sabato 16 novembre 2013

Baumanate


Idee. Conoscenza di massa

Come imparare l’arte di vivere in un mondo saturo di informazione
L’analisi del sociologo per orientarsi nel mondo di oggi Pubblichiamo un brano estratto dal nuovo numero di «Lettera Internazionale» dedicato alla  «Mala-educazione»

di Zygmunt Bauman l’Unità 14.11.13


DURANTE LA FASE «SOLIDA» DELLA STORIA MODERNA, LA REGOLA PER LE AZIONI UMANE ERA QUELLA DI EMULARE, PER QUANTO POSSIBILE, lo schema del labirinto comportamentista in cui la distinzione tra itinerari veri e falsi era netta e permanente, di modo che coloro che mancavano o rifiutavano i percorsi buoni erano puniti senza eccezione e sul momento, mentre chi li seguiva con obbedienza e celerità veniva ricompensato.
(...) Nell’epoca «liquida» della modernità, la domanda di meccanismi «ortodossi» di indirizzo e di controllo diminuisce rapidamente. Ora, la dominazione può essere ottenuta e mantenuta con un dispiego di forze, di tempo e di denaro molto inferiore rispetto al passato: piuttosto che da una sorveglianza visiva, essa può essere garantita dalla minaccia del disimpegno o del rifiuto a impegnarsi. Infatti, la minaccia del disimpegno scarica l’onus probandi sull’altro, sulla parte dominata. Ora tocca ai subordinati comportarsi in modo da dare di se stessi un’immagine favorevole ai capi e allettarli per far loro «acquistare» i loro servizi e prodotti concepiti individualmente proprio come ogni altro produttore o commerciante seduce i propri clienti ipotetici per far loro desiderare certe merci. (...)
La ricetta del successo è «essere se stessi», e non «essere come gli altri». È la differenza, non l’identità, a vendersi bene. Avere le conoscenze e le esperienze «richieste per il compito», possedute già da altri che hanno fatto quel lavoro prima o che chiedono di farlo, non basta, anzi è uno svantaggio. Al contrario, bisogna proporre idee inedite, progetti eccezionali che nessuno prima aveva suggerito, e soprattutto possedere la virtù del gatto che riesce sempre a seguire le sue strade solitarie. Questo è il genere di conoscenza (o piuttosto di ispirazione) ambita dagli uomini e dalle donne dell’epoca liquida moderna. Essi desiderano consiglieri che mostrino loro come avanzare, piuttosto che insegnanti che controllino che imbocchino quella stessa, unica strada, sempre affollata. (...)
Il culto attuale dell’«educazione per tutta la durata della vita» si centra in parte sulla necessità di aggiornare l’informazione professionale sullo «stato dell’arte» ma anche, in misura eguale se non superiore, sulla convinzione crescente che la miniera della personalità non si esaurisce mai e che i maestri spirituali sanno come raggiungere i depositi ancora inesplorati che le altre guide non hanno saputo trovare o che hanno ignorato. (...) scrive Paul Virilio, «L’ignoto ha cambiato posizione: dal mondo, che era troppo vasto, misterioso e selvaggio, si è spostato verso la galassia nebulosa dell’immagine». Gli esploratori desiderosi di esaminare questa galassia nella sua totalità sono poco numerosi, e quelli che ne sono capaci sono ancora meno... «Scienziati, artisti, filosofi... ci ritroviamo in una specie di “nuova alleanza” per l’esplorazione (di quella galassia)» un tipo di alleanza alla quale la gente comune potrebbe rinunciare per sempre. La galassia è, puramente e semplicemente, inassimilabile: molto più del mondo di cui l’informazione parla, e l’informazione stessa a essere diventata il luogo principe dell’«ignoto». È l’informazione a essere percepita come «vasta, misteriosa e selvaggia». Le enormi quantità di informazione che gareggiano per richiamare l’attenzione degli uomini e delle donne normali vengono considerate da queste persone molto più minacciose dei pochi misteri rimasti dell’universo, misteri che interessano ormai solo un numero ristretto di appassionati di scienza e quelli, ancora meno numerosi, che concorrono per il Premio Nobel.
Tutte le cose ignote appaiono minacciose, ma scatenano reazioni diverse. Le macchie bianche sulla mappa dell’universo eccitano la curiosità, spingono all’azione chi ha determinazione, coraggio e fiducia. Esse promettono una vita di scoperte interessanti, auspicano un avvenire migliore, liberato a poco a poco dalle noie che avvelenano la vita. Tutto è diverso, invece, quando si tratta della massa impenetrabile delle informazioni, oggettivamente disponibili, anche se a distanza, eppure non afferrabili. Il futuro non è più un tempo da aspettare: esso non farà che accrescere il problema presente, aggiungendo in maniera esponenziale altri elementi alla massa già stordente e soffocante di conoscenze, impedendo la salvezza che sembra offrire. È la massa stessa delle conoscenze offerte a essere l’ostacolo principale alla loro accettazione. Ed è anche la minaccia principale contro la fiducia: ci deve essere per forza, in quella massa orribile di informazioni, una risposta al problema che ci angoscia e, dunque, se le soluzioni mancano, ne consegue un’immediata svalutazione e derisione di noi stessi.
Ad essere diventato l’esempio stesso del disordine e del caos è proprio la massa delle conoscenze accumulate. In questa massa, tutti gli strumenti tradizionali per fare ordine argomenti rilevanti, attribuzione di importanza, utilità definita dai bisogni e valore definito dall’autorità sono poco alla volta sprofondati e si sono dissolti. La massa rende i suoi contenuti uniformemente incolori. In questa massa, si può dire che tutti i bit di informazione galleggiano con lo stesso peso specifico; la gente non ha più il diritto di chiedere una valutazione dei suoi giudizi, ma è sballottata tra affermazioni contraddittorie di esperti vari che affermano che non c’è modo di separare il grano dal loglio.
Nella massa, il pacchetto di conoscenze che si utilizza per un singolo consumo può essere valutato solo quantitativamente e non c’e modo di confrontare la sua qualità con il resto della massa. Un bit d’informazione vale un altro. I quiz televisivi riflettono fedelmente il nuovo andazzo della conoscenza umana: a ogni risposta esatta, si attribuisce al partecipante lo stesso numero di punti, indipendentemente dall’argomento delle domande.
Attribuire una certa importanza ai diversi bit di informazione e, anzi, attribuire maggiore importanza ad alcuni bit piuttosto che ad altri, è forse il compito più imbarazzante e la decisione più difficile da prendere. La sola regola empirica che può essere seguita è l’importanza del momento ma allora la rilevanza varia da un momento all’altro e i bit perdono il loro significato appena sono stati acquisiti e spesso ancor prima di essere utilizzati. Come altri articoli che si trovano sul mercato, devono essere consumati all’istante, sul posto e in una sola volta.
Nel passato, l’educazione ha assunto molte forme e ha dato prova di essere capace di adeguarsi al mutare delle circostanze, ponendosi nuovi obiettivi e disegnando nuove strategie. Ma il cambiamento che stiamo vivendo non è come quelli passati. Non è mai capitato nella storia che gli educatori affrontassero una sfida comparabile con quella attuale. Semplicemente, non ci eravamo mai trovati prima in una situazione del genere. Dobbiamo ancora imparare l’arte di vivere in un mondo saturo di informazione. E ancora più difficile è preparare altri esseri umani a questa vita.
© Lettera Internazionale Traduzione di Alessandro Spatafora

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