Il rimprovero è pesante, specie se rivolto da uno storico a un collega. Alberto Cavaglion, sulla «Stampa» di ieri, ha accusato Sergio Luzzatto di aver trascurato nel suo libro Partigia (Mondadori), recensito sul «Corriere» il 16 aprile da Paolo Mieli, una fonte essenziale per ricostruire la breve militanza resistenziale di Primo Levi. Fra l'altro si tratta di un testo facilmente reperibile, che sembra fornire indicazioni di rilievo proprio sull'episodio più scottante della vicenda: la fucilazione di due giovani membri della banda partigiana cui apparteneva Levi, eliminati dai loro stessi compagni per colpe che Luzzatto non individua e che, a suo avviso, potrebbero essere state di entità non molto grave.
Cavaglion: ma la “voce” raccolta
dal curato è realistica
Primo Levi, quel suicidio
non si lega ai partigiani
Il segreto brutto non è solo di Levi - il Giornale Ven, 07/06/2013
Lo chiamano «il segreto brutto di Primo Levi» e come è successo ancora ieri su La Stampa scatena litigi fra storici e interventi risentiti da parte dei parenti delle vittime. Alla fine le cose che sappiamo con chiarezza sono poche. Due ragazzi Fulvio Opezzo e Luciano Zabaldano vennero fucilati dai loro compagni partigiani nel 1943, al Col de Joux. Tra chi decise la fucilazione, senza regolare processo, ci fu Primo Levi. Erano davvero colpevoli di violenze verso una vecchia ebrea come ritiene lo storico Alberto Cavaglion? Avevano fatto delle requisizioni illegali come sembra pensare Sergio Luzzatto? Sono accuse campate per aria come ritengono i parenti di Zabaldano? Quello che è certo è che dopo la guerra su questi episodi della Resistenza agli italiani è stata raccontata una storia completamente falsa ed edulcorata. E che ancora adesso parlarne provoca polemiche levate di scudi. Forse resta questa la questione più importante.
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“Partigia” e i misteri di Primo Levi
di Furio Colombo il Fatto 10.6.13
Arriva un libro duro e difficile sulla Resistenza (Partigia, di Sergio Luzzatto, Mondadori) e non appartiene alla serie “adesso ti faccio vedere che anche i partigiani erano canaglie”. “Partigia” è un libro importante, ben documentato che si vale della buona scrittura del suo autore e dell’impianto solido del ricercatore scientifico. Contiene un evento teoricamente noto (nel senso che c’è una lapide in un cimitero) ma mai svelato: esistenza, tormento e morte per suicidio di una anziana signora ebrea di origine asburgica (dice Luzzato) in fuga da Vienna, finita in Val d’Aosta vicino al luogo in cui operava il gruppo partigiano di cui faceva parte Primo Levi. Il suicidio (se è stato un suicidio) avviene poco prima o poco dopo la fucilazione, ordinata ed eseguita da partigiani, di due compagni per ragioni gravi o futili, proprio mentre un rastrellamento fascista nella zona disperde la banda, arresta Primo Levi, e comincia la parte di storia che sappiamo.
PERCHÉ la signora, che si chiama Pokorni, si è uccisa? Che cosa c’entrano i due fucilati la cui esecuzione ha sconvolto Primo Levi e forse lo ha reso preda più facile dei rastrellatori fascisti? Sono eventi legati da cause ed effetti (per esempio i due giovani ribelli tormentavano la donna ebrea credendola danarosa) o sono le vicende maledette del caos feroce che insanguinava le terre sfortunate della repubblica di Salò?
Un altro storico, Alberto Cavaglion pensa di poter dare delle risposte e di ritoccare i materiali di Luzzato sul punto rovente “partigiani che fucilano partigiani, profuga ebrea che si uccide”. Lo fa utilizzando carte nel frattempo ritrovate, memorie non sempre precise di un parroco, ritrovate dal figlio del medico condotto del tempo. Stupisce, anche per il livello della sua reputazione accademica, la risposta violenta (pubblicata da La Stampa il 4 giugno) di Sergio Luzzato, docente di Storia a Torino, contro Caviglion, docente a Firenze. L’accusa è “falso scoop”, “incapacità di distinguere”, “se almeno Caviglion si fosse dato la pena di... ”.
È un peccato, perché una storia così importante si sfalda in una polemica segnata del tipico scontro accademico. Per quanto mi riguarda, però, La Stampa, in quella pagina, è stata sul punto di rivelare un altro scoop, a proposito di Primo Levi. Pubblica infatti le immagini di tre ritratti del grande scrittore italiano ad opera di Larry Rivers, uno dei grandi pittori della Pop Art americana. Al momento i tre grandi quadri sono al Museo Ebraico di Roma, ma appartengono alla collezione Gianni e Marella Agnelli alla Pinacoteca del Lingotto. C’è dunque un rapporto fra Primo Levi, Larry Rivers e Gianni Agnelli (che ha comprato i tre quadri alla Malborough Gallery di New York nel 1987 ). Ma la didascalia de La Stampa non lo spiega.
2 commenti:
Dal Bollettino parrocchiale di Cavaglià risulta che Fulvio Oppezzo è stato sepolto a Cavaglià il maggio del 1946 a cura del CLN che gli ha reso gli onori militari
don bregolin adriano parroco
Dal Bollettino parrocchiale di Cavaglià risulta che Fulvio Oppezzo è stato sepolto a Cavaglià il maggio del 1946 a cura del CLN che gli ha reso gli onori militari
don bregolin adriano parroco
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