mercoledì 22 ottobre 2014

L'editore di "Stop" compra il giornale di Antonio Gramsci


Il Pd fa rivivere l’Unità e punta ai fondi ex Ds
Ritorno in edicola grazie a Veneziani, editore di riviste di gossip. La campagna di risparmi nel partito
di Maria Teresa Meli  La Stampa 22.10.14

ROMA Intanto un primo passo è stato fatto. Tra qualche mese l’Unità sarà di nuovo in edicola. L’impresa non è stata facile. Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito democratico, e l’editore di minoranza del quotidiano, Maurizio Mian, si sono messi di buzzo buono per trovare i soldi necessari per rimettere in piedi il giornale e il secondo ha dato un cospicuo contributo finanziario per scongiurarne la chiusura definitiva. 
Prima hanno deciso di costituire la Fondazione di cui faranno parte Youdem (l’unico vero strumento di comunicazione del Pd che è in attivo e che, anzi, ha molte possibilità di sviluppo future, tant’è vero che a breve andrà sul digitale terrestre), Europa (che a novembre potrebbe chiudere per poi rinascere solo sull’online e come settimanale di approfondimento) e infine l’Unità . Ed era quest’ultimo il vero problema. Trenta milioni di debiti, 900.000 euro di spese l’anno: insomma un carico insostenibile per un partito che ha optato per l’autofinanziamento e che ha detto addio ai soldi pubblici. Come fare? Pensa che ti ripensa, Bonifazi, con l’aiuto di Adrio de Carolis di Swg, ha capito che l’unica era puntare sul brand del giornale. Non a caso Matteo Renzi ha voluto che la Festa, da quest’anno, riprendesse l’antico nome di Festa dell’Unità e Bonifazi ha puntato su tutto quello che gira intorno al brand di quel giornale e a quello degli altri strumenti di comunicazione del partito: gadget, musica, eventi... Poi con Mian si è dato da fare per trovare un editore disposto a metterci i soldi. 
Già, perché sono quelli che scarseggiano a via del Nazareno, dove la querelle sul patrimonio immobiliare dei «fu Ds» non si è ancora risolta. L’ex tesoriere Ugo Sposetti ha fatto capire in tutte le salse che non ha intenzione alcuna di regalare nulla di ciò che fu dei diessini. L’ultimo segretario di quel partito, Piero Fassino, non la pensa nello stesso modo. E come lui non la pensano molti segretari dei circoli del Partito democratico che provengono dall’esperienza ds. 
Ma quella è una vicenda destinata ad andare per le lunghe. E se si voleva salvare l’Unità Bonifazi e Mian non potevano certo aspettare che il tormentone diessino arrivasse alla fine. Per questa ragione il tesoriere del Pd si è buttato sul mercato a cercare un partner. Un’offerta è arrivata da Matteo Arpe. Non è stata accettata. Ufficialmente mancavano tutte le garanzie necessarie. In realtà, raccontano a largo del Nazareno, al Pd erano in molti a sospettare che dietro quella cordata vi fosse Massimo D’Alema. Vero o falso? Smentiscono tutti. E Bonifazi è categorico nel negare l’intera vicenda: «Non vi sono stati interessamenti da parte di Matteo Arpe». Ma l’indiscrezione continua a circolare con una certa insistenza. 
Fatto sta che, Arpe e D’Alema o meno, Bonifazi alla fine ha trovato un editore con il quale fare un’offerta di dieci milioni per l’Unità . È Guido Veneziani. Un nome sconosciuto all’editoria politica, ma ben conosciuto per i suoi periodici: Stop , Top , Vero . Nomi che, magari, faranno arricciare il naso a qualcuno, ma che consentiranno al quotidiano fondato da Antonio Gramsci di riprendere le pubblicazioni di qui a qualche mese, giacché l’offerta verrà fatta entro il 31 ottobre, ossia tra pochi giorni. Dopodiché si tratterà solo di individuare il direttore. Questione di mesi, dunque. Poi si ripartirà. Certo, con una redazione più snella rispetto a quella precedente. Ma i tempi sono quelli che sono. E ieri, nell’assemblea che ha avuto con i dipendenti del partito, Bonifazi non ha nascosto le difficoltà, anche se ha fatto delle promesse importanti: «Sono disposto a correre il rischio di andare incontro a una piccola perdita pur di non mettervi in pericolo, quindi niente solidarietà». Una rassicurazione che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a quanti erano — e sono — preoccupati per le sorti del Pd dopo la decisione di rinunciare ai finanziamenti pubblici. Del resto, la spending review operata dal tesoriere del Pd sta andando avanti a passo spedito. Il costo per i servizi è stato ridotto del 57 per cento rispetto agli anni precedenti, mentre i costi della segreteria nazionale si sono fermati a 50 mila euro, nulla rispetto al milione e 220 mila euro di prima. Sulla manutenzione si risparmia il 70 per cento e l’aver già abbandonato due sedi del Pd a Roma ha portato a un risparmio di 820 mila euro. 
Certo, non basta. Ci vogliono ancora altri sforzi. E, soprattutto, è necessario che anche i Ds diano un loro contributo. Ma di questo argomento Bonifazi preferisce non parlare. Non vuole entrare in questa polemica che ha visto uno Sposetti molto combattivo difendere il patrimonio immobiliare diessino confluito in alcune fondazioni. Ma ora sono proprio alcuni circoli degli ex Ds, adesso circoli del Partito democratico, che stanno chiedendo conto di questo problema e della fine che farà quel patrimonio. Ne vogliono discutere a giorni. Ed è assai probabile che sia alle viste una nuova puntata di questo tormentone. Il tesoriere del Pd, almeno per ora, preferisce non intervenire: è troppo felice di essere riuscito a mandare in porto l’operazione che si era prefisso, l’ennesima resurrezione dell’ Unità 

«se becchiamo la fidanzata di Berlusconi nuda la pubblichiamo»
«Farò dell’Unità un giornale popolare Io di sinistra? Lo ero»
di Alessandro Trocino Corriere 23.10.14

ROMA «Abbiamo raggiunto un fantastico accordo con il Pd. Entro la fine di ottobre faremo un’offerta per l’acquisizione dell’ Unità ». Guido Veneziani — editore di riviste non esattamente politiche come Stop , Vero , Rakam e Miracoli (nell’ultimo numero, «Satana non voleva che papa Wojtyla diventasse santo») — conferma l’anticipazione del Corriere della Sera e si dice pronto a prendere il timone del quotidiano fondato da Antonio Gramsci e a farlo rinascere.
Ci sono 30 milioni di debiti e 56 giornalisti.
«Non credo che pagheremo 30 milioni di debiti, ma ci assumeremo il nostro compito in modo importante. È prematuro parlare di organico, ma sarà più snello».
Cosa pensa della vecchia «Unità»?
«C’è una montagna di interregionali, con forti radici nel territorio: l’Unità è l’unico vero quotidiano nazionale. E ha un potenziale incredibile. Si sono messi d’impegno per ridurlo così».
Come si concilia un editore di riviste di gossip con un quotidiano politico?
«Lei mi offende se parla di gossip. Vero è una rivista familiare, di intrattenimento e approfondimento, con firme importanti. Poi, certo, la Clerici la mettiamo in copertina perché vende».
Come si immagina la nuova «Unità»?
«Io voglio fare un giornale popolare, nell’accezione positiva del termine. Non sarà il Sun , naturalmente: per intenderci, non ci saranno le donne nude. Certo, se becchiamo la fidanzata di Berlusconi nuda la pubblichiamo».
Farà informazione e approfondimento?
«Oggi siamo tempestati di informazioni e l’approfondimento politico dei quotidiani lo trovo un filino noioso. L’Unità si occuperà di politica e di sociale, con un linguaggio giovane, adeguato ai tempi moderni. Anche la cronaca, non nera, avrà un grande spazio».
Si punterà su uno sviluppo multimediale?
«Ci sarà la versione per tablet, ma mentirei se le dicessi che credo molto in queste cose. A me piace la carta, mi piacciono le edicole».
Lei è di sinistra? In che rapporti è con il Pd?
«Sono un cittadino, un imprenditore. Ho avuto trascorsi di sinistra e giravo con in tasca l’Unità , ma anche il manifesto e Cuore . Ora è diverso. Lei davvero pensa che in questo Paese ci sia ancora chi si dichiara di sinistra, di centro o di destra? Ma poi: lei pensa che Renzi sia di sinistra?»
Me lo dica lei.
«Eh. Comunque, Renzi mi piace moltissimo. È bello, sveglio, ha una gran dialettica ed è uno dei pochi politici che si capisce quando parla».
Ha già in mente un direttore?
«Il nome lo decideremo insieme. A me piacerebbe uno molto giovane, dinamico, innovatore. Non un vecchio trombone della nomenclatura. I miei direttori sono tutti sotto i 35 anni».



Miracoli, dal catalogo dell’Ikea al ritorno in edicola de l’Unità
Guido Veneziani, a capo di un impero di periodici che supera i 200 milioni di ricavi, si prende il quotidiano
il Fatto 23.10.14

Unità. Stop. Vero. Non è un titolo vecchio della scorsa estate, quando il quotidiano fondato da Antonio Gramsci “è stato tolto dalle edicole”, come ha scritto il suo ultimo direttore, Luca Landò. Unità. Stop. Vero. E Miracoli. Sono alcune testate della scuderia del nuovo editore che arriva nell’anno primo dell’era renziana: il cinquantenne torinese Guido Veneziani, a capo di un impero che tra periodici e stampa (tra cui quasi 21 milioni di copie del catalogo Ikea) supera i 200 milioni di ricavi. L’Unità passa dal rosso antico al rosa del gossip, ma le battute contano fino a un certo punto quando si tratta di salvare posti di lavoro. Perché l’offerta del gruppo Gve (Guido Veneziani Editore) è stata accolta benissimo dai giornalisti del quotidiano. Dal comunicato di ieri: “Dopo lunghe settimane di silenzio il Pd rompe gli indugi e annuncia di aver individuato una soluzione solida e credibile per riportare in edicola in tempi brevi il giornale di Antonio Gramsci”. Il cdr giudica “positivamente” l’operazione anticipata ieri dal Corriere della Sera.
Un anno fa tentò l’assalto (fallito) anche a La7
Guido Veneziani da un anno tentava il grande salto nell’editoria, pur vantando ben 17 periodici familiari e rosa, una propria concessionaria di pubblicità, la maggioranza di Rotoalba (che stampa i giornali dei Paolini, in primis Famiglia Cristiana) e la proprietà delle Grafiche Mazzucchelli di Seriate, le prime al mondo ad avere una rotativa Goss Sunday a 96 pagine. Un anno fa ha infatti tentato invano l’assalto a La7, poi presa dal suo competitor (anche nel settore della stampa nazionalpopolare) Urbano Cairo. Insomma, un signor editore, che il Pd renziano ha preferito alla berlusconiana Daniela Santanchè e soprattutto alla coppia formata dal banchiere Matteo Arpe e dal giornalista Paolo Madron, direttore di Lettera 43, quotidiano online. La svolta è stata concordata con Matteo Renzi dall’attuale tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. Che al Fatto spiega che non c’è stato alcun “no” politico ad Arpe, di cui si malignava per la sua presunta vicinanza a Massimo D’Alema. Sostiene Bonifazi, che ieri ha incontrato i giornalisti dell’Unità: “L’offerta di Veneziani è la migliore anche perché è un editore puro, con Arpe non ci sono stati problemi politici e abbiamo conservato un grande rapporto di amicizia, ci tengo a dirlo”. Inizialmente, il gruppo di Veneziani verserà 10 milioni di euro che serviranno a evitare il fallimento (la data ufficiale per la presentazione delle proposte è il 31 ottobre) e a chiudere “in bonis” la liquidazione. Tutto il resto verrà dopo. La trattativa sul rilancio, i numeri della redazione (probabilmente rimarranno in 30, la metà dell’organico di oggi) e il nome del direttore. Quest’ultimo è una delle questioni più delicate. Veneziani ha fama di editore tosto e decisionista ma dovrà certamente tenere conto delle preferenze politiche del potere renziano. E ai vertici del Pd il nome che gira di più è quello di una donna. La favorita, come già trapelato un mese fa, è la firma di punta del Corsera per le cose di sinistra, Maria Teresa Meli. Bisognerà capire se la scelta rimarrà questa, nelle prossime settimane, e soprattutto se lei accetterà. In alternativa, potrebbe spuntare un volto noto di La7, Gaia Tortora, che i renziani qualche tempo fa hanno dato in corsa per una direzione a Viale Mazzini. L’Unità a Veneziani vuol dire anche un nuovo assetto editoriale del Pd. Il partito diventerà socio del quotidiano con una quota del 5 per cento che sarà detenuta da una fondazione. Secondo lo schema di Bonifazi, questa fondazione, a sua volta, nascerà per controllare la tv Youdem e l’altro quotidiano di partito che esce clandestinamente in forma cartacea: Europa di Stefano Menichini. Nella fondazione, che sarà minoranza nel giornale di Antonio Gramsci, entrerà anche uno dei soci della vecchia Unità, Maurizio Mian.
“Ha vinto tra tantissime offerte arrivate”
Continua Bonifazi: “Evitate ogni tipo di congettura politica, dietro l’offerta di Veneziani non c’è nessuno. È stato lui a presentarsi, nessuno di noi lo conosceva. In queste settimane sono arrivate tantissime offerte. La sua è la migliore ed è quella che garantisce di più l’autonomia dei giornalisti”. Per la cronaca queste le principali testate di Gve dopo l’aggiornamento di ieri: Vero, Vero Tv, Stop, Rakam, Confessioni Donna, Vero Cucina, Vero Salute, Donna al Top, Miracoli, Unità.
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Dal gossip all’Unità Veneziani: “Voglio che sia popolare e facile”
Il nuovo editore: il direttore dovrà essere un giovane
intervista di Alberto Mattioli La Stampa 23.10.14

Cos’hanno in comune «Vero», «Stop», «Miracoli», «Rakam» e «l’Unità»? Il proprietario. Guido Veneziani è l’uomo che riporterà in edicola il quotidiano fondato da Antonio Gramsci e affondato dal Pd. Torinese trapiantato a Milano, 41 anni, Veneziani ha costruito un imperino editoriale (cinque settimanali, quindici mensili, un canale satellitare, 75 milioni di fatturato) basato sul gossip, i soliti noti della tivù, Padre Pio, Al Bano, l’uncinetto, insomma sul nazionalpopolare, per usare un termine, guarda caso, gramsciano. Che c’azzecchi con l’ex giornalone del Pci, Veneziani lo spiega in questa intervista.
Intanto, la notizia. Conferma che l’accordo con il Pd è fatto?
«Certo. Ma sarà concretizzato solo all’inizio del mese prossimo».
Però è deciso? E lei sarà il socio di maggioranza?
«La risposta è sì in entrambi i casi».
Quindi è lei il nuovo padrone dell’«Unità».
«Visto che l’affare deve ancora essere chiuso, lo prendo come un augurio».
Cosa se ne fa dell’«Unità»?
«Io sono un editore puro. Se voglio “l’Unità” è perché credo che sia un affare».
Un giornale di carta? E per di più fallito?
«Da rilanciare con le opportune operazioni di marketing, d’accordo. Ma con un marchio ancora forte e un bacino di lettori veramente ampio. Specie adesso, con il segretario del Pd che è il primo ministro e un comunicatore perfino più efficace di Berlusconi».
I lettori dell’«Unità» hanno traslocato a «Repubblica» e al «Fatto quotidiano» da quel dì...
«A “Repubblica” può darsi, al “Fatto” non credo. Ma il punto non è questo».
E qual è?
«Io vorrei che “l’Unità” diventasse un grande quotidiano popolare, che spieghi quel che succede nel mondo con un linguaggio semplice».
Oddio, «l’Unità» come «Vero»?
«Guardi che popolare non vuol dire né povero né gossipparo. È vero che “Vero” ha molto intrattenimento, ma tratta anche dei temi che sono culturali in senso lato. Io voglio dei giornali che usino un linguaggio accessibile a tutti».
E i contenuti?
«Diversi da quelli degli altri quotidiani, che o raccontano quello che la gente ha già visto in tivù o su Internet oppure ospitano le pompose opinioni di gente che si parla addosso. E infatti sono noiosissimi».
«L’Unità» dei bei tempi non era esattamente briosa...
«Infatti non la rifaremo così. Ma mi ricordo di quando andavo in edicola a comprare “Topolino” e c’era la gente che faceva la fila per “l’Unità”. Ecco, bisogna recuperare la storia popolare del giornale».
Dica chi le piacerebbe come direttore.
«Nemmeno sotto tortura. Però io di direttori ne ho sei, il più vecchio ha 34 anni e sono tutti dinamici e innovativi. Lo vorrei così anche per “l’Unità”».
Sta dicendo che darà «l’Unità» a un direttore del suo gruppo?
«Sto dicendo che non lo escludo. E che di certo sarà un giovane».
Ma «l’Unità» resterà il giornale del Pd?
«Certamente».
Lei è iscritto, simpatizzante o semplice elettore?
«Io non sono mai stato iscritto a un partito e li ho votati quasi tutti. Alle ultime elezioni, in effetti, il Pd».
Piddino forse no, ma renziano sicuramente sì.
«Esatto. Mi piace chi è giovane, energico e prova a fare quel che tutti non considerano fattibile».
E allora faccia fare il direttore a Renzi. Tanto ormai in Italia fa tutto lui...
«Magari! Venderei una montagna di copie».


L’Unità verso il ritorno in edicola intesa col nuovo socio Veneziani
Repubblica 23.10.14

ROMA Il Pd ha trovato la soluzione per l’Unità che nei prossimi mesi potrebbe tornare in edicola. La proposta è stata presentata ieri al comitato di redazione del giornale e ha trovato un’accoglienza positiva. È pronto a entrare nella compagine azionaria l’editore Guido Veneziani, che già pubblica alcune riviste di gossip, e lo farà prima del 31, giorno in cui la società sarebbe fallita. «Siamo felici che l’assemblea dei giornalisti e dei lavoratori de L’Unità abbia apprezzato lo sforzo del PD e il punto di arrivo di una vicenda difficile e dolorosa», dice il grande artefice dell’operazione, il tesoriere Francesco Bonifazi.

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