Trattasi ovviamente di minchiata colossale ma orecchiabile. Anzi, "easy listening", direbbe il Rampini stesso, che è 'mmericano. La falsa contrapposizione di capitale industriale e capitale finanziario la conosciamo sin dagli anni Venti [SGA].
Federico Rampini: Banchieri. Storie dal nuovo banditismo globale, Mondadori pagg. 189 euro 16,50
O la banca o la vita
Così la finanza parassitaria ci ha portati nella crisi
di Federico Fubini Repubblica 5.11.13
Quando è arrivato Hibernia Atlantic, era da oltre dieci anni che non si
osava prendere un’iniziativa del genere. Da quando la bolla della new
economy era scoppiata al giro di boa del millennio, nessuno aveva più
posato un cavo a fibre ottiche sul fondo dell’Atlantico. Poi nel 2011 è
stato fatto, qualcuno ha depositato “ventimila leghe sotto i mari”
Hibernia Atlantic: ma non era un cavo come gli altri, quelli
percorribili da centinaia di milioni di persone che hanno qualcosa da
comunicare da una sponda all’altra dell’oceano. No, quella era
un’infrastruttura per pochi: per gli operatori del cosiddetto “high
frequency trading”, gli scambi “ad alta frequenza” che puntano a
registrare guadagni sul mercato azionario o sui cambi grazie alla
rapidità delle operazioni misurata in millisecondi. Sono operazioni
dietro le quali non c’è alcun calcolo razionale sulla qualità di una
certa azienda, sui tassi d’interesse o la forza di un’economia o sul
modo migliore di allocare il capitale in modo che sia più produttivo,
crei più posti di lavoro, porti crescita per tutti. La sola cosa che
conta è la velocità, a costo di perdere il controllo e destabilizzare
l’intero listino principale di Wall Street come accadde per il 6 maggio
2010. E Hibernia Atlantic è un cavo che può far guadagnare “ben cinque
millisecondi”, scrive Federico Rampini senza riuscire a trattenere il
sarcasmo.
Corrispondente diRepubblica a New York, Rampini nel suo ultimo libro
(Banchieri. Storie dal nuovo banditismo globale, Mondadori) racconta una
gran quantità di storie come questa. Lo fa per guidarci fra i paradossi
dell’Occidente sei anni dopo il giorno in cui qualcosa di spezzò per
sempre con il fallimento di Lehman Brothers. «Se rinasco, in un’altra
vita vorrei insegnare l’economia ai bambini – confessa l’autore – .
Perché crescano armati degli utensili giusti, perché nessuno li possa
ingannare con il linguaggio dei tecnocrati». E forseBanchieri non è un
libro scritto nell’idea di farlo distribuire nelle scuole elementari o
medie, ma fin dalle prime pagine si avverte il tentativo di parlare ai
non addetti ai lavori. Il messaggio di fondo del libro, nello stile
prima ancora che nei contenuti, è che non devono essere sempre e solo
gli esperti a poter parlare con cognizione di causa delle assurdità del
sistema finanziario globale. Tutti devono poter capire.
A sei anni dall’esplodere della crisi (“la Grande Contrazione”), Rampini
non fa che trovare conferme di quella che per lui è la natura
parassitaria delle banche. Ovunque getti lo sguardo, in Italia come
negli Stati Uniti. A New York, nota come i banchieri di Wall Street
siano diventati più arroganti e i loro istituti più esposti a rischi
scriteriati dopo che la Federal Reserve e il governo americano sono
intervenuti per salvarli. La sindrome del Too Big to Fail, “troppo
grande per fallire” (o meglio: perché si possa lasciar fallire) è
diventato la realtà finanziaria delle megabanche salvate nel 2008-2009 e
implicito ricatto di Wall Street nei confronti di una nazione intera.
Il bilancio di Lehman era di 637 miliardi di dollari quando la banca
saltò. Quello di Jp Morgan oggi è di 2.300 miliardi, cresciuto a
dismisura proprio perché i manager dell’istituto sanno che il governo
americano dovrà comunque aiutarli in caso di difficoltà, pena un’altra
detonazione nucleare ancora peggiore.
Neanche l’Italia sfugge alla critica. «Nel corso del 2012 le banche
hanno tagliato alle imprese italiane 44 miliardi di euro di
finanziamenti», constata Rampini. Quelle stesse case finanziarie, spesso
dai nomi blasonati, hanno assorbito in silenzio la loro parte dei 500
miliardi netti – o mille miliardi lordi – di prestiti straordinari della
Bce. «I banchieri si sono incamerati gli aiuti di Draghi – accusa
l’autore – ma non hanno restituito nulla al paese. Hanno negato agli
imprenditori veri le risorse indispensabili per produrre, esportare,
assumere».
Non c’è però solo l’indignazione, nel discorso di Banchieri. C’è anche
una buona dose di (amara) riflessione, per esempio sul ruolo sempre più
scomodo che hanno dovuto assumere le banche centrali nelle società
occidentali. Quando hanno sospeso tutte le cautele e si sono messe a
stampare denaro, la Federal Reserve americana o la Bank of Japan hanno
sì salvato il mondo avanzato da una spirale depressiva simile a quella
degli anni ’30. Ma lo hanno fatto dopo aver mancato di vedere che si
sarebbe arrivati a un punto di rottura e producendo nuove distorsioni e
vantaggi per i più ricchi in seguito. La creazione di liquidità tiene a
galla l’economia, ma lo fa premiando chi può investire di più nei
mercati finanziari. Draghi alla Bce o Ben Bernanke alla Fed hanno
assunto un ruolo che Rampini definisce di “onnipotenti”. Ma proprio
l’aver bisogno di eroi del genere dà la misura della nostra fragilità.
«Il culto della personalità – dice l’autore a questo proposito – può
raggiungere talvolta delle vette imbarazzanti».
La terza vena che attraversa il libro, forse la più sentita, è quella
personale. Più che un saggio, Banchieri è il diario di una vita vissuta
attraverso la crisi. La moglie Stefania che abbandona la professione di
trader a San Francisco a passa a contratti a tempo, anno dopo anno, a
New York. Il fastidio all’apprendere che Kathy, l’insegnate di yoga
kundalini, dia lezioni speciali per i banchieri di Goldman Sachs. Il
frastuono di New York che ti insegue fino al 31 esimo piano, da cui si
riesce a fuggire solo nei concerti di Bach in una chiesetta evangelica
luterana vicino a Central Park. Anche questo forse èdownshifting,scalare
alla marcia più bassa, odownsizing, ridimensionare il tenore di vita:
espressioni passate di colpo dal gergo dei grandi gruppi industriali a
quello delle famiglie. E se qualcuno alla fine chiedesse dov’è lapars
construens, la via d’uscita, la risposta è pronta: «Insegnate
l’economiaai bambini».
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