giovedì 21 maggio 2015
L'ultima lezione di Raymond Aron al Collège de France
Raymond Aron: Libertà e uguaglianza. L'ultima lezione al Collège de France. A cura di Pierre Manent, Edizioni Dehoniane Bologna
Risvolto
L’ultima lezione che Raymond Aron tenne al Collège de France il 4
aprile 1978 – qui proposta per la prima volta in italiano – lascia
trasparire l’inquietudine civica che è stata la molla del pensiero e
dell’azione del filosofo francese.
La rappresentazione del liberalismo e della democrazia è dominata
dall’idea formale di una «procedura», sia essa quella del mercato o
della garanzia dei diritti, valida in sé e in grado di produrre i suoi
effetti indipendentemente dalle disposizioni degli associati o dei
cittadini. L’azione che può e deve essere valutata secondo le virtù
cardinali – più o meno coraggiosa, giusta, prudente – non trova
praticamente più posto, perché l’unica virtù richiesta è quella di
applicare le regole che soddisferanno interessi e garantiranno tutele.
In un contesto sociale che sembra aver fatto una scelta senza riserve
per la libertà a scapito della verità, Aron interroga la «crisi morale
delle democrazie liberali». L’inquietudine che le tormenta e può
tradursi nelle condotte più irragionevoli è segno che non possono
rassegnarsi all’assenza se non di una verità comune, almeno di un bene
comune ampiamente condiviso.
Sommario
Introduzione. La politica come scienza e come preoccupazione (P.
Manent). I. Libertà e uguaglianza. II. Le libertà nelle democrazie
liberali. III. Coscienza della libertà e rappresentazione della buona
società. IV. Sfide filosofiche ed esperienze della libertà. V. Il
rifiuto totale della società come nuovo modo di pensare. VI. Libertà
politica e libertà filosofica. VII. L’eccezione felice delle società
libere. Riferimenti biografici.
Raymond Aron (1905-1983), sociologo e filosofo francese, ha insegnato
alla Sorbona, all’École pratique des hautes études e al Collège de
France. Redattore capo di France libre, a Londra, durante la seconda
guerra mondiale, è stato tra i fondatori, con Sartre, de Les Temps
modernes, editorialista de Le Combat, poi de Le Figaro.
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