lunedì 10 marzo 2014

Il nonno della decrescita: Ivan Illich tra modernità e antimodernismo


Franco La Cecla: Ivan Illich e la sua eredità, Medusa Edizioni, Milano, pagg. 120, € 13,00

RisvoltoOggi sono in molti a richiamarsi al pensiero di Ivan Illich, ma spesso ignorando la sua complessità e il dubbio sistematico che caratterizzava la sua opera. Illich è stato un critico spietato di tutte le istituzioni - scuola, medicina, professioni, sistema del lavoro, coppia - e delle invenzioni automobili, televisione, media, computer - che rendono l'uomo dipendente e schiavo di sistemi totalizzanti. Sempre scomodo, Illich ha costruito un pensiero radicale che può essere compreso solo se lo si conosce nella sua interezza e lo si pone accanto alla vicenda umana del pensatore. In questo ritratto che di lui delinea chi gli è stato vicino per più di vent'anni come amico, come allievo indisciplinato, Franco La Cecla, ne ricostruisce la figura umana, la passione e la forza di critico devastante e il mondo di relazioni che Illich aveva creato e a volte disfatto. 


Ivan Illich Eredità di pensiero
di Lucetta Scaraffia Il Sole Domenica 9.3.14

«In giro c'è troppo presunto e auto-dichiarato illichianesimo e poco Illich» scrive Franco La Cecla denunciando come il pensatore dell'antimodernità sia oggi, qualche anno dopo la sua morte, conteso fra truppe di seguaci. Tutti militanti di qualche causa, costoro cercano di tirarlo da una parte o dall'altra, approfittando del fatto che le sue opere sono spesso lavori in corso, ricerche non finite a cui lavorava insieme ad altri. Illich vivo era scomodo, e pochi accettavano veramente di misurarsi con lui, anche se sono molti quelli che lo hanno saccheggiato, perché indubbiamente è stato uno dei pochi intellettuali davvero originali del secolo scorso.

La Cecla gli è stato accanto a intermittenza, vivendo momenti di collaborazione e altri di conflitto. Per questo sa di dovergli molto, ma al tempo stesso riesce a prendere le distanze dalla sua ingombrante personalità, come dimostra questo ritratto vivo e acuto di quel pensatore scomodo e arrabbiato, efficace e radicale.
Centrale nel pensiero di Illich è il rapporto con la sofferenza. Per lui il problema della modernità era legato alla sparizione dell'arte di vivere, di cui l'arte di soffrire era una parte integrante. Egli riconosceva che la sofferenza fa parte della natura umana: in questo senso era pervaso da un senso profondo della sofferenza cristiana, che lo portò a elaborare quello che è stato il suo libro più conosciuto, Nemesi medica, critica serrata della medicina moderna, che vuole curare dalla vita e dalle sue caratteristiche piuttosto che dalle malattie: insomma, guarire gli esseri umani dalla fisicità e dalla finitezza che li caratterizzano.
Ma la critica di Illich alla modernità si estese poi a tanti altri aspetti, rivelando uno dei pochi pensatori capaci di mettere in dubbio un modello che veniva considerato assoluto. La modernità viene da lui vista come una corruzione del messaggio cristiano, che porta a una mostruosa società in cui l'umanità è resa sempre più dipendente. Egli aveva intuito – scrive giustamente La Cecla – che la storia del cristianesimo è la storia dell'occidente.
Punto centrale di questa analisi è il rapporto con la Chiesa, di cui Illich si sente sempre figlio, pur criticandone con severità il pensiero. Un allontanamento rispettoso e un «silenzio – scrive ancora La Cecla – scelto come testimonianza di un deserto da attraversare per poter ridare un giorno dignità al pensiero cristiano».
Uno dei fili narrativi di questo libro è la storia del rapporto fra uno dei pochi maestri dei nostri tempi con un allievo, che diventa amico, in tempi di antiautoritarismo e di ribellione, raccontato con grande sincerità e anche pietà nei confronti di entrambi i protagonisti di questo legame importante, ma difficile e tormentato. Un bilancio ricco di frutti, che vuole finire con una restituzione. E questa sta non solo in questo libro, ma nella richiesta finale che Illich sia studiato come uno dei grandi pensatori della modernità, pur continuando a considerarlo – anche dopo che le sue previsioni si sono avverate – un pensatore scomodo.

Nessun commento: