domenica 15 febbraio 2015

Gli studi di Angelo tasca sul fascismo in Europa 1926-1938

annale
Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e l’evoluzione del fascismo in Europa 1926-1938, a cura di Giuseppe Vacca e David Bidussa, Feltrinelli, Milano, pagg.630, € 80,00

Risvolto

Il Fondo Angelo Tasca è un corpo di documenti, lettere e manoscritti di grande valore di proprietà della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Angelo Tasca (1892-1960), dirigente socialista, poi fondatore del Partito comunista d’Italia nel 1921, fu, tra il 1926 e il 1929, insieme a Togliatti, dirigente politico di grande rilievo del partito in esilio, dal quale fu espulso nel settembre 1929 per le critiche rivolte all’incipiente regime staliniano e per la sua lettura del fascismo come momento della crisi europea.
Dal suo laboratorio sono estratti i testi proposti in questo “Annale”, il cui scopo è quello di presentare il corpo di una ricerca che Tasca sviluppa con regolarità sull’esperienza del fascismo, oltre che sulla crisi dei fragili equilibri politici, economici e sociali usciti dalla Prima guerra mondiale. Indagando e scrivendo non solo di ciò che il regime fascista fa, ma anche delle culture politiche, dei movimenti, degli eventi che attraversano il continente europeo tra anni venti e anni trenta, e discutendo i libri che attraggono l’attenzione dei militanti, dei dirigenti e degli studiosi, Tasca segue gli avvenimenti giorno dopo giorno, come notista di politica estera de “Le Populaire”, come organizzatore politico e culturale del settimanale “Monde” o in quanto consigliere politico di Léon Blum. In questo modo va accumulando materiali, note, osservazioni che riverserà nel suo libro Naissance du fascisme, pubblicato nel 1938 per Gallimard (la traduzione italiana uscirà nel 1950 con il titolo Nascita e avvento del fascismo).
Questo volume degli “Annali”, operando una scelta del ricco materiale tratto anche dalla documentazione in possesso della Fondazione Istituto Gramsci, ricostruisce il cantiere di lavoro di Tasca, e ci aiuta a comprendere cosa significhi interrogare la storia in tempo reale.

Novecento Dieci, cento, mille fascismiDue volumi ci guidano alla conoscenza di forme di nazionalismo e dittature in Europa. Il limite di una pura descrizione è compensato da una utile quantità di informazioni
di Emilio Gentile Il Sole Domenica 15.2.15
La bibliografia sul fascismo, con un centinaio di migliaia di titoli che aumentano ogni anno, appare come un fitto bosco, dove si possono distinguere almeno due differenti tipi di alberi: da una parte, ci sono le ricerche empiriche che ricostruiscono la storia di singoli movimenti e regimi considerati, a torto o a ragione, fascisti; dall’altra, ci sono le interpretazioni teoriche, che propongono una definizione generale del fascismo come un fenomeno unitario sovrannazionale, se non addirittura universale.
Chiunque desideri leggere un nuovo libro sul fascismo dovrebbe aver presente questa distinzione per orientare la sua scelta. Per il lettore che preferisce la conoscenza storica, la scelta è spesso proficua, perché quasi sempre dalle nuove ricerche emergono aspetti sconosciuti o trascurati del fascismo. È il caso del libro di Alessandra Staderini Fascisti a Roma (Carocci 2014), che ricostruisce per la prima volta, con un’ampia documentazione inedita, la storia del partito fascista nella capitale, dove operò come «un vero e proprio laboratorio politico» per attuare l’esperimento totalitario. Su una documentazione inedita si basa anche Elena Vigilante, L’Opera nazionale dopolavoro (Il Mulino 2014) per mostrare come funzionava l’organizzazione più popolare del regime, dedicata al tempo libero e all’assistenza dei lavoratori, particolarmente efficace per suscitare l’adesione delle masse.
Invece, per il lettore interessato alle interpretazioni teoriche del fascismo, non sempre un nuovo libro appaga la sua curiosità con conoscenze nuove. In molti casi, infatti, si tratta di libri che si nutrono in modo parassitario delle ricerche storiche per costruire astrazioni concettuali, sacrificando i fatti alla pretesa di originalità, spesso soltanto verbale. Rari sono gli studiosi capaci di elaborare una interpretazione del fascismo unendo in modo originale la ricerca storica e la riflessione teorica.
Uno di questi è stato Angelo Tasca, che nel 1938 pubblicò in Francia il libro Nascita del fascismo, annoverato fra i classici della storiografia sul fascismo. Tasca non era uno storico di professione, ma un politico militante: giovane socialista, era stato nel 1921 uno dei fondatori del partito comunista italiano, poi membro dell’Esecutivo dell’Internazionale comunista dal 1926 al 1929, quando fu espulso perché antistalinista e passò alla militanza socialista in Francia. La recente pubblicazione di un’ampia scelta dei suoi scritti sul fascismo, pubblicati fra il 1926 e il 1938, dimostra come sia maturata, nel corso di un decennio di attività giornalistica, la sua interpretazione del fascismo, esposta nel libro sulla nascita del fascismo. Infatti, nonostante i limiti cronologici della sua storia, che si arrestava con l’avvento di Mussolini al potere, Tasca proponeva nell’epilogo una propria definizione del fascismo, fondata su un’esplicita premessa metodologica, ispirata allo storicismo di Benedetto Croce: «Per noi definire il fascismo è anzitutto scriverne la storia». Tasca non escludeva la possibilità di elaborare una teoria generale del fascismo, ma riteneva che tale teoria dovesse emergere dallo studio «di tutte le forme di fascismo, larvate o aperte, represse o trionfanti»: «Definire il fascismo significa sorprenderlo in questo divenire, cogliere la sua “differenza specifica” in un Paese dato e a una data epoca».
Il metodo di Tasca si è dimostrato particolarmente fecondo per le ricerche storiche sul fascismo, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, come dimostra la vasta opera storiografica, sempre accompagnata dalla riflessione teorica, di Renzo De Felice, che al metodo di Tasca esplicitamente si richiamava. Un metodo analogo è stato adottato da un grande scienziato della politica, dotato di senso storico, Juan J. Linz, che negli anni Settanta ha elaborato una delle più convincenti teorie generali del fenomeno fascista. Data l’originalità e l’influenza di studiosi come Tasca, De Felice, Linz, stupisce la loro assenza nella introduzione al libro Altri duci, in cui Marco Fraquelli discute varie interpretazioni del fenomeno fascista e accosta un po’ alla rinfusa George Mosse e Adriano Romualdi, Ivo Andri? e Zeev Sternhell, Maurice Bardèche e Ernst Nolte, lasciando incerto il lettore su quale sia il concetto generale di fascismo e quali siano i «principali fattori di possibile inclusione o esclusione» in base ai quali l’autore ha narrato la storia degli «altri duci» dei «fascismi europei tra le due guerre», quasi fossero tutti figli politici del primo duce, l’italiano Mussolini, e del suo allievo di maggior successo, il tedesco Hitler, accompagnati dai capi di altri movimenti e regimi nazionalisti e autoritari, tutti arruolati in un unico fascismo, senza tener conto delle differenze del tempo e del contesto storico e geografico in cui sorsero e operarono, della loro dimensione e influenza politica, del loro successo o insuccesso.
La scelta di esporre con un «intento puramente descrittivo» le vicende dei singoli fascismi europei, secondo una successione meramente alfabetica, dall’Albania all’Ungheria, probabilmente non aiuta il «pubblico di non addetti ai lavori», destinatario del libro, a orientarsi nella fitta selva di “fascismi”, che furono storicamente e ideologicamente molto differenti, ebbero dimensioni che variavano dal minuscolo al gigantesco; così come molto diverse, per impatto e gravità, furono le conseguenze delle loro azioni sulla popolazione dei singoli Paesi e sul resto dell’umanità europea.
Non ci sembra neppure fondata l’affermazione dell’autore, che il fenomeno da lui illustrato sia stato «abbastanza trascurato da buona parte della storiografia “ufficiale”», dal momento che molta parte della storia narrata in questo libro è tratta da libri di storici “ufficiali”, se con questo termine si intende storici accademici o di professione. Al di là delle forti perplessità che tutto ciò può far nascere nel lettore, questi troverà comunque utile la quantità di informazioni su capi e movimenti dell’estrema destra nell’Europa fra le due guerre, raccolte dall’autore in oltre cinquecento pagine. E se da queste informazioni la sua curiosità di conoscenza sarà stimolata a nuove letture, anche la presentazione meramente alfabetica dei «fascismi europei», avrà avuto un’utile funzione.

Nessun commento: