mercoledì 23 settembre 2015

Frank Lloyd Wright ai suoi studenti

Architettura è democrazia. Frank Lloyd Wright parla con gli studenti
Frank Lloyd Wright: Architettura è democrazia. Frank Lloyd Wright parla con gli studenti, Salvarani

Risvolto

Parlando agli studenti di architettura, Frank Lloyd Wright insiste sul fatto che manca un'educazione per gli architetti, che gli ingegneri fanno molti danni perché sono privi di quel senso poetico e artistico che è proprio del vero architetto; e rovescia la vecchia querelle ottocentesca che all'ingegnere riconosceva il primato di chi progetta la struttura e fa stare in piedi l'edificio, relegando l'architetto quasi nel ruolo di decoratore: ma un architetto che non sappia costruire un grattacielo anche sotto il profilo tecnico, per Wright non è un architetto. La sbornia e la mondanità dello star system architettonico all'inizio del XXI secolo ha prodotto una spettacolarità avulsa da ogni legame urbanistico: vige l'eccezione creativa, lo sballo immaginifico dell'architetto. Il koolhaassiano Junk Space procede così di pari passo con la Bigness e oggi ci si può chiedere se il decostruttivismo non sia stato, in fondo, un frutto abortivo di quella libertà dell'architetto-artista che Wright poneva come viatico all"'architettura organica". È ormai chiaro però - per citare ancora Koolhaas - che oggi "la sovversione è un nuovo tipo di stile", la cui bulimia espressiva ha smantellato in gran fretta un secolo di dibattiti sull'etica del progetto moderno. Per questo l'urgenza di una nuova educazione dell'architetto, invocata da Wright, è un fatto che riguarda anche noi. Prefazione di Maurizio Cecchetti. 

Architettura della democrazia 
Carlo Olmo la Stampa 16 9 2015

Tenere a Harvard una Norton Lecture fu, per molti decenni, un riconoscimento più ambito di qualsiasi premio di architettura, anche di un non ancora esistente Pritzker. Ma perché la parola ha sempre avuto tanta importanza per una professione che sino alla fine del ’700 apparteneva alle arti pratiche? 
Wright - certamente più noto per le sue architetture, dalle Prairie Houses alla casa Kaufmann (più nota come Casa sulla cascata) al Guggenheim, o per progetti ai suoi tempi utopici (il più noto è Broadrake City) - ha con la scrittura e con il dialogo un rapporto esemplare per la storia dell’architettura del ’900. Il grande architetto americano pratica molti generi letterari. Il suo testo più famoso, Una autobiografia (1932), ha prodotto, come le sue architetture, molti tentativi di copiarlo: forse la più famosa e influente è stata l’Autobiografia scientifica di Aldo Rossi. Ma Wright pratica il saggio, la conferenza, l’articolo, il pamphlet. Di questa ricca produzione ben due testi, An Organic Architecture: the Architecture of Democracy del 1939 e When Democracy Builts del 1945, toccano il nodo del rapporto tra architettura e forme di governo. 
Nato in un paesino del Wisconsin nel 1867, Wright fa dell’architettura la testimonianza - in positivo o in negativo - dell’organizzazione sociale in cui viene realizzata: facendo così davvero della testimonianza quel valore che la sua formazione politica e culturale quasi esigeva. Il suo vocabolario politico si forma attraverso Waldo Emerson, Walt Whitman, John Dewey, ma soprattutto a contatto con concezioni e pratiche anti-identitarie della comunità. Il dialogo è per lui l’altra faccia di questa idea: e il dialogo con gli studenti - da questo genere letterario arrivano quasi tutti i testi dell’antologia pubblicata da Medusa - è fondativo di questa concezione aperta e libertaria della comunità. 
In una società che conosceva gated communities ben prima della loro fortuna nella California degli Anni 90 del secolo scorso (una di queste «comunità chiuse», quella ben più antica degli Amish, è peraltro a pochi chilometri dalla Casa sulla cascata), questa pratica della democrazia del dialogo riporta direttamente a Dewey e a testi come Democrazia e educazione del 1919. È la stessa concezione comunitaria della vita che accompagnerà Wright in tutta la sua lunga vita e nella scelta di concepire negli Stati Uniti una città rimasta incompiuta, Broadacre City, che tenti di superare la dicotomia città/campagna.


Cari ragazzi dovete rompere le scatole 
La “rivoluzione” del grande architetto nelle conversazioni con gli studenti delle università Usa: basta parallelepipedi, gli edifici sono esseri viventi e dialogano con il paesaggio 

Frank Lloyd Wright La Stampa 16 9 2915

L’architettura organica 
Cosa costituisce un bell’edificio? Cosa crea una bella atmosfera in cui vivere, muoversi, esistere? Come puoi migliorare, senza distruggere, il paesaggio in cui vivi? E quali sono i princìpi all’origine di ciò che chiamiamo architettura organica? Questo principio di cui stiamo parlando in architettura è la cosa più antica, probabilmente, nel pensiero filosofico! Gesù stesso era il più grande promotore dell’architettura organica! 
Perché e come? Quando ha detto: «Il Regno di Dio è dentro di voi». Ecco dov’è il regno dell’architettura! È dentro di voi! È nella realtà della vostra situazione! Nella natura del vostro ambiente! La natura del vostro luogo! La natura del cumulo su cui dovete stare in piedi! È nella natura delle cose! Ed è nello studio della natura che troverete la differenza tra un’ideologia democratica della civiltà - di una cultura - e un ideale nazista o comunista, o qualsiasi altro ideale! Sta proprio in questo. Nello scoprire l’innato principio e la natura di ciò che è! Non abbiamo bisogno di educazione architettonica, abbiamo bisogno di cultura architettonica
Le Corbusier chi?
Come siamo costruiti noi? Come siete costruiti voi? Dall’interno. Siete costruiti su una spina dorsale. Guardate un albero. Supponete che costruisca quell’albero dall’esterno e cerchi poi di crearne l’interno. Assurdo. È tutto senza senso ma è considerata una buona pratica, e infatti c’è Mies van der Rohe che cerca di prendere quella struttura di acciaio e renderla architettura, pensando solo alla struttura: la struttura: la struttura. Le Corbusier, chi è? È un pittore, non un architetto! Vede la facciata esterna. Anche lui è un uomo di facciata. Sono tutti uomini di facciata, sono tutti sidewalk-happy. Non vedono nemmeno la natura. Non vedono l’albero. Non ti vedono. Non vedono nulla dall’interno.
L’albero e il grattacielo
Quando ero giovane andavo per foreste e vedevo alberi abbattuti con le radici verticali come una mano alzata sopra di essi, poi ho visto alberi un po’ piegati, ma che stavano in piedi, e ho scoperto che erano alberi con la radice a fittone. Ecco da dove ho preso le fondamenta a fittone, come nel Johnson Building e nella Price Tower; come nel Mile-High Building: le fondamenta a fittone. Non ci sarà alcuna oscillazione in cima a questo edificio, nient’affatto. 
Un’altra sua caratteristica, ovviamente, saranno i pavimenti a sbalzo. I pavimenti sono come braccia che si estendono dal tuo corpo, e i muri sono le tue dita incollate alla fine delle tue mani, tutto l’esterno dell’edificio è appeso alla spina dorsale interna, così abbiamo una pioggia di cavi d’acciaio all’esterno dell’edificio - come questa - che sospende tutti i pavimenti al nucleo centrale. Così ha un’enorme stabilità grazie al modo in cui è costruito.

Musica e architettura
Beethoven è stato probabilmente il più grande architetto mai vissuto. Mio padre mi ha insegnato a vedere una sinfonia come un’architettura di suoni e non ascolto mai una sinfonia senza prefigurarmi un edificio, vedere come è stato costruito, come vengono poste le fondamenta, come l’edificio viene creato dal suono. Queste sono le due grandi arti coerenti: la musica e l’architettura. E non pensate che l’architettura sia musica congelata. Non lo è. Se fosse congelata, non sarebbe architettura. Ed è tale solo in quanto vivente - il ritmo e l’espressione dell’anima umana, e lo spirito - che è architettura.

Dall’interno verso l’esterno
La «scatola» nell’architettura ha una lunga e onorata storia, perché non c’era modo di costruire un edificio se non, in pratica, facendo una scatola o erigendo colonne che formano una scatola. Ma da quando, nell’epoca moderna, abbiamo avuto un materiale, anzi due: l’acciaio e il vetro, i due elementi possono abolire, se vogliamo abolirla, la scatola. Naturalmente gli architetti, essendo colti, sono legati al passato e ritengono ancora che il parallelepipedo sia «la base» di tutto, come dicono loro di solito. In questo modo, ottieni l’edificio delle Nazioni Unite; ottieni queste nostre città legate all’architettura antica che, ovviamente, era la «scatola». Ma questo non è tipico di quella che chiamiamo architettura «organica» o «moderna». 
La scatola era un contenitore con ogni cosa al suo interno. Viceversa, la nuova idea intendeva eliminare la scatola, lasciando che ogni cosa all’interno si proiettasse verso l’esterno e dialogasse col suo ambiente. Così l’ambiente, l’interno e la vita stessa diventarono una cosa sola. Per avere un’idea precisa del «moderno» dobbiamo usare la parola organico, ovvero integrale; ciò che procede dall’interno verso l’esterno. Possiamo eliminare il muro esterno di un edificio; fuori ci sono gli alberi, forse un panorama, dell’acqua e un lago. L’interno è lo spazio della stanza in cui vivi e abiti. Se metti in relazione questo spazio interno con questo senso esterno del paesaggio e della vista, hai portato nella tua esistenza la bellezza di entrambi contemporaneamente. Prima, questa era una stanza e questo era un muro che ti separava dal paesaggio, mentre ora è qualcosa che ti permette di dialogare col paesaggio.
Il mattone è vivo
Credo sia stato Paracelso a dire che non c’è oggetto o forma in natura che non sia vivo. Per Paracelso, un mattone sarebbe vivo. Per un buon architetto, un mattone è vivo nello stesso identico senso. Per un buon designer o artista, ciò che egli guarda è vivo. Ha una vita propria, ed è quella vita funzionale alla cosa ciò che interessa all’artista creativo e alla mente creativa, perché il mattone ha un’individualità - che gli è stata data dal fuoco -, la pietra è stata prodotta nei secoli per mezzo del sedimento di varie cose. Tutto questo arriva all’essere secondo determinate condizioni e trova un’espressione precisa nella natura delle cose. Ogni vero artista è un interprete. Deve vedere in profondità. Deve vedere la natura e manifestarla in ciò che fa. La cosa universale è la cosa naturale.


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