venerdì 9 ottobre 2015
Tachipirinas e la sinistra italiana applicano ai greci il programma di Matteo Renzi
Grecia. Il Parlamento vota la fiducia al governo Syriza No delle opposizioni.Verso un taglio del 10% delle pensioni minime Stop all’aumento dell’Iva per le scuole private
di Teodoro Andreadis Synghellakis il manifesto 9.10.15
Il voto di fiducia del parlamento di Atene è arrivato, come da
previsioni, dai 155 deputati di Syriza e dei Greci Indipendenti, che
hanno approvato il programma presentato dal nuovo governo di Alexis
Tsipras. Il primo ministro greco aveva chiesto «un voto di fiducia, ma
anche un sostegno sostanziale al nuovo, difficile sforzo che sta
iniziando».
Tutta l’opposizione, tuttavia, partendo dai neonazisti di Alba Dorata
per arrivare sino ai centristi del Fiume, non ha voluto offrire il
proprio sostegno, mirando, così, a costringere il governo ad assumersi,
da solo, la responsabilità politica dei decreti attuativi del memorandum
di austerità, che dovranno essere votati a breve. «Dovete votare e
attuare da soli tutto ciò che avete firmato. Noi diremo sì ad ogni
iniziativa positiva, ma ci opporremo allo statalismo e alla
partitocrazia», ha dichiarato il presidente uscente di Nuova Democrazia,
Vanghelis Meimarakis. Tutto ciò, facendo finta di non ricordare,
ovviamente, che il memorandum firmato obtorto collo da Tsipras ad
agosto, è una conseguenza obbligata della feroce cura di austerity a cui
è stato sottoposto il paese negli ultimi cinque anni, con l’avallo dei
governi di centrodestra.
Ora, per l’esecutivo di Syriza e dei greci indipendenti, iniziano le
sfide più difficili: entro fine mese ci si attende che i creditori
facciano una prima valutazione dell’applicazione di quanto pattuito nel
compromesso firmato in estate. Se dovesse essere positiva, potrà partire
la trattativa sull’alleggerimento del debito greco, che il governo
Tsipras ritiene di primaria importanza.
A questo proposito, il presidente francese Francois Hollande,
intervenendo due giorni fa al Parlamento Europeo ha voluto esprimere un
suo sostegno, seppur generico, al governo di Atene. «Abbiamo abbandonato
la Grecia, mentre la cultura di questo paese continua ad illuminarci.
Abbiamo abdicato al ai nostri doveri nei confronti del governo greco.
Spero, ora, che si inizi a discutere della questione del debito
pubblico», ha sottolineato Hollande, E il primo ministro greco,
prendendo la parola nella Voulì, il parlamento di Atene, non ha mancato
di sottolineare l’atteggiamento positivo di Parigi, accusando i
conservatori di schierarsi con chi non vuole sostenere la Grecia. Oltre
alla questione del debito, tuttavia — che sarà, ovviamente, una
trattativa tutta politica — i problemi fa affrontare nell’immediato,
sono urgenti e complessi. I creditori hanno chiesto ulteriori tagli alle
pensioni, già ridotte del 48% a partire dall’inizio della crisi
economica. Il ministro del lavoro, Jorgos Katrougalos, ha dichiarato che
farà ogni possibile sforzo per proteggere i trattamenti pensionistici
che non superano i mille euro mensili.
Secondo la stampa, tuttavia, la speciale «commissione di saggi», formata
per ridisegnare il sistema pensionistico del paese, non escluderebbe di
intervenire, con decurtazioni di circa il 10%, anche su pensioni più
basse, quelle intorno agli ottocento euro. Si tratta, ovviamente, di un
tema di primaria importanza, dal momento che il potere di acquisto dei
cittadini è già stato eroso il maniera drammatica e molte famiglie
riescono a pagare le bollette, grazie al sostegno degli anziani. Un
altro tema chiave, quello della ricapitalizzazione delle banche greche, è
anch’esso legato, come sottolineato dallo stesso Tsipras, alla
valutazione dell’applicazione del memorandum da parte delle istituzioni
creditrici.
Ovviamente, all’orizzonte ci sono anche delle misure sulle quali il
governo ellenico punta molto e darà battaglia, per poter rendere palese
il proprio «dna di sinistra». Tra queste, la protezione della prima casa
— che non potrà andare all’asta in caso di debiti — il ritorno in
vigore dei contratti collettivi di lavoro e, di fatto, il rafforzamento
dei sindacati, il mantenimento del carattere pubblico di gran parte
della società per l’energia elettrica del paese, e la vendita — e non
«svendita» — di parte dei beni dello stato.
Il governo di Syriza, tuttavia, sa bene che la situazione economica è
molto complessa. Nella bozza della nuova finanziaria appena presentata
in parlamento, per quest’anno si prevede che il Pil del paese si
contrarrà dello 2,3% e per l’anno prossimo dell’1,3%. Nel 2016 il paese
dovrebbe uscire dalla deflazione, ma la disoccupazione, secondo le
previsioni, rimarrà invariata e altissima, sempre oltre il 25%. Il
ministro dell’economia Jorgos Stathakis spera che prima dell’estate
prossima l’economia del paese possa iniziare a ripartire, con dei
precisi segnali.
Ma è ovvio che molto dipenderà dall’effettiva attivazione del piano
Junker (per un totale di 35 miliardi di euro) dalla trattativa sul
debito e dalla solidarietà fattiva che l’Europa, sinora assente o
matrigna, deciderà o meno di mostrare alla Grecia.
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