venerdì 28 febbraio 2014
"Il demone di Nietzsche" di Stefan Zweig: una nuova traduzione
Risvolto
"Zweig entra nella vita di Nietzsche per
scrivere la sua 'tragedia senza personaggi', per osservarlo nelle camere
mobiliate e povere che diventano la vera dimora di colui che farà
danzare Zarathustra, per controllarne la fortissima miopia (i suoi occhi
'tre quarti ciechi') o per misurare la violenza dei sonniferi, giacché
in due mesi consuma cinquanta grammi di idrato di cloralio per
propiziarsi la quiete del sonno. Si sofferma sui nervi, sui dolori
terribili di cui soffre ('fuoco di fucileria' contro la sua carne) per
quell''unica malattia che per vent'anni continua a scavare il cunicolo
fin sotto la cittadella del suo spirito e lo fa poi saltare
all'improvviso'. Lo osserva a tavola, nei momenti di ricreazione: 'il tè
dev'essere di una determinata marca e di una particolare qualità; la
carne è pericolosa; i legumi devono essere preparati in un certo modo';
insomma, a poco a poco questo 'eterno far da medico e diagnosticare
assume un carattere morboso di solipsismo'. Nietzsche, 'don Giovanni
della conoscenza', nel suo entusiasmo crede di godere di una 'suprema
sanità', ma il suo grande spirito ha creato un''autosuggestione', si è
convinto di essere sano attraverso una 'salute inventata'. Di più: Zweig
coglie già allora quello che i professori capiranno con qualche
decennio di ritardo, ovvero l'impossibilità di formulare un giudizio
definitivo sul pensiero di Nietzsche, sui suoi fini, sul 'sistema' che
non si trova." (Dalla prefazione di Armando Torno)
Daniele Abbiati - il Giornale Ven, 28/02/2014
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento