Bisognerebbe un giorno studiare per bene la politica marchettara dei giornali. Ci sono marchette incomprensibili [SGA].
Jacques Attali:
Scegli la tua vita!, Ponte alle Grazie pagg. 176, euro 13
Risvolto
In un periodo storico in cui la politica è il
dominio degli avventurieri, l'economia è il regno dei tecnocrati, il
mondo del lavoro è una lunga parentesi tra la disoccupazione e la
rottamazione; in cui, in definitiva, alle persone comuni rimane solo la
scelta fra rassegnarsi e lamentarsi, occorre imprimere una svolta alla
propria esistenza, scegliere ciò che si vuole essere, agire senza
attendere l'intervento dello Stato, delle banche, dei padroni, delle
famiglie e di tutti coloro che pretendono di sapere quale sia il nostro
bene e quello della società. Smettere di essere, nella definizione
dell'autore di questo libro, dei "rassegnati reclamanti", persone che
non scelgono la loro vita e per questa loro condizione di servitù
invocano un risarcimento. Jacques Attali, oltre a ripercorrere le
esperienze, in questo senso, di tanti personaggi noti (da Abramo a Kurt
Cobain, da Maometto a Steve Jobs) e di molti personaggi meno noti (gli
imprenditori e i militanti politici che si oppongono all'"i rresistibile
ascesa del Male"), ci indica un cammino semplice, diviso in cinque
tappe, per acquisire ciò che è già alla nostra portata, malgrado appaia
irraggiungibile: "diventare sé stessi".
“Basta leader risolleviamoci ma da soli”
Intervista a Jacques Attali che con il nuovo saggio invita a riscoprire la responsabilità individuale
“La
crisi economica ha provocato un’attesa sproporzionata nei confronti
della politica” “Un paese non sopravvive se non ispira nei suoi abitanti
il desiderio di autonomia”
di Anais Ginori Repubblica 27.5.15
PARIGI «IL mondo è pericoloso e lo sarà sempre di più». Nel preambolo al
nuovo saggio, Jacques Attali profetizza una “somalizzazione” del mondo,
con Stati in fase di smantellamento a causa del debito, di burocrazie
sclerotizzate e di leader senza coraggio. «Imprese e nazioni, mercato e
democrazia – scrive Attali – arretreranno progressivamente davanti al
dissenso, alle spinte secessionistiche, all’iniziativa di gruppi
militari e terroristici». Uno scenario di anarchia, continua
l’intellettuale francese, nel quale non resterebbe che scegliere tra
rassegnazione e ribellione.
L’alternativa esiste ed è sintetizzata nel sorprendente invito – Scegli
la tua vita! – che Attali lancia ai suoi numerosi lettori che hanno
imparato ad apprezzare la sua opera eclettica, dai saggi di
macroeconomia ai romanzi d’amore. Un libro-manifesto (Ponte alle Grazie,
traduzione di Manuela Maddamma) per una nuova emancipazione che, forse
non a caso, è stato pubblicato in uno dei paesi più assistenzialisti del
mondo, dove la spesa pubblica supera il 56% del Pil. Dopo aver
consigliato tanti presidenti, da François Mitterrand a Nicolas Sarkozy,
con Scegli la tua vita! Attali ha deciso di rivolgersi ai cittadini,
deluso da leader che anziché governare, temporeggiano. «Sono stufo di
ripetere che è urgente una governance del mondo, che bisogna adottare
misure urgenti per ritrovare una crescita più equa edi lunga durata»
scrive ancora l’intellettuale francese, 71 anni, che oltre a una
frenetica attività editoriale, spazia dall’interesse umanitario, con la
sua Ong Planet Finance, alla direzione di orchestre sinfoniche.
Un saggio sorprendente: com’è nata l’idea?
«Sono partito da una constatazione. La crisi economica ha provocato un
atteggiamento di attesa sproporzionata nei confronti della politica e
dello Stato, mentre scarseggia lo spirito di iniziativa e responsabilità
individuale. All’inizio il mio invito quasi provocatorio era:
“Arrangiatevi!”. Ovvero non delegate più ad altri quello che potete fare
da soli. Poi ho voluto approfondire, mostrando come sia possibile e
necessario non rimanere passivi rispetto al destino, e così ho coniato
l’espressione: diventare sé stessi, che ha dato il titolo all’edizione
francese».
È un ampio programma, su cui s’interrogano intellettuali da secoli. Cosa aggiunge il suo libro?
«La grande rivendicazione dei tempi passati è stata la conquista della
libertà. Nella società di oggi, dobbiamo inseguire un traguardo
successivo: utilizzare appieno questa libertà. Pascal proponeva di
scommettere sull’esistenza di Dio anche senza prove e rivelazioni.
Propongo di fare un azzardo simile, ma sulla nostra vita: credere in se
stessi, senza aspettare l’aiuto degli altri. È quella che definisco
“democrazia potenziale”, che permette a tutti i cittadini di esprimere
il proprio potenziale. Si tratta di una tappa ulteriore rispetto alla
vasta letteratura sull’emancipazione che già conosciamo».
Lei è stato a lungo nel cuore del potere, e ancora sussurra all’orecchio di tanti leader.
Non crede più alla politica?
«La principale preoccupazione dei politici è gestire il presente,
procrastinando decisioni di lungo termine, temporeggiando come re oziosi
mentre i paesi scivolano in un declino che potrebbe diventare mortale.
Stati e imprese non hanno più prospettive di crescita, vivono a credito
sulle spalle di generazioni passate e future. Nel vuoto lasciato dagli
Usa e dalle istituzioni internazionali, si afferma l’egemonia delle
imprese. Agli Stati rimarranno poche prerogative: fissare la lingua,
omologare i diplomi, autorizzare medicinali, fissare le regole,
amministrare eserciti».
La riposta non può essere un maggiore impegno politico per cambiare e rafforzare le istituzioni democratiche?
«Non è sufficiente. Nell’attuale situazione non si può reagire solo
aspettando una soluzione dalle istituzioni, elemosinando ormai poche
briciole, come fanno quelli che chiamo i “rassegnati-reclamanti”. Non ci
si può più limitare a indignarsi o a proferire vaghe denunce. È questa
deriva che porta alcuni elettori a ripiegarsi su un totalitarismo
paternalista e xenofobo, mentre la viltà degli uomini politici impedisce
di attuare riforme impopolari, ma necessarie. La risposta al sentimento
di delusione, impotenza rispetto alla politica, è la ricerca del potere
personale. Scegli la tua vita! non è l’ennesimo manuale di resilienza
che propone consigli per sopravvivere alla crisi. Attraverso alcune
tappe, spiego com’è possibile affrancarsi da determinismi».
Ha scritto un’ode all’individualismo?
«Scegliere la propria vita non significa essere egoista, anzi passa
attraverso il rapporto con gli altri. Inoltre, se tutti i cittadini
combattessero per realizzare se stessi, anche la società andrebbe
meglio. Può sembrare un’ambizione personale, ma in realtà c’è un
vantaggio collettivo. Un paese non può sopravvivere se non ispira nei
suoi abitanti il desiderio di autonomia. La libertà non è solo votare,
consumare, e non si limita nemmeno al diritto di manifestare o alla
libera espressione. Dobbiamo conquistare il diritto a essere noi stessi.
I “rassegnati-reclamanti” sono gli schiavi del passato. C’è stato un
progresso nell’emancipazione ma non è sufficiente ».
Perché fa un parallelo storico con il Rinascimento?
«All’epoca c’erano guerre di religione, epidemie, intolleranza e
miseria. Eppure, proprio in un momento così buio, c’è stato un risveglio
delle idee, di scoperte scientifiche, di liberazione dalle potenze
feudali, cominciato in Lombardia, in Veneto, nelle Fiandre. Siamo in un
periodo storico che assomiglia al Rinascimento. Non esiste più una
potenza dominante, l’esplosione delle conoscenze e delle nuove
tecnologie, l’aspirazione alla democrazia di nuovi popoli crea molte
opportunità, con una profonda rimessa in discussione di abitudini e
convinzioni. Nonostante la mia diagnosi sia preoccupante, non sono
pessimista. Penso davvero che un nuovo Rinascimento sia possibile».
E lei, ha scelto la sua vita?
«È una scelta che si rinnova continuamente. Ho fatto politica, sono
scrittore, guido un’istituzione internazionale, mi capita spesso di
dirigere orchestre sinfoniche nel mondo. Dal momento che non sono sicuro
di essere reincarnato, mi sembra legittimo provare a vivere sette vite
in una sola esistenza ».
Una ricerca personale che continua?
«Si rinnova quotidianamente, anche attraverso la meditazione, che mi
permette di liberarmi dallo sguardo degli altri per capire le mie
profonde aspirazioni. In ogni istante, mi interrogo su come posso
rendermi utile. Nel mio caso scegliere la vita significa sentirmi
utile».
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