lunedì 28 aprile 2014

"Generativismo" o conflitto politico-sociale? La via new age della sociologia cattolica


Mauro Magatti e Chiara Giaccardi: Generativi di tutto il mondo unitevi! Manifesto per la società dei liberi, Feltrinelli

Risvolto
Come liberarci dell’oppressione della società contemporanea, da depressione e frustrazione? Mauro Magatti individua con Generativi di tutto il mondo unitevi! Manifesto per la società dei liberi, la possibilità di affrancarsi da questa povertà di spirito e in un certo senso rinascere. Scritto con Chiara Giaccardi questo saggio ci offre una nuova visione sociale del mondo attuale, introducendoci il concetto di generativo. Non si può infatti solo consumare: così facendo, proseguendo in questa strada, l’uomo si abbruttirà, si impoverirà e allora ansia, mancanza di stimoli prevarranno nella nostra vita rendendoci ricchi di beni materiali, ma irrimediabilmente tristi. E allora ecco comparire all’orizzonte il concetto di generatività, ovvero un momento della vita che dovrebbe venire dopo l’adolescenza e che dovrebbe portarci a generare, non solo in senso strettamente biologico, ma soprattutto in senso antropologico. Ci si deve prendere carico dell’altro, assumersene la responsabilità e rendersi conto che esso vive affianco a noi e anche grazie a noi. Questa generatività si manifesta in varie forme artistiche, di volontariato, di lavoro e persino di imprenditorialità che può essere vissuta in un’accezione meno individualista di quella solitamente intesa. Il professore di sociologia alla Cattolica di Milano Mauro Magatti firma così con la collega Giaccardi una nuova visione del reale improntata su un impegno psicologico, evolutivo e molto pratico. Questa teoria sociologica però non va improntata solo sulla vita individuale, ma va allargata alla società e alla politica. Solo così la nostra società consumistica potrà intravedere una via d’uscita e una salvezza. Con Generativi di tutto il mondo unitevi capiamo così che la parola d’ordine non dovrà più essere avere, ma generare. 





Perché la libertà non è senza vincoli
Mauro Magatti e Chiara Giaccardi analizzano il modo per sottrarsi all’iperedonismo che domina il nostro tempo

di Massimo Recalcati Repubblica 27.4.14

 

Con Generativi di tutto il mondo unitevi! Manifesto per la società dei liberi (Feltrinelli), Mauro Magatti e Chiara Giaccardi danno una forma significativa al lavoro di critica alla cultura iperedonista della libertà che sembra dominare il nostro tempo. Giustamente fortunato fu il saggio di Mauro Magatti Libertà immaginaria. Le illusioni del capitalismo tecno nichilista del 2009: al centro di quell’analisi il tema di una versione solo immaginaria, ovvero puberale, della libertà che vorrebbe sciogliersi da ogni vincolo e imporsi come pura volontà di godimento, ma che non può che rivelarsi ormai “esangue”.
Questo è il paradosso: nell’epoca della “libertà di massa”, la libertà ha bisogno di essere ripensata. Ma la scommessa più promettente di questo libro è nella pars costruens. Mentre la contestazione del ‘68 ha vissuto l’illusione della liberazione del desiderio da ogni vincolo ritenendo il legame con l’Altro solo come un limite alle sue possibilità di espansione, nel nostro tempo è proprio la libertà che deve essere liberata dal suo stesso fantasma di autosufficienza. Si tratta di oltrepassare l’idea narcisistica della libertà, per assumerla nel suo rapporto con la responsabilità dell’accoglienza e della cura per l’Altro. Di qui - ecco la vera posta in gioco del libro - l’idea della generatività come forma autentica, non narcisistica, produttiva, della libertà.
Cosa intendono gli autori con questa idea? Innanzitutto una libertà depotenziata, libera dall’assillo dell’autoaffermazione, capace di scardinare il circolo tossico di potenza-volontà e potenza, di assumere i propri limiti, di accogliere la differenza, di retrocedere dall’identificazione all’Io, di assumere la forza vitale del desiderio che sa mantenere aperta la dimensione della trascendenza, della memoria, della filiazione e del futuro. La libertà diventa generativa quando si libera dal fantasma di se stessa che il trionfo cinico del discorso del capitalista ha imposto come unico comandamento sociale.
Lo psicoanalista avanza due obiezioni in un impianto discorsivo che non può che condividere. La prima è relativa alla nozione di desiderio - come parola chiave della libertà generativa - che, per non confonderlo con una generica spinta vitale, la psicoanalisi iscrive nell’inconscio del soggetto. Iscrizione che ogni sociologia e ogni antropologia dovrebbero ospitare per evitare la ricaduta nel mito razionalistico dell’Io o del puro volontarismo. La seconda è relativa al rischio di fare della generatività una categoria ontologica che distingue vite (o istituzioni) autenticamente generative da vite (o istituzioni) inautenticamente nongenerative. Mentre Freud ci ha insegnato che la generatività non può mai escludere, come fosse un batterio, la tendenza dell’umano alla propria distruzione.

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