mercoledì 5 novembre 2014

De Benedetti pagava Libertà e Giustizia ma adesso ha chiuso i rubinetti

Crisi di democrazia Libertà e Giustizia, mannaia di CdB
di Sandra Amurri il Fatto 5.11.14

È finita un’era facile. Inizia un’era difficile per Libertà e Giustizia, l’associazione nata 12 anni fa e tenuta a battesimo al Piccolo Teatro Studio di Milano da Enzo Biagi, Claudio Magris, Umberto Eco, Giovanni Sartori, Giovanni Bachelet e molti altri. L’ingegnere Carlo De Benedetti, alla soglia degli 80 anni, ha deciso di dimezzare il finanziamento che da 100 mila euro passerà a 50 mila euro. In sintesi, offrirà quella che era la sua parte fino alla morte di Carlo Caracciolo. Un duro colpo che costringerà la struttura a una riorganizzazione severa. Il nuovo cammino, che i circa 2 mila soci paganti si augurano continui, si prospetta denso di incertezze.
PRIMO FRA TUTTI, trovare un’altra sede meno costosa dell’appartamento in affitto di via Col Di Lana a Milano. Né la presidente Sandra Bonsanti, che si dimetterà a breve (ragioni personali attribuibili alla stanchezza per un impegno che ha sempre svolto gratuitamente), né il presidente onorario Gustavo Zagrebelsky, vogliono commentare la notizia sostanzialmente vera del dimezzamento del finanziamento di De Benedetti. Una cosa è certa: non è un caso politico. Nulla a che vedere, insomma, con le diverse posizioni nei confronti del governo Renzi all’interno di Repubblica: quella fortemente critica del suo fondatore Eugenio Scalfari e quella sostanzialmente a sostegno del direttore Ezio Mauro e dell’editore Carlo De Benedetti. Come dimostra la grande manifestazione organizzata da Libertà e Giustizia il 2 giugno scorso a Modena contro la svolta autoritaria di Renzi, fa notare chi non vuole che passi la versione “ci tagliano i fondi per censurarci”. Non è facile trovare un altro o altri finanziatori disposti a tirare fuori soldi, continuando a garantire quell’indipendenza affinché L&G possa continuare a essere “l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica”. Ma senza indipendenza e autonomia dalla politica o dagli interessi di qualunque altro genere, L&G non avrebbe più senso di esistere. Nonostante De Benedetti si sia impegnato a garantire la quota di 50 mila euro, non è sufficiente a scongiurare la fine dell’associazione. Come spiega la costituzionalista e socia onoraria Lorenza Carlassare: “La democrazia costituzionale ha ancora tanto bisogno di noi”.

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