“Il vero Bach si chiamava Magdalena”
venerdì 9 gennaio 2015
La fantamusicologia e il povero Bach
“Il vero Bach si chiamava Magdalena”
Il direttore d’orchestra Martin Jarvis: le “Suites” le ha composte la moglie “Lei era un genio e le partiture sono sue. Ho le prove certe: c’è anche la firma”
di Roberto Brunelli Repubblica 9.1.15
ANNA
Magdalena era giovane, forse bella. Era devota a suo marito. Suo marito
era tutto, suo marito era un genio, suo marito era il Kapellmeister
Johann Sebastian Bach. Lo accompagnava in concerto. Lei cantava, lui
suonava il clavicembalo. Ma ancora più spesso la ragazza se ne stava in
casa, a Köthen, china sulle carte. A trascrivere partiture. Copie su
copie, centinaia di pagine di suoni. Musica assoluta, rivolta a Dio. Fin
qui la storia, quella conosciuta: lui il creatore, lei la fedele
copista.
Ora, però, c’è un signore di nome Martin Jarvis, riverito
professore alla Charles Darwin University in Australia e direttore
d’orchestra, il quale se ne esce con una teoria — lui parla di “prove” —
che mette sottosopra non solo quella storia ma anche gli ultimi
trecento anni di conoscenza musicale. Eccola: le “Suites per violoncello
solo”, monumento dell’ingegno umano come lo sono la Cappella Sistina
per l’arte o le Piramidi nell’architettura, non le ha scritte Johann
Sebastian Bach. Le ha scritte Anna Magdalena, sua seconda moglie. Lui,
Jarvis, esibisce prove grafologiche, una serrata ricostruzione storica e
analisi approfondite sul manoscritto realizzato dalla giovane sposa
(l’originale autografo del Kapellmeister è andato perduto — o non
esiste, appunto): insomma quelle pagine sono Written by Mrs Bach , come
dice il titolo del libro di Jarvis e anche di un documentario che sta
facendo furore in vari festival europei. Ovvio che le teorie del
professore e musicista — nonché figlio di un commissario di polizia
gallese — incontrano molta fiera ostilità e discreto sconcerto,
soprattutto in ambito accademico: ma sono critiche alle quali lui
contrappone un’intera vita di studioso nei meandri della “galassia
Bach”, compresi saggi, lezioni universitarie, articoli scientifici.
Scusi, professor Jarvis, ci spieghi bene: è come se qualcuno oggi ci dicesse “non è stato Leonardo a dipingere la Gioconda”...
«Quel
che dico io è che le Suites per violoncello sono l’opera di un genio: e
questo è Anna Magdalena Bach! Dunque, noi accettiamo senza problemi che
Mozart a cinque anni fosse un fenomeno musicale, ma ci sembra
impossibile dare lo stesso credito ad una giovane ragazza, una ventenne
di cui già sappiamo che fosse un grande talento. Johann Sebastian era
suo insegnante e mentore, indubbiamente, ma lei era un genio. Il che
appare in tutta la sua evidenza a qualsiasi musicista che esamini da
vicino la relazione armonica tra i due minuetti e la sua progressione
nel secondo minuetto nella prima Suite».
Ma com’è giunto a questa scoperta?
«Sin
dal primo momento in cui ho suonato il preludio della prima Suite, nel
1971, da studente alla Royal Academy of Music, il mio istinto mi disse
che questa non era musica di Johann Sebastian. Il mio professore di
viola Winifred Copperwheat mi raccontò che non esiste un manoscritto
originale di Bach delle Suites. M’insospettii subito: c’è qualcosa di
sbagliato in questa storia, pensai. Dopodiché, io capovolgo il
ragionamento: da un punto di vista strettamente musicale, non c’è alcuna
prova che sia stato Johann Sebastian il compositore delle Suites:
mancano, per così dire, le “impronte digitali” del suo stile. In altre
parole, se venissero alla luce adesso, niente le identificherebbe come
musica di Bach».
Lei si è rivolto anche ad esperti calligrafi forensi, che hanno analizzato i manoscritti di Bach e di sua moglie, giusto?
«Sì.
Le prove dimostrano la presenza della grafia e della scrittura musicale
di Anna Magdalena anche in manoscritti in cui per tradizione non
dovrebbero essere presenti, ossia in partiture che risalgono al 1713,
ben sette anni prima di quando i libri di storia dicono che lei sia
entrata nella vita di Bach. Uno degli esperti da me interpellati, Heidi
Harralson, dichiara esplicitamente che vi è “un ragionevole grado di
certezza scientifica” che sia stata Anna Magdalena a comporre le Suites.
E infine c’è quella “firma” che appare su uno dei due manoscritti
attraverso i quali l’opera è giunta a noi: “Ecrite par Madame Bachen,
son Epouse”, ossia “scritto da madame Bach, sua sposa”. Fu il colpo di
fulmine sulle mie lunghe e intense ricerche».
Ma sono un’opera rivoluzionaria, che ha ridefinito completamente il suono del violoncello...
«Certo,
e non sorprende che Rostropovich le abbia suonate davanti al Muro di
Berlino quando crollò. Anzi, le dico che sono ben più rivoluzionarie di
altre pagine similari di Bach, per esempio le Sonate e Partite per
violino solo: ogni singolo aspetto delle Suites è innovazione pura. Lo
ripeto: sono state composte da un genio, Anna Magdalena, “messe insieme”
( composee) con l’assistenza di suo marito, Johann Sebastian, come
indicato nel manoscritto di cui le dicevo prima».
I suoi critici però
dicono che le Suites non possono esser state composte da Anna Magdalena
perché aveva troppi figli a cui badare: ben tredici. Cosa risponde?
«Un
argomento miserevole che ho sentito così spesso da musicisti maschi che
chiaramente non sanno quanti compositori donna con bambini ci siano
stati nella storia. Vi sono compositrici sin da quando esiste quella
forma d’arte che si chiama musica, solo che queste non sono state
riconosciute. A parte questo, casa Bach aveva molti domestici, e la
prima cognata di Johann Sebastian ha vissuto con loro fino alla sua
morte nel 1729, molti anni dopo che le Suites erano state composte. E
poi non ci sono mai stati tutti quei bambini contemporaneamente in
quella casa, molti purtroppo morirono prematuri ».
Ritiene che anche altri capolavori di Bach si possano attribuire ad Anna Magdalena?
«Sì,
ritengo che lei abbia composto anche diverse pagine del primo e del
secondo libro del Clavicembalo ben temperato, l’Aria delle Variazioni
Goldberg e che ci sia qualche suo inserto nelle Sonate e Partite per
violino solo. E forse anche molto di più».
Casals, Fournier, Yo Yo
Ma, Rostropovich, Brunello… per i grandi violoncellisti della storia le
Suites rappresentano più o meno l’apice di una carriera. Qual è
l’interpretazione che lei ama di più?
«Io veramente adoro la versione
del violoncellista inglese Stephen Isserlis: anche se lui proprio si
rifiuta di credere alla mia teoria...».
Che tipo di persona era Anna Magdalena?
«Era
una musicista estremamente dotata, probabilmente assai ambiziosa e
guidata da un profondo desiderio di comporre musica. Penso anche che
fosse molto bella: Bach fece realizzare un suo ritratto dopo il 1730 e
lo teneva sempre con sé. La loro è una storia di vera passione amorosa.
Purtroppo, quel ritratto è andato perduto. Ma lei, Anna Magdalena,
finalmente l’abbiamo ritrovata».
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