Il fascismo e il bolscevismo sono morti, ma il germe della società illiberale non è morto. Anzi, nel corso della storia umana il pericolo della dittatura è costante. Onfray prende le mosse da Orwell, il geniale scrittore inglese, oggi in parte dimenticato, che aveva raffigurato la moderna società totalitaria all’interno della fattoria degli animali: un’allegoria in cui era facile leggere i drammi di una certa fase del Novecento, tra gli anni Trenta e Cinquanta, e i suoi inquietanti protagonisti. Orwell viene collocato tra i grandi pensatori politici della storia, sullo stesso gradino o quasi di Machiavelli, La Boétie, Hobbes e Rousseau. Il perché di questo onore è illustrato fin dalle prime pagine della Teoria: Orwell spiega la politica partendo da un’ottica libertaria; anzi «socialista e libertaria», al pari di Camus e pochi altri, contro la suggestione generale a favore del «socialismo autoritario». Tuttavia la vera grandezza di Orwell, prosegue Onfray, è soprattutto nella sua capacità di offrire una chiave di lettura non per il passato, ma per il futuro: infatti, se è vero che il nazismo e il bolscevismo sono espressioni storiche defunte, non altrettanto si può dire per l’eterna tendenza al controllo delle società moderne in forme che possono preludere a nuove ipotesi di totalitarismo. E allora ecco la provocazione intellettuale del nostro autore, personaggio che si nutre del proprio egocentrismo anarchico (o anarchico conservatore) in cui si avvertono estremizzazioni discutibili: ad esempio vede nello sbarco in Normandia la prova dell’asservimento dell’Europa agli Stati Uniti e poi è aspramente contrario all’Unione europea. In ogni caso per Onfray le spinte totalitarie moderne si fondano su precisi presupposti. Ne enumera sette: «Distruggere la libertà; impoverire la lingua; abolire la verità; sopprimere la storia; negare la natura; propagare l’odio; aspirare all’impero». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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