mercoledì 11 gennaio 2012

Ancora sulla Mega2. Una polemica

Mi sembra che Gravagnuolo sia un po' troppo pignolo. Le sue considerazioni sono corrette ma l'ironia è fuori luogo perché bisognerebbe invece rallegrarsi del fatto che un giornale come Repubblica si sia accorto dell'esistenza della Mega2. Se poi avesse anche fatto sapre ai lettori che esiste anche un'edizione italiana della suddetta iniziativa, sarebbe stato anche meglio [SGA].

Karl Marx: l’ombrello riscoperto
di Bruno Gravagnuolo l’Unità 11.1.12 da Segnalazioni

E bravo Andrea Tarquini, che sale al quarto piano dell’ Accademia berlinese delle scienze, al numero 22/23 della Jaegerstrasse. Dove si riedita l’opera completa di Marx ed Engels . E su Repubblica annuncia sconvolgenti novità. Tipo: il barbone diceva di non essere «marxista». Ma va! Che le Tesi su Feuerbach non erano parte dell’Ideologia tedesca, e che i fogli delle une e dell’altra furono destinate da Marx alla «critica roditrice dei topi». Sul serio? E poi che Marx aveva capito la crescente dipendenza dell’economia capitalista dal credito. Noo! Che studiava le scienze, e voleva la libertà di stampa, anche perché come giornalista si occupava di America, Russia, India, etc. Incredibile.
Altra rivelazione: la storia dei manoscritti in mano alla Spd. Poi in parte passati a Mosca sotto la direzione di Riazanov, e poi ancora nascosti ai nazi in Olanda, e ritornati nella Rdt dopo la guerra, per essere a poco a poco riversati nell’edizione completa interrotta da Stalin e Breznev. Ma insomma, è tutta roba arcinota. Mica c’era bisogno di andare nella Jaegerstrasse, per ripeterci tutte queste belle cose! E poi che modo è quello di fare giornalismo culturale, pubblicando a corredo un «inedito» (?) su «mercato, accumulazione e sfere di produzione», senza indicare collocazione, anno e provenienza?
Morale: Tarquini poteva sforzarsi un po’ di più nel farsi raccontare il seguito dei 114 volumi da rieditare. Intanto però accontentiamoci del già noto, che non è conosciuto, ma è attualissimo: Marx nel Capitale scrive che la finanza distrugge e volatilizza l’accumulazione capitalista. Che a sua volta ha bisogno della finanza, vi si mescola, per poi scaricare il tutto sullo stato e ripartire, dopo aver asservito e impoverito la società. A meno che i «proletari»... Ecco, ricominciamo di qui. Lo hanno capito persino i capitalisti ormai!

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