domenica 19 ottobre 2014

"Diritti civili", distrazioni di massa e scientifica confusione liberale ad uso dei ceti abbienti

Nessuna forma di discriminazione è accettabile. Va persino detto - a differenza di quanto sostiene un certo atteggiamento fintamente anticonformista e autenticamente nostalgico, molto ascoltato anche a sinistra - che persino il processo di astrazione che accompagna la sottomissione capitalistica dei mondi della vita, rendendoci tutti intercambiabili nella dimensione del consumo, è un processo il cui significato è prevalentemente positivo. Perché è inscritto in quello, più ampio anche se meno visibile, della costruzione del genere umano.
Allo stesso modo, però, va respinta l'ipocrisia del politicamente corretto e va ribadito che l'unica garanzia per i diritti civili di tutti - e non solo di pochi e abbienti e acculturati - consiste proprio nella garanzia dei diritti economici e sociali dei più deboli.
Va anche sottolineato che emblema della contraddizione che la sinistra incarna è proprio Ignazio Marino. La sua esistenza politica era già di per sé sintomo di crisi della democrazia moderna; il gesto spettacolar-mediatico di ieri, concomitante al licenziamento di un centinaio di orchestrali e in generale a una gestione discutibile della sua città, spiega in maniera plastica il nesso tra deemancipazione reale e finta emancipazione ad uso degli allocchi.
La sinistra che si lamenta di Renzi ma sta con la lingua penzoloni di fronte a un uso bonapartistico così spudorato del potere locale è una sinistra che non ha smesso di farsi piacere il suicidio e di meritarlo [SGA].

L’Italia fatica a legiferare sui temi etici. Ma la colpa non è solo delle «pressioni clericali»
Tutti i ritardi (incivili) dei diritti civiliSeparazioni, nozze omosessuali, eutanasia: una classe dirigente non sempre matura affronta le questioni con timore. E rinviaBattista La Lettura 19 10 2014

Nozze gay, Marino ci mette la firma
Ieri sposi. La trascrizione dei matrimoni contratti all’estero di 16 coppie omosex. È festa in Campidoglio. Ma Alfano non ci sta: «È solo un autografo, intervenga il prefetto»Luca Kocci, il Manifesto ROMA, 18.10.2014

«Oggi ci sen­tiamo meno soli e meno clan­de­stini, la nostra città ci ha rico­no­sciuto per quello che siamo». 
Al di là dei vis­suti e delle emo­zioni per­so­nali, è que­sta la con­vin­zione delle 16 cop­pie omo­ses­suali che ieri mat­tina in Cam­pi­do­glio si sono viste tra­scri­vere, diret­ta­mente dal sin­daco, nel regi­stro dello stato civile, il matri­mo­nio che ave­vano cele­brato all’estero in anni pre­ce­denti.
Non si tratta ancora del regi­stro delle unioni civili – la deli­bera che lo isti­tui­sce potrebbe arri­vare nell’aula con­si­liare già nelle pros­sime set­ti­mane – ma, tec­ni­ca­mente, di un’estensione dello stato di fami­glia. Un atto sim­bo­lico quindi, che non ha valore giu­ri­dico, ma un forte signi­fi­cato poli­tico: per­ché l’amministrazione capi­to­lina rico­no­sce que­sti cit­ta­dini come cop­pia e per­ché pun­gola Par­la­mento e governo a varare una legge nazio­nale che regoli le unioni fra per­sone omosessuali.
Che da que­sto punto di vista l’atto sia signi­fi­ca­tivo lo dimo­strano più di tutto i ten­ta­tivi della destra di bloc­carlo e di dele­git­ti­marlo.
«Marino firma auto­grafi», rea­gi­sce sul suo pro­filo face­book il mini­stro degli Interni Alfano che qual­che giorno fa aveva rilan­ciato il divieto ai sin­daci, total­mente igno­rato, di pro­ce­dere alle tra­scri­zioni e invi­tato i pre­fetti, con una cir­co­lare, ad annul­larle qua­lora fos­sero state effet­tuate. «Il sin­daco Marino ha fir­mato tra­scri­zioni per nozze gay – pro­se­gue il tito­lare del Vimi­nale –. Riba­di­sco: per l’attuale legge ita­liana, ciò non è pos­si­bile. La firma di Marino non può sosti­tuire la legge e non ha dun­que alcun valore giu­ri­dico. In pra­tica, il sin­daco Marino ha fatto il pro­prio auto­grafo a que­ste, peral­tro rispet­ta­bi­lis­sime, coppie».
E a giorni potrebbe arri­vare l’annullamento da parte del pre­fetto Peco­raro, che ha inti­mato al sin­daco di «can­cel­lare le tra­scri­zioni, altri­menti prov­ve­derò ad annul­larle». Severe anche le sco­mu­ni­che della Cei e del Vica­riato di Roma: la tra­scri­zione dei matri­moni delle cop­pie omo­ses­suali cele­brati all’estero – afferma la nota della dio­cesi di Roma – è «una scelta ideo­lo­gica, che cer­ti­fica un affronto isti­tu­zio­nale senza pre­ce­denti» fon­dato su una «misti­fi­ca­zione soste­nuta a livello media­tico e politico».

Pro­te­stano in quat­tro gatti
La cro­naca della gior­nata comin­cia pre­sto. Alle nove del mat­tino il Cam­pi­do­glio è blin­dato. Mili­tia Chri­sti e altri movi­menti cat­to­lici inte­gra­li­sti ave­vano annun­ciato mani­fe­sta­zioni di pro­te­sta, ma non si fanno nem­meno vedere. In piazza Vene­zia creano un po’ di caos al traf­fico alcuni mili­tanti del Nuovo cen­tro destra con le loro ban­die­rine e car­telli con l’articolo 29 della Costi­tu­zione. Sotto il Marco Aure­lio a cavallo, qual­che altro con­te­sta­tore. Alla fine, messi tutti insieme, saranno poco più dei pro­ver­biali quat­tro gatti.
Una gio­vane donna fran­cese, in piazza del Cam­pi­do­glio per par­te­ci­pare a un matri­mo­nio civile di alcuni amici, si informa sulla pre­senza della poli­zia che blocca gli ingressi. Quando apprende il motivo, resta sor­presa: «Ma come, in Ita­lia non c’è una legge per le unioni omo­ses­suali?», chiede. Arriva Fran­ce­sco D’Ausilio, capo­gruppo Pd in Comune: «Quello di oggi è un gesto poli­tico dell’amministrazione per dare con­cre­tezza alle bat­ta­glie sui diritti civili. Nes­sun atto buro­cra­tico potrà fer­mare il cam­bia­mento, già in atto, e impe­dire il diritto di tutte e tutti a costruire un pro­prio pro­getto fami­liare. Chi ancora dice no è fuori dal tempo».
La sala della Pro­to­mo­teca è gre­mita: ci sono parenti e amici delle 16 cop­pie, «fami­glie arco­ba­leno» con i loro bam­bini, atti­vi­sti dei movi­menti lgbt, cro­ni­sti e tele­ca­mere di mezzo mondo. L’atmosfera è di festa. Alle 11 arriva Marino, accom­pa­gnato dal vice­sin­daco Nieri e dall’assessora alle pari oppor­tu­nità Cat­toi e accolto dall’applauso dei pre­senti. «Oggi per molti di voi, per me, per l’amministrazione è un giorno spe­ciale. Ma dob­biamo fare ancora tanta strada per­ché diventi in giorno nor­male», dice il sin­daco nel suo breve saluto. «Tra­scri­vere i vostri matri­moni nel regi­stro dello stato civile di Roma è un atto impor­tante per la vita di tante e tanti, ma nel futuro noi vor­remmo non limi­tarci a tra­scri­vere un diritto, ma a scriverlo».
Poi si comin­cia. «Le signore Gras­sa­do­nia e Ter­rasi sono pre­gate di acco­mo­darsi. Avete con­tratto matri­mo­nio nel 2009 a Bar­cel­lona…», legge Marino, e così per 16 cop­pie, 11 for­mate da due uomini – ma c’è anche una trans – e 5 da due donne, tutte spo­sate (in Canada, Usa, Spa­gna, Por­to­gallo…), molte con neo­nati e bam­bini piccoli.

Una poe­sia di Neruda
Dopo la tra­scri­zione, durante la foto di rito, qual­cuno esulta, altri sol­le­vano l’atto come un tro­feo, in segno di vit­to­ria. Alla fine il sin­daco legge una poe­sia di Neruda: «Se saprai starmi vicino, e potremo essere diversi… Allora sarà amore e non sarà stato vano aspet­tarsi tanto». Fuori, in piazza del Cam­pi­do­glio, tenuti a distanza da un cor­done di poli­zia, una qua­ran­tina di con­te­sta­tori. Gri­dano «Ver­go­gna», «Buf­foni». «La vostra cul­tura e con­tro natura», «Marino Fami­glio­fo­bico», «La fami­glia non è una tra­scri­zione» si legge su stri­scioni rica­vati dal retro di vec­chi mani­fe­sti di Teo­doro Buon­tempo. Ci sono espo­nenti del “Comi­tato della fami­glia” che dicono di opporsi alla «disgre­ga­zione della fami­glia». «L’unica fami­glia che esi­ste è quella tra­di­zio­nale», aggiunge Daniele Pinti, con­si­gliere di Forza Ita­lia al VI muni­ci­pio. «L’ennesima buf­fo­nata del sin­daco che avrà 24 ore di glo­ria ma lunedì que­sto atto sarà annul­lato», aggiunge Gior­dano Tre­di­cine, vice-coordinatore regio­nale di Forza Ita­lia. E Luca Gra­ma­zio, capo­gruppo in Regione di Forza Ita­lia, accusa il sin­daco di «voler nascon­dere i danni della sua ammi­ni­stra­zione con que­sta buf­fo­nata e di pren­dere in giro sia la fami­glia tra­di­zio­nale sia le cop­pie omo­ses­suali per­ché l’atto sarà can­cel­lato dal prefetto».
Dall’alto della sca­li­nata della chiesa dell’Ara Coeli un grup­petto di atti­vi­sti lgbt grida «fasci­sti, andate a casa, andate a fare la cal­zetta». Sug­ge­ri­mento accolto: poco dopo i con­te­sta­tori del sin­daco ripie­gano gli stri­scioni e se ne vanno, fra ali di turi­sti che final­mente pos­sono salire in Campidoglio.

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