lunedì 24 novembre 2014

Esiste un nipote di Confucio e non lo sapevamo

Il nipote di Confucio “Ora la Cina riscopre il suo pensiero”

Il manager Kung Tsui-chang è discendente diretto del filosofo: “Ma questa identità non deve pesare troppo sui miei figli”

di Austin Ramzy Repubblica 24.11.14

KUNG Tsui-chang è un uomo d’affari, ha 39 anni, abita a Taiwan ed è il discendente diretto di Confucio, 79esima generazione. Ha ereditato il titolo di “Responsabile dei sacrifici di Confucio” dal nonno, Kung Techeng, scomparso nel 2008. La carica fu creata dalla Repubblica cinese nel 1935 dopo l’abolizione del titolo nobiliare di Duca di Yansheng, che nella Cina imperiale era conferito ai discendenti del filosofo cinese. Mentre ai duchi di Yansheng erano riconosciuti privilegi specifici sulla proprietà di Confucio a Qufu, nello Shandong, Kung si limita a officiare le commemorazioni annuali del Grande Saggio a Taiwan. Nonostante il confucianesimo in Cina sia stato oggetto di duri attacchi nella seconda metà del Novecento, Kung da qualche anno nota un maggior gradimento del pensiero confuciano.
Che aspettative avevano per lei i suoi genitori, visto che lei è il discendente di Confucio?
«Volevano solo che trattassi gli altri con gentilezza e mi comportassi in modo retto e onesto. Vivevamo in tre generazioni in una casa piena di libri: una famiglia di intellettuali. Mio nonno coltivava con rigore l’erudizione: aveva sempre un libro tra le mani, e se non leggeva, scriveva. Perciò, ho sviluppato un rispetto assoluto per la conoscenza. Mio nonno celebrava ogni anno i Sacrifici a Confucio. Mi sembrava un argomento distante, per adulti, finché un anno prima della morte lui volle che fossi io a condurre i riti. Allora diventai consapevole della mia strada. È una responsabilità ma anche un onore».
Lei è andato a Qufu, la città natale di Confucio?
«Nel maggio 2011, due anni dopo aver ereditato il titolo, ho fondato l’Associazione cinese di Confucio per diffonderne il pensiero e la cultura. Quell’anno sono andato per la prima volta a Qufu con mia madre, mia moglie e 20 membri del consiglio dell’associazione. Siamo stati ricevuti con grande solennità. Ho celebrato un rito al Tempio confuciano, ho visitato il Palazzo della famiglia Kong e l’Istituto di ricerche su Confucio. L’anno dopo, alla festa di Qingming, ho partecipato alla cerimonia primaverile al Tempio di Confucio sul Monte Ni, e i discendenti di Confucio hanno celebrato i riti al Cimitero di Confucio. Erano eventi pubblici, e alcuni media li hanno seguiti con grande attenzione. La mia parenzione te più stretta in Cina continentale è una prozia, Kong Demao. Vive a Pechino, ha 98 anni e gode di buona salute. Adesso ci teniamo in stretto contatto».
In che modo il pensiero confuciano può contribuire alla società moderna?
«Il confucianesimo è da oltre duemila anni il fulcro della tradi- cinese, ha influenzato l’Asia orientale e le culture di altri Paesi. È una preziosa proprietà culturale del popolo cinese ma anche un tesoro della cultura spirituale dell’umanità. Ora la cultura confuciana sta vivendo un revival in Cina. Esercita una grande influenza nell’elevare le qualità spirituali degli individui, ma può anche contribuire ad accrescere il livello di moralità e a costruire una società armoniosa. Oggi alcune idee del confucianesimo, come “Ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri”, o l’unità del cielo e della terra, o l’uomo visto come centro ricevono più attenzione in diverse culture. Possono contribuire a risolvere conflitti internazionali, la crisi ecologica e altre gravi problematiche moderne».
Nella Cina continentale il nome e il pensiero di Confucio sono discussi molto più diffusamente. Lo stesso presidente Xi Jinping ha visitato Qufu.
Lei cosa ne pensa?
«Dopo decenni di svolte culturali, la Cina è tornata a riconoscere l’importanza che il pensiero e la cultura confuciana hanno per lo sviluppo sociale. È un fenomeno positivo. Spero non si tratti solo di una riscoperta, ma che il confucianesimo in Cina continui a evolversi e diffondersi per il bene dello sviluppo della pace mondiale ».
Chi è oggi il rappresentante di Confucio?
«In oltre 5000 anni di storia cinese, Confucio è stato il Maestro più compiuto e più sacro. I discendenti non possono sperare di raggiungere lo stesso livello. Sono fiero di esserne l’erede, ma non oso considerarmi un suo rappresentante ».
Le discendenti femminili di Confucio sono state incluse nelle genealogie ufficiali?
«In passato le donne non erano comprese nelle genealogie della famiglia Kong. Infatti non avevano uno status autorevole nella società. Col tempo però, e ora con gli sviluppi sociali, i documenti ancestrali tengono conto anche di loro. Lo stesso vale per le regole di trasmissione del titolo di Responsabile dei sacrifici, modificate nel 2009. L’incarico si tramanda tra i discendenti di Confucio, che devono avere il cognome Kong. In assenza di un discendente maschio in grado di assumere la posizione, questa può essere affidata a una discendente donna.
Lei cosa insegna di Confucio ai suoi figli?
«Mio figlio e mia figlia frequentano rispettivamente la terza e la prima elementare. La loro identità non deve pesare su di loro. Spero che crescano vivaci e in salute, e che ricevano un’educazione morale, intellettuale, fisica, collettiva ed estetica. La maggior parte dei taiwanesi ha interiorizzato il pensiero confuciano, e la mia famiglia non fa eccezione ».
© New York Times News Service Traduzione di Marzia Porta

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