domenica 19 maggio 2013
Le noterelle di Mario Isnenghi su "Belfagor"
Risvolto
Quando, nel 1994, Berlusconi «scende in campo», sono passati
trent’anni da che Mario Isnenghi – uno dei nostri storici più lucidi e
caustici – ha cominciato a firmare con assiduità le Noterelle e
schermaglie di «Belfagor», vale a dire la rubrica più acuminata della
rivista più combattiva nel panorama della nostra recente letteratura
civile. Da quel momento, Isnenghi prende un impegno che non smetterà di
onorare con puntiglio a novembre di ogni anno, fino al 2012: annotare
minuziosamente le vicende del mal paese, fare le pulci alla cronaca, con
umorismo pungente e quant’è giusto amaro. Per diciannove anni la penna
del collaboratore dell’Arcidiavolo scava, fa i nomi e, quando serve,
leva la pelle; e gli anni, intanto, diventano un vero e proprio ciclo. È
una fortuna, ora, poter disporre di questo diario in pubblico, che
coincide con l’era berlusconiana. Non vi si parla però sempre e solo di
Berlusconi. Anzi, a un certo punto, constatando il rischio di essere
risucchiati dall’assillo, uno dei pezzi fa espressa obiezione: «Qui non
si parla di Berlusconi». E infatti, la serie ripercorre, a cominciare da
Achille Occhetto, tutti i successivi (e ben riusciti) suicidi della
sinistra; come anche la «doppia cittadinanza» dell’Italiano, per effetto
di quello strapotere del Vaticano, che sembra quasi volentieri subìto,
ancor prima che imposto; e non mancano Bossi, le camicie verdi, il dio
Po e la cima del Monviso, e poi Monti e Grillo; e l’università, la
scuola, la stampa quotidiana, che è nello stesso tempo oggetto e fonte
di queste cronache del discorso pubblico. E, alla fine, Isnenghi
spererebbe di potersi concedere la pensione, ma non è affatto detto che
gli venga consentito…
Sergio Luzzatto Domenicale 19 maggio 2013
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