giovedì 5 febbraio 2015

Un'altra che dice che Gramsci fu ucciso da Togliatti e Stalin perché era liberale o trotzkista o giù di lì

/files/libri/144/large_144.pngNoemi Ghetti: Gramsci nel cieco carcere degli eretici, L'Asino d'oro
Risvolto
Prevista dall’8 febbraio 1929 nel piano di lavoro dei Quaderni del carcere, la «nota dantesca» sul Canto degli eretici è una chiave di accesso preziosa alla vicenda umana, intellettuale e politica di Antonio Gramsci. Caso unico attestato durante la detenzione, grazie alla complicata rete epistolare che attraverso Tatiana Schucht e Piero Sraffa arriva fino a Mosca, la lunga stesura è attentamente seguita e personalmente commentata da Togliatti.
Promettente filologo ai tempi dell’università, Gramsci mette in discussione, fino a capovolgerla, l'estetizzante interpretazione di Benedetto Croce, il «papa laico» che, scindendo struttura e poesia, attività intellettuale e vita, sempre più si rivela un «leader del revisionismo». La nota è un modello nuovo di critica letteraria: affetti privati, passione politica, ricerca teorica e lotta culturale sono fusi nella scrittura in una straordinaria praxis che, mentre la solitudine carceraria si accentua, si fa sempre più universale.
Se è vero, come Bobbio scrive, che «non vi può essere ortodossia che all’inizio non sia essa stessa critica» e che «l’ortodossia marxista è per ciò stesso, come tutte le ortodossie, una eresia», rileggere Gramsci, l’autore italiano più tradotto nel mondo insieme a Machiavelli, si rivela un fecondo esercizio di laicità. Nella grave crisi della sinistra, è necessario ripartire da qui per trovare la strada di un nuovo umanesimo.
                    
Antonio Gramsci, l'eretico che non perse mai la tenerezza
Intervista alla saggista Noemi Ghetti: non solo ateo e anticlericale, anche nel rapporto con le donne
il padre della Sinistra italiana è un'anomalia nella storia del Comunismo.
di Federico Tulli Globalist.it 5.2.15

3 commenti:

Unknown ha detto...

No, Stefano Azzarà, se avrai voglia di leggere il mio lavoro vedrai che non dico affatto che era liberale o trotzkista o giù di lì.

materialismostorico ha detto...

Questo è un blog di segnalazioni più che di recensioni e io non riesco certamente a leggere tutto quello che segnalo. Ma già la segnalazione è qualcosa, dal punto di vista degli autori; e il rischio della segnalazione critica c'è sempre.

Non ho letto il libro ma ho letto la recensione-intervista che mi sembra molto significativa.

Nell'intervista si parla del "sanguinoso dissenso politico con Togliatti", suggerendo per via subliminale che Togliatti abbia fatto scorrere il sangue di Gramsci ovvero che sia il responsabile ultimo, oggettivo, della sua morte; si parla di "svolta totalitaria staliniana" utilizzando una categoria, quella di totalitarismo, che a mio giudizio è una formula di propaganda americana della Guerra fredda; alla domanda del giornalista sulla "lettera a Mosca in difesa dei dissidenti, tra cui Trotskij", che Togliatti avrebbe usato per "facilitare l'arresto da parte dei fascisti" si risponde affermativamente, ecc. ecc.

Io la vedo in maniera molto diversa. E' in corso una battaglia sul nome di Gramsci che è in realtà una battaglia sulla interpretazione della storia del Novecento e del ruolo del movimento comunista (l'unico movimento comunista reale, non quello immaginario e ideale: il movimento comunista legato all'Urss e a Stalin; indipendentemente dal giudizio su Stalin, non ce mai stato un altro movimento comunista "eretico"). E da quanto capisco questo libro si schiera purtroppo dalla parte sbagliata.
Certamente appena mi sarà possibile lo leggerò volentieri con attenzione.

Unknown ha detto...

Mi stupisce che un esegeta di Nietzsche e un critico di Heidegger sia ancora schierato dalla parte del totalitarismo progressivo di Stalin e della 'via italiana al socialismo' di Togliatti (ovvero del cattocomunismo), costruita sul falso mito della continuità con Gramsci. Ti invito ancora a leggere, se ne avrai la voglia e l'onestà intellettuale, il mio libro, in cui le mie posizioni sono articolate e ad una ad una documentate alla luce dei testi gramsciani. Altrimenti eviterei stroncature a priori di un lavoro che non hai letto, e frasi offensive (e pure indebitamente misogine) del tipo "Ecco un'altra..." Ribadisco, non sono liberale, penso che il lascito di Marx sia importantissimo, ma apprezzo la ricerca che Gramsci ha fatto - alla luce della traduzione del carcere degli scritti giovanili di Marx, pubblicate solo nel 2007! - anche sul lemma "materialismo storico", nel mio libro attentamente analizzato. Se mi riterrai degna, sarò lieta di confrontarmi con te. Un caro saluto. Noemi