sabato 14 marzo 2015

Odio razziale, discriminazione e deportazione dei giapponesi negli Usa dopo Pearl Harbor: "Perfidia" di James Ellroy

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Risvolto
7 dicembre 1941. Il Giappone ha bombardato Pearl Harbor. Gli Stati Uniti sono a un passo dalla guerra e a Los Angeles scatta un'ondata di arresti. I cittadini nipponici sospettabili di alto tradimento finiscono dietro le sbarre. La bandiera dell'odio razziale sventola alta, perciò nessuno dovrebbe preoccuparsi quando i quattro membri di una famiglia giapponese vengono trovati morti dentro casa, tanto piú che potrebbe trattarsi di un suicidio rituale. Le indagini, però, partono ugualmente: proprio perché ci si prepara a distruggere e depredare una delle comunità straniere piú ricche e integrate della California, è necessario mostrarsi irreprensibili. Ellroy racconta con lucida ferocia ventitre giorni tra i piú drammatici della storia americana, chiamando in scena una folla di personaggi che i suoi lettori hanno già imparato ad amare o a odiare senza mezze misure: dal sergente Dudley Smith all'infiltrata Kay Lake; dagli sbirri Lee Blanchard e Buzz Meeks al gangster ebreo Mickey Cohen. Tutti di qualche anno piú giovani rispetto ai tempi di Dalia nera e L.A. Confidential, ma già immersi fino al collo in quell'intrico di verità e menzogna, idealismo e violenza dentro il quale batte il cuore nero dell'America.
        


L'autore americano con "Perfidia" racconta l'odio per il Giappone negli Usa dopo Pearl Harbor. "Non scrivo noir ma romanzi storici"

Luca Crovi - il Giornale Ven, 13/03/2015

«Dopo il tradimento degli Usa racconterò la minaccia Urss» 
Lo scrittore americano presenta «Perfidia», splendido romanzo sulla deportazione dei giapponesi americani negli anni Quaranta 

13 mar 2015  Libero FRANCESCO BORGONOVO
Perfidia è il titolo di una canzone di Glenn Miller del 1941, il cui testo dice più o meno: «A causa tua il mio cuore lacrima, Perfidia, perché ho trovato te, l’amore della mia vita, nelle braccia di qualcun altro». Il tradimento pervade anche il nuovo romanzo di James Ellroy, appena uscito per Einaudi e intitolato appunto Perfidia, ambientato proprio nel 1941. Ci sono gli sbirri di Los Angeles, che tradiscono la loro missione. Ci sono i tradimenti delle amanti e dei politici. Ma, soprattutto, c’è il tradimento degli Usa. 

L’autore, in una lettera datata 2013 e pubblicata sul sito del suo agente (in parte tradotta in italiano sul sito della rivista Satisfiction) spiega: « Perfidia è anche il termine spagnolo per “tradimento”. Perfidia è il titolo del mio ultimo romanzo (...). È il mio romanzo più ampio, il più dettagliato sul piano storico, il mio romanzo più stilisticamente accessibile e intimo. È triste, è malinconico, è imbevuto di quel tradimento morale che è stato, in America, l’internamento dei cittadini giapponesi agli inizi della Seconda guerra mondiale. È una storia epica e pop della città di Los Angeles nel mese di dicembre 1941. È il primo volume della Seconda tetralogia di L.A. (...) L’azione prenderà il via il giorno prima all’attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 e seguirà un numero enorme di persone fino alla fine della guerra. Una imponente indagine di polizia, un intrigo politico, grandi storie d’amore, sciacallaggio di guerra, piani di sabotaggio delle potenze dell’Asse». 
In effetti Perfidia è uno dei romanzi più entusiasmanti di Ellroy, e vi troviamo personaggi presenti già in Dalia Nera. C’è Dudley Smith, poliziotto dalla dubbia morale, irlandese e padre di Elizabeth Short, cioè la Dalia Nera in persona. Ci sono Kay Lake e Lee Blanchard (protagonisti del libro del 1987). Ma soprattutto c’è Hideo Ashida, omosessuale non dichiarato, colto, primo giapponese a lavorare come esperto forense per la polizia di Los Angeles. «Io ci credo, in quel personaggio», ci ha detto Ellroy, che abbiamo incontrato ieri a Torino. «Credo nelle sue abilità, nei suoi discutibili trionfi, nella sua grinta e nella sua intelligenza. E provo empatia per le difficoltà in cui si dibatte per via del grado di repressione di allora». Ashida è forse il personaggio principale, e seguendo le sue vicende cominciamo ad appassionarci alla storia dei giapponesi americani degli anni 40, un periodo storico a cui Ellroy è particolarmente affezionato. «È un’epoca in cui ho vissuto», racconta. «Ci ho vissuto tantissimo nella mia immaginazione. Ho sempre amato la storia, e mi sono a lungo crogiolato immaginando, soprattutto prima dell’età adulta. Mi piace il romanticismo di quell’epoca. E poi mi serve per dispiegare il mio asso nella manica, quello che considero il mio punto di forza come romanziere, mi serve a spiegare la dinamica dei grandi eventi umani». 

Lei scrive che «gli uomini giapponesi nascono per incarnare il concetto di Azione». Studiandoli ha iniziato ad ammirarli? 

«Ho scritto in effetti la frase che lei mi cita. Ma non sottoscrivo affatto i propositi di conquista del mondo del Giappone di allora. Non apprezzo le malefatte dei giapponesi di quel tempo. Si può anche ammirare in astratto qualcuno, ma trovare agghiaccianti le azioni che ha commesso». 

I suoi libri, così dettagliati, con una così attenta ricostruzione storica, sembrano una sorta di controstroria degli Stati Uniti. 


«I miei libri, alla fine, risultano sempre come lei dice. Ma non è questo il mio intento. Quello che mi prefiggo è stabilire determinati fatti storici e dare al lettore un mondo fittizio in cui immergersi. Mi convinco di poterla fare franca manipolando la storia. La domanda a cui non risponderò mai è: “Che cosa è vero e che cosa è falso in questo libro?”». 

In Perfidia si parla del «nemico», nello specifico i giapponesi sul suolo americano, discriminati perché il loro Paese è in guerra con gli Usa. C’è qualche riferimento al post 11 settembre, alla considerazione dei musulmani negli Stati Uniti? 

«No, un elefantiaco no. Questo libro non si riferisce ad altro che agli eventi di quegli anni, del dicembre 1941. Ed è proprio il fatto che mi sia totalmente immerso in quegli eventi che conferisce al liA fianco, lo scrittore am ericano Jam es Ellroy. Sopra, la copertina del suo nuovo rom anzo edito da Einaudi, «Perfidia» bro molta della forza che ha. Io penso, sento e agisco in quel periodo». 

Il romanzo è pervaso dalle tensioni razziali, mostra le fratture del multiculturalismo. 

«Io penso che il concetto stesso di identità culturale sia ridicolo. Quello che mostro in Perfidia è che gli individui hanno diversi gradi di merito. E le persone che hanno qualche merito si ritrovano con altre persone come loro, e si impegnano in cause nobili o meno. Per esempio il personaggio di Dudley Smith, corrotto e brutale, è nato in Irlanda ed è cattolico fino al midollo (noti fra l’altro quanti personaggi cattolici ci sono nel mio libro, e io sono protestante a non so quanti carati) si avvale delle abilità di un cripto omosessuale giapponese. Quello che faccio è stuzzicare, mettere in discussione il concetto di identità culturale. Per me sono gli individui ad essere importanti».

2 commenti:

Mauro ha detto...

In quei mesi vennero internati negli USA anche un sacco di italianie tedeschi che erano negli USA da molte più generazioni dei giapponesi (e i cui paesi d'origine non avevano attaccato Pearl Harbour...).

materialismostorico ha detto...

E' vero. Domenico Losurdo ne parla a lungo nel suo libro "Il revisionismo storico.