mercoledì 27 giugno 2012
Università: abilitazioni nazionali di nuovo nel caos
Il rilievo dei costituzionalisti pare corretto ma è probabile che il ministro e il PD coglieranno la palla al balzo per annullare tutto e preparare la fregatura e che dunque sia tutta una manovra [SGA].
GERINA MARIAGRAZIA, L'UNITA' del 26/6/2012 a pag. 10
INTRAVAIA SALVO, LA REPUBBLICA del 26/6/2012 a pag. 1
Il Cnr distratto sulla cultura umanista
di Tullio Gregory
Corriere 27.6.12 da Segnalazioni
Il
Cnr ha pubblicato il «Documento di visione strategica» per il prossimo
decennio: documento importante nelle sue scelte e raccomandazioni,
redatto da una commissione — nominata dal ministro Profumo — composta di
16 membri, dei quali due stranieri. In larga maggioranza autorevoli
esperti delle cosiddette scienze dure, con un solo rappresentante delle
scienze filologiche, storiche, filosofiche, Michel Gras, studioso
francese di primo piano nel campo della ricerca archeologica: di questo
«equilibrio imperfetto» il documento porta le conseguenze, come si
vedrà.
Poiché il presidente Nicolais, presentando il Documento, ha auspicato che si apra un dibattito, cerchiamo qui di avviarlo.
Tra
le proposte molto positive e innovative mi sembra da segnalare
l'istituzione di Scuole internazionali di dottorato presso i
Dipartimenti e le aree di ricerca Cnr: si avrebbero finalmente scuole
con corsi regolari, di alta specializzazione, con laboratori e
biblioteche, cosa che avviene raramente nelle università dove i
dottorandi sono per lo più abbandonati a se stessi, al massimo affidati a
un tutor, senza corsi regolari.
Molto spazio è giustamente dato alle
tecnologie informatiche e al trasferimento tecnologico. Ma quando si
passa alla definizione delle aree tematiche (differentemente presentate
nel Documento e nella I appendice) ci si trova innanzi a un elenco
piuttosto disordinato di buone intenzioni, di saggi consigli, che
prescindono del tutto dal bilancio del Cnr (la spesa per le iniziative
proposte non è mai quantificata) e soprattutto sembrano ignorare le
ricerche in corso presso i vari Istituti. Siamo di fronte a programmi
che potrebbero trovare forse spazio in una rinata Casa di Salomone, di
baconiana memoria.
Già qualche perplessità desta la serpeggiante
insofferenza per la ricerca di base, riconosciuta come caratteristica
del Cnr, insistendo piuttosto sul rapporto con il mondo dell'impresa,
che è come dire vincolare la ricerca a commesse esterne per un immediato
utile economico, mettendo in crisi quelle attività che garantiscono il
progresso del sapere, come già era posto in evidenza dal panel generale
di valutazione.
In questa prospettiva non stupisce l'emarginazione
delle discipline umanistiche: in tutto il Documento di 63 pagine, i
cenni a queste discipline (accorpate nell'ambigua dizione «scienze
sociali e umane e patrimonio culturale») se fossero raccolti tutti
insieme non occuperebbero più di una pagina; delle stesse discipline si
torna a parlare nella I appendice, occupando due pagine su quindici
complessive. Si aggiunga che in tutto il Documento sono ignorate le
ricerche storiche, filologiche, filosofiche, la cui presenza nel Cnr e
il cui valore sul piano internazionale era stato messo in evidenza dal
panel di valutazione dell'ente collocando al vertice, su 107 istituti,
proprio i due istituti che svolgono ricerche in questo campo. Dato del
tutto ignorato nel Documento che pur utilizza, per altri settori, le
valutazioni del panel.
Peraltro, quando definisce le aree tematiche,
il Documento propone per le scienze economiche, sociali e umane e il
patrimonio culturale (inserite nell'area intestata alla «sicurezza e
inclusione sociale») temi di una genericità significativa: «innovazioni
sociali creative», «lotta contro il crimine e il terrorismo», «libertà
di accesso a Internet», «sensori per stati di crisi», «coesione
sociale», «pace», «legalità e sicurezza», «la rappresentazione dei
beni», «l'eredità storica», «le strategie territoriali». Il tutto
servito con affermazioni di assoluta ovvietà: «il patrimonio culturale
va valorizzato», «il patrimonio culturale immateriale va incrementato».
Né
maggiore chiarezza troviamo nella I appendice, dedicata alle aree
tematiche, ove — ancora una volta ignorando settori di ricerca nei quali
l'ente ha posizioni di prestigio — si indicano alcune priorità: per il
patrimonio culturale, «conoscenza approfondita dei litorali», «turismo
planetario, «miglioramento della rappresentazione e dell'immagine dei
beni culturali, in relazione soprattutto alla persona umana e alla
natura». Per le scienze sociali e umane le priorità sono: «cambiamenti
demografici», «coesione sociale e culturale, legalità e sicurezza»,
«competitività del sistema economico», «pace», «pensare il futuro della
città». Affermazioni tutte che si commentano da sole per la loro
banalità.
Come spiegare questa disattenzione del Documento per le
discipline umanistiche senza riaprire un inutile dibattito — del tutto
privo di senso — sulle cosiddette due culture? Semplicemente ricordando
l'endemica indifferenza, a volte diffidenza, di larghi settori del Cnr
verso le discipline umanistiche (ammesse nell'ente cinquanta anni
orsono) che, come ho avuto altra volta occasione di ricordare, sono
state recentemente «compresse» dal nuovo CdA del Cnr in un unico
Dipartimento, così da mettere insieme l'archeologia micenea con il
diritto privato europeo, la psicologia con il restauro, la filologia
classica con la sociologia industriale. Va anche riconosciuto che la
prospettiva del Documento non differisce dalla politica del Miur e del
Cipe (come si rileva anche dal Piano nazionale della ricerca 2011-2013),
espressione del più miope aziendalismo, tutto volto al prodotto (tanto
caro all'Anvur) vendibile sul mercato e valutabile con criteri
«quantitativi» (oggi ampiamente criticati da tutte le grandi istituzioni
scientifiche europee); di qui l'emarginazione della ricerca di base,
scientifica e umanistica, e più ancora di una cultura che crei valori,
non commerciabili ma essenziali per la crescita della società civile.
Dimenticavo: il Documento auspica l'avvento di apostoli specialisti di
«analisi bibliometriche» per «posizionare la ricerca del Cnr nell'ambito
europeo ed internazionale»; per i direttori scientifici di dipartimenti
e istituti richiede «esperienze gestionali e manageriali», come vuole
l'Anvur per i professori universitari, con i noti risultati.
D'AMARO ORESTE, ITALIA OGGI del 26/6/2012 a pag. 35
FORTE CARLO, ITALIA OGGI del 26/6/2012 a pag. 36
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento