giovedì 25 settembre 2014
Una prece: la fu-sinistra
«Non dovrebbe essere Vendola il leader di questa nuova fase, ma Landini, con Rodotà come padre nobile. I movimenti seguiranno»
Separati in casa nella lista Tsipras Insieme solo contro le riforme di Renzi
di Giuseppe Salvaggiulo La Stampa 25.9.14
Solo
Renzi può salvare gli oppositori di Renzi. E a raccontarlo, in questi
giorni, sono proprio gli oppositori di Renzi, almeno i più spiritosi e
smaliziati. Lo spazio politico a sinistra del premier sembrava fino a
pochi giorni fa un campo di Agramante, rissoso e inconcludente:
minoranza Pd congelata, Sel depressa, Cgil divisa, movimenti spaesati,
lista Tsipras morente in culla. L’accelerazione del governo
sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non solo ha rianimato
questo mondo magmatico, ma lo ha anche ridefinito, dandogli una ragione
di esistenza e - forse - una prospettiva.
Iniziative che languivano
nella più polverosa routine appaiono improvvisamente illuminate da
coerenza, passione e visione. Almeno tre manifestazioni si annunciano
nei prossimi due mesi: a organizzarle Sel, Fiom e lista Tsipras. Parte
una legge di iniziativa popolare per cancellare il vincolo
costituzionale del pareggio di bilancio: a promuoverla, Sel; a
presentarla, alla Camera, il giurista Stefano Rodotà e il segretario
della Fiom, Maurizio Landini; a sostenerla, esponenti critici del Pd
come Civati e Fassina. Si raccolgono le firme per il referendum promosso
da un gruppo di economisti contro le politiche di austerity, c’è ancora
una settimana prima del deposito in Cassazione e l’obiettivo è
raggiungibile: decisivi i militanti di Sel e Cgil, ma anche nelle feste
del Pd si sono dati molto da fare. Si riparla di «ricostruzione della
sinistra», vagheggiando l’ennesimo nuovo contenitore in cui far
confluire, oltre a tutte le anime perse, i dissidenti del Pd.
In
realtà, un nuovo contenitore era appena stato creato: la lista Tsipras,
sbocciata in primavera e appassita la sera del 25 maggio, dopo aver
scavalcato per un soffio il quorum del 4 per cento alle elezioni
europee. In quella lista erano confluiti Rifondazione, Sel (obtorto
collo) e soprattutto centinaia di associazioni e movimenti.
Le liti
non erano mancate già durante la campagna elettorale, ma dopo è accaduto
di tutto. Barbara Spinelli ha cambiato idea, si è tenuta il seggio e ha
così lasciato a casa Marco Furfaro, emergente di Sel. I movimenti hanno
invano chiesto una gestione partecipata ai tre eurodeputati (oltre a
Spinelli, il giornalista Curzio Maltese ed Eleonora Forenza di
Rifondazione). Un gruppo di candidati indipendenti, molto votati e
popolari tra i movimenti, ha presentato un documento duro, chiedendo una
chiara e battagliera linea anti Pd. La prima assemblea di luglio ha
partorito un comitato operativo di 221 persone, quanto di meno operativo
si possa immaginare. La seconda ha nominato un comitato ristretto con
sette commissioni che non hanno prodotto alcunché. La terza, sabato
scorso, ha deciso di non decidere sul punto più delicato e controverso:
che fare alle regionali? Una diaspora silenziosa ha fatto disamorare
alcuni esponenti come il giurista Enzo Di Salvatore e l’ambientalista
Domenico Finiguerra.
Dentro Sel, al di là delle clausole di stile,
si considera l’esperienza della lista Tsipras esaurita. «Come una gita
scolastica - sintetizza un dirigente -: quando si torna, al massimo
resti amico con qualcuno delle altre classi». Ma anche il partito non se
la passa bene. Dal punto di vista organizzativo, è ai minimi. E Vendola
vive una stagione tormentata. Tanto in Puglia (dove sta per concludere
un decennio di governo senza aver allevato un successore, tanto che alle
primarie schiera il deputato Stefàno, poco più che un candidato di
bandiera). La linea è ondivaga: né con Renzi (al quale si fa opposizione
in Parlamento), né senza Renzi (con il quale si fanno alleanze alle
regionali e alle amministrative).
Ora Renzi scompagina gli stagnanti
equilibri. La lista Tsipras non viene rottamata, ma indirizzata su un
binario morto. A bagnomaria, perché non si sa mai e potrebbe tornare
utile in caso di emergenza elettorale con un Pd blindato. Ma Sel guarda
altrove: ai dissidenti del Pd, al sindacato. Non dovrebbe essere Vendola
il leader di questa nuova fase, ma Landini, con Rodotà come padre
nobile. I movimenti seguiranno.
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