sabato 22 marzo 2014

Cacciarite acuta: la scuola privata è scuola pubblica?


L'on. Massimo Cacciari - on. una volta, on. per sempre - mi è sempre parso un furbo illusionista come intellettuale e una furba mediocrità come uomo politico che ha interpretato in Laguna la tarda tecnocrazia piccista (Mose compreso).

Nonostante - ho l'impressione - tutti lo sappiano, viene però sempre preso molto sul serio nell'Accademia, perché ha il fisico del ruolo e perché ha ideato una sua variante del gergo heideggeriano: riesce ormai a inserire parole ieraticamente ma inutilmente corsive anche quando parla, con almeno tre corsivi per frase.

E' uno stile molto caro alle legioni di cacciari di provincia sparse nel nostro paese: costoro vi identificano lo stile del Filosofo tout court e lo imitano con effetti a volte paradossalmente migliorativi. L'autorità del Padre cola così per tanti rivoli sul capo dei suoi numerosi Figli; che ne fanno sfoggio, compiaciuti, durante gli aperitivi o le cene a km 0, riuscendo talvolta anche a rimorchiare.

L'uomo che dall'alto del patrimonio di famiglia era stato la punta di lancia di "Contropiano" (quello operaista, non quello attuale) è però ancora più ascoltato quando recita la sua parte migliore, cioè la parte del personaggio televisivo: non solo perché è professore e ha le scuole ma perché - a differenza del povero sen. prof. Mario Tronti - possiede anche il carisma del cinico spocchioso, che buca lo schermo quando la butta in rissa (spesso), solleva l'audience e facilita l'identificazione dei fan di Massimo D'Alema.

Cosa pensate che significhi, poi, quella luce negli occhi di Lilli Gruber?

L'altra sera questo ex assiduo frequentatore del Maurizio Costanzo Show - attualmente entusiasta di Renzi come poco prima lo era stato di Letta e di Monti e su su fino a De Michelis: chi l'avrebbe mai detto? - ha sostenuto che non esiste la scuola privata, perché anche gli esamifici e le scuole dei preti sono scuole pubbliche. E lo stesso vale in effetti anche per gli ospedali e per ogni cosa che il buon Dio manda in terra.
Nel far ciò, per dare un minimo di palusibilità alla cazzata che stava dicendo, ha anche usurpato la frase di Deng sul colore del gatto senza perciò mettersi a ridere.

Non c'era bisogno di studiare tanto, né di scrivere Krisis, né di frequentare Gianfranco Miglio. Berlusconi lo dice da una vita e Mariastella Gelmini e Mara Carfagna lo hanno imparato in appena 5 minuti [SGA].

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