lunedì 24 novembre 2014
Splendore e miseria della traduzione narrativa: un libro
Daniele Petruccioli: Falsi d’autore. Guida pratica per orientarsi nel mondo dei libri tradotti, Quodlibet, pp.120, e 10
Risvolto
Chi pubblica un testo in traduzione spesso fa di tutto per tenercelo
nascosto. Perché? Cosa c’è sotto? Come mai sul libro quasi non c’è
scritto che è una traduzione? Come mai è così difficile capire chi l’ha
fatta? E soprattutto per quale motivo molto spesso non c’è niente, ma
assolutamente niente, ma proprio niente nel modo più inverecondo e
totale, sull’idea che a quella traduzione soggiace e sulle tecniche
impiegate per portarla a termine?
Perché? È il traduttore che non
vuole? Non glielo fanno dire? Tutt’e due le cose insieme? Mi sembrano
domande importanti per chi legge libri tradotti.
Questa
piccola guida semiseria vi aiuterà a capire se un libro è tradotto, se è
ben tradotto, e soprattutto se la traduzione è di vostro gradimento.
Solo scegliendo, e chiedendo a chi produce libri maggiore attenzione e
trasparenza, si restituirà alla figura del traduttore il ruolo che gli
spetta, non solo sul frontespizio, ma anche nella consapevolezza di chi
legge.
Traduzioni, la migliore è quella sostenibile
Corriere 24.11.14
Tra i «mestieri del libro» uno dei più importanti, e sottovalutati, è
quello del traduttore. Eppure gran parte dei libri che leggiamo,
soprattutto romanzi, sono stati scritti in una lingua diversa
dall’italiano. «Le traduzioni, come il vino, possono essere sottoposte a
diversi procedimenti di lavorazione, partire da una quantità disparata
di metodi, arrivare a risultati (ebbene sì) addirittura opposti». Ecco
perché uno che questo lavoro lo fa con competenza e passione, Daniele
Petruccioli, ha deciso di scrivere una «guida pratica per orientarsi nel
mondo dei libri tradotti», intitolata Falsi d’autore (Quodlibet,
pp.120, e 10). Di una cosa bisogna essere certi: quando si compra una
traduzione è inutile sperare di avere in mano l’originale, così come chi
ascolta un disco contenente un’esecuzione degli Studi di Chopin non ha
in mano lo spartito di quegli stessi Studi . Petruccioli porta il
lettore in un excursus, anche storico, che passa attraverso il
«traduttese» e il «tradiano», che svela trucchi, senza voler assolvere a
priori il traduttore. Si arriva al capitolo finale per scoprire che
esiste la «traduzione sostenibile». A patto, però, che si voglia essere
«lettori consapevoli».
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