venerdì 20 febbraio 2015
Quaderni Neri o rimborsi in nero? Corrado Augias contra Heidegger. E non è uno scherzo
risponde Corrado Augias Repubblica 20.2.15
Caro
Augias, ancora qualche parola sull’appassionante caso Heidegger. Un
criminale può essere un grande matematico, un grande musicista, un
grande pittore eccetera. Mi chiedo però: può essere anche un grande
filosofo? Fin dalle sue origini la filosofia è consistita nello sforzo
di definire il mondo, gli uomini — e se stessa cioè il proprio oggetto,
il proprio metodo. Ogni filosofo, si può dire, ha avuto una sua
concezione della filosofia.
Heidegger non fa eccezione. Prendiamo
atto che la sua concezione della filosofia contempla, senza orrore,
l’ineluttabilità o persino la necessità di sterminare un intero popolo,
perché giudicato un ostacolo alla (presunta) missione storica della
Germania e, più in generale, dell’Occidente. Detto questo, sappiamo di
che razza è il filosofo e di che razza è la sua filosofia. E ciascuno ne
tragga le dovute conseguenze.
Giangaetano Bartolomei
Le
recenti scoperte su Martin Heidegger hanno aperto gravi interrogativi;
la studiosa Donatella Di Cesare, qui intervenuta alcuni giorni fa, li ha
riassunti affermando che la filosofia dovrebbe — finalmente —
interrogarsi a fondo sulle sue responsabilità verso lo Sterminio. Molto a
lungo si è creduto che il grande filosofo avesse taciuto sugli scempi
del nazismo. Il “Silenzio di Heidegger” era lo slogan consueto. Le
ultime scoperte lo smentiscono, il filosofo non è venuto meno alle sue
idee, anzi ha continuato a intervenire anche dopo aver saputo ciò che
avveniva nei campi di sterminio. Apprendere questo direttamente dai suoi
quaderni di appunti rappresenta uno choc. Mi scrive il signor Lucio
Gentilini da Chioggia (valeria861951@libero.it): «I filosofi non vivono
in una dimensione separata rispetto a quella del resto della società; il
loro pensiero è un tutto unico. Da ciò consegue che o la filosofia di
Heidegger fa tutt’uno col suo antisemitismo e col suo filonazismo o
Heidegger era un dissociato mentale. Propendo per la prima ipotesi. Se
prendiamo il suo pensiero più recente (la sua ontologia e la sua
polemica furibonda contro la modernità), la sua adesione al nazismo
diviene comprensibile. Mi consenta un giudizio personale: per me la
filosofia di Heidegger dopo Essere e tempo non vale più niente». È
possibile che l’antiumanismo di cui l’opera di Heidegger è intrisa abbia
contribuito ad avvicinarlo ad un’ideologia come quella nazista. Il
filosofo Jürgen Habermas attribuisce invece la sua sostanziale adesione
(prossimità) al nazismo proprio alla sua «deresponsabilizzante svolta (
Kehre) verso l’Essere come Tempo e Storia». Precisa: «Egli distacca le
sue azioni ed affermazioni da sé come persona empirica e le attribuisce
ad un destino». Di fronte ad un destino diventa molto difficile sentirsi
responsabili.
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