domenica 13 ottobre 2013

La statua di Dzherzhinskij torna alla Lubianka


Mosca, nostalgia sovietica la statua simbolo del terrore riconquista il cuore della città

Alla Lubjanka il busto di Dzherzhinskij, capo della polizia segreta

di Nicola Lombardozzi Repubblica 13.10.13




MOSCA — Il passato più cupo è ancora a portata di mano. A cielo aperto, lungo la riva ovest della Moscova, a poche centinaia di metri dal centralissimo Gorkij Park. Qui, nel giardino che i moscoviti chiamano “il Parco delle Statue Perdute”, tra busti di Stalin e monumenti a personaggi che si vorrebbe dimenticare, svetta l’immensa statua in bronzo di Feliks Dzherzhinskij, soprannominato “Feliks di ferro”, il fondatore della polizia segreta sovietica, la famigerata Cheka. L’uomo che ha pianificato e messo in pratica il terrore di Stato, le esecuzioni sommarie, la deportazione di massa; affinato e perfezionato la tradizione zarista dei gulag siberiani.
Nel silenzio di un’opinione pubblica distratta dall’insolito weekend di sole, il parlamentino comunale di Mosca ha deciso di avviarne il restauro nonostante il preventivo di spesa di quasi unmilione di euro e di rimetterla nel posto in cui era rimasta fino al 1991 quando era sta abbattuta a furor di popolo: nel cuore di Mosca, al centro della piazza Lubjanka, proprio davanti a quello che era stato l’ufficio, la caserma e il mattatoio di Dzherzhinskij. E che tuttora ospita i suoi più democratici eredi dei servizi segreti dell’Fsb.
Come sempre, quando si tratta di restaurare simboli di un passato controverso, la decisione è stata annunciata con un filo di ambiguità. Il vicepresidente della Duma, Andrej Metelskij ha parlato di “restauro immediato”. E si è detto possibilista: «Poi vedremo cosa farne. Dipende da quello che diranno i cittadini». Ma a far capire che la decisione è già stata presa ai più alti livelli ci ha pensato poco dopo il numero uno della Duma, Vladimir Platonov: «La legge non prevede che venga ascoltato il parere della popolazione».
Nessun accenno alla fama sinistra del personaggio. Né tantomeno alla notte di 22 anni faquando una manifestazione spontanea di decine di migliaia di cittadini portò all’abbattimento del simbolo del Terrore, tra insulti, calci e sputi. Era il 23 agosto del 1991 e si era appena concluso conun apparente lieto fine quello che è passato alla storia come il “golpe di agosto”. Dopo la resa del gruppo di dinosauri del moribondo regime che aveva provato a ristabilire l’antico ordine con la forza, lafolla scese in strada e si diresse proprio verso la piazza che maggiormente simboleggiava l’oppressione di un tempo e cominciò a inveire contro Dzherzhinskij il cui nome rappresentava tutti gliorrori di un passato lontano.
Il fondatore della Cheka era morto nel 1926, proprio su un palco in cui stava pronunciando un minaccioso discorso contro gli oppositori trozkisti. Ma lo spiritodi Dzherzhinskij e la sua metodica eliminazione di ogni forma di opposizione hanno ispirato i suoi successori nei più cruenti anni staliniani, e anche in quelli più ovattati ma non meno feroci che seguirono. Figura venerata come tutti i padri della Rivoluzione era rappresentato sui libri di Storia come uno stratega della decimazione degli avversari. Incaricato personalmente da Lenin di fondare un corpo di polizia segreta riscosse subito l’ammirazione del capo. Un titolo d’epoca di un giornale dell’Armata Rossa racchiudeva il suo programma tra virgolette: «Facciamo scorrere fiumi di sangue dei nostri nemici borghesi. Più sangue possibile!». Erano gli anni dell’accerchiamento della giovane repubblica bolscevica, della guerra civile e dell’ossessione del tradimento. Ma, più tardi, con l’avvento di Stalin, la Cheka, che poi divenne Nkvd, si perfezionò nell’uso della delazione e nella progressiva decimazione di ogni forma di dissenso. Sulle teorie di Dzherdzhinskij si basò il celebre Kgb che proprio nella caserma della Lubjanka commise crimini e violenze non ancora del tutto rivelati.
E, su blog e siti liberi, in molti si chiedono con preoccupazione perché mai, proprio adesso, nel pieno di una durissima repressione finto democratica di ogni contestazione al potere, si sia deciso di ripescare proprio Dzherdzhinskij dall’inquietante limbo del piccolo Parco sul fiume dove dormonole Statue Perdute.

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