venerdì 23 ottobre 2015
Uno sguardo impietoso sulla sinistra complementare italiana. Ancora un manifesto della Sinistra Arcobaleno
David Broder on venerdì, ottobre 9, 2015 Pandora
Il leader di Sel, ospite del Videoforum di Repubblica tv: "Renzismo è un avversario da battere". Corruzione vecchia e nuova: "Ora germina sul trasformismo politico". E sul caso Marino: "Doveva chiarire in Consiglio"
di Piera Matteucci Repubblica 23.10.15
La sinistra e la liturgia del buonismo unitario
Cose rosse. Un libro militante di Massimiliano Smeriglio (Sel) sul nuovo cantiere
Una riflessione partigiana ma anche autocritica dal ’98 al futuro governo delle città
di Maria Teresa Accardo il manifesto 23.10.15
«Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più
nulla. Io viaggio per non diventare cieco». Parte da queste parole di
Josef Koudelka, il coraggioso fotografo dell’invasione sovietica di
Praga, il saggio «A fattor comune» (Edizioni Bordeaux, da lunedì in
libreria) un’incalzante e partigiana riflessione sulla sinistra che si
misura con il «fare», e cioè il governo, a qualsiasi latitudine: dal
cortile di casa nostra all’altro mondo; dai comuni di Madrid, Barcellona
e Milano alla cruciale Grecia di Tsipras, all’Uruguay di Mujica, ai
curdi di Kobane, eroici solitari combattenti sul fronte dell’Europa
contro l’Isis. Perché, come dice appunto Koudelka, bisogna guardare
altrove per poter vedere davvero quello che c’è a casa nostra. E che
l’abitudine, la pigrizia — e le incrostazioni ideologiche — spesso non
fanno più vedere.
Si tratta di un catalogo ragionato delle esperienze compiute, pratiche
sociali e amministrative della sinistra del ’si può fare’. L’autore,
Massimiliano Smeriglio (oggi vicepresidente della Regione Lazio e
scrittore noir, ieri assessore alla provincia di Roma, l’altro ieri
militante di Sel, prima di Rifondazione e prima ancora della sinistra
radicale romana), lo compila con orgoglio di parte, ma anche provando a
non tacerne i limiti. In alcuni casi, vedremo poi, persino facendo
profonda autocritica.
Premessa una lunga analisi sull’Europa, sul renzismo e sui populismi, il
core business del ragionamento è il confronto ruvido in corso a
sinistra. Nel quale l’autore entra a gamba tesa e con parole esplicite.
Perché, è il senso, la sinistra è fatta di tante culture spesso in
dissenso fra di loro, ma è stucchevole l’ipocrisia ecumenica di chi
mette tutte le militanze sullo stesso piano: Sel, il partito in cui
Smeriglio milita e di cui è dirigente, ha un patrimonio di «nessi
amministrativi, militanti, gruppo parlamentare e centomila cittadini che
hanno deciso di finanziarla con il due per mille». Oggi per la sinistra
è finito il tempo dei sani propositi e quello dei cattivi esempi: non è
più il momento della liturgia buonista e unitaria. E per Sel ora si
tratta di «decidere collettivamente e in fretta quale ruolo giocare».
Una scelta guidata dal filo di Arianna delle esperienze internazionali e
nazionali. Un filo che si dipana in un percorso non facile fra
«apocalittici integrati», e cioè «gli arresi che accettano le
compatibilità e si muovono nel solco della riduzione del danno» e
«apocalittici disintegrati», quelli che «constatata l’impraticabilità di
campo, alludono a rotture rivoluzionarie, tifano per i riot e le
rivolte metropolitane». I riferimenti ai protagonisti e alle analisi in
circolazione sono evidenti.
In mezzo, fra gli uni e gli altri, ci sono «i popoli, i corpi intermedi,
i conflitti, gli urti, i progetti sostenuti dalla coscienza di luoghi. E
i sindaci di tante città grandi e piccole» appunto Madrid, Barcellona,
Milano, Genova, Cagliari, Rieti e le altre. L’unica strada per comporre
le differenze è il «vincolo di popolo»: «più la sinistra è ferma,
ideologica, lontana dal vincolo di popolo, quindi in sostanza elitaria,
(…) e più fratture e scissioni sono dietro l’angolo». È la chiave per
ogni decisione del percorso unitario in corso: la prima, la più vicina —
e diciamolo, la miccia accesa sotto il tavolo della cosiddetta ’cosa
rossa’ — è il voto di primavera. «Chi pensa di utilizzare le
amministrative per contarci in un processo a freddo di antagonismo al Pd
anziché misurarci con un progetto città per città sbaglia», «alle
amministrative si misura l’internità alla comunità locale e la
credibilità delle persone e del progetto politico», scrive l’autore
rispondendo a un’intervista del manifesto allegata al saggio. È la
cultura politica «l’oggetto più delicato della contesa nel nuovo
cantiere».
E al capitolo cultura politica apriamo una parentesi su un’autocritica
destinata a suscitare malumori anche nel suo partito. L’autore torna sul
’98, anno cruciale per la sinistra italiana, quando la Rifondazione di
Bertinotti si intestò orgogliosamente la caduta del governo Prodi.
Smeriglio, all’epoca giovane dirigente e tifoso della ’rottura’, oggi la
pensa diversamente: «Un errore drammatico (…) in una società fragile
come quella italiana, quel governo era un’opzione vera di costruzione di
un campo democratico in cui la sinistra poteva svolgere la sua
funzione». Una riflessione su ieri che parla all’oggi, forse anche a
domani. Anche per questo il saggio piacerà ad alcuni e dispiacerà ad
altri, e parecchio. Ma è una riflessione che ha il pregio di essere
esplicita perché ormai, vi si legge, «c’è bisogno di chiarezza senza
tatticismi. C’è bisogno di una battaglia politica a volto scoperto, sana
e dispiegata».
Nasce la Cosa Rossa e guarda a Prodi. A Bologna primo test
Le mosse dei fuoriusciti Pd alle amministrative. Vendola attacca Renzi: ha ucciso il centrosinistra
Si punta a recuperare Civati, possibile candidato sindaco al Comune di Milano
Nichi Vendola è stato presidente della Regione Puglia per due mandati
È presidente di Sinistra Ecologia Libertà dal 24 ottobre 2010
di Tommaso Ciriaco e Goffredo De Marchis Repubblica 23.10.15
ROMA. Il punto di riferimento è l’Ulivo, perciò la nuova Cosa non
dev’essere troppo “rossa”. Il testimonial sognato è Romano Prodi ed è
per questo che i fuoriusciti del Pd, insieme con Nichi Vendola, stanno
puntando soprattutto sulle comunali di Bologna dove si vota la prossima
primavera. Potrebbe essere candidata, in alternativa all’uomo del Pd
Virginio Merola, Amelia Frascaroli, vicina all’ex governatore della
Puglia ma ancora più vicina al Professore. Amica personale della moglie
Flavia, allieva politica di Romano che per lei nutre una stima profonda,
cattolica di sinistra, dossettiana. Una figura ideale per simboleggiare
il corso della scissione democratica, con buone chance di dare fastidio
al sindaco uscente e rappresentare un’opzione diversa dal Pd ma non
legata all’ala radicale.
Di questo discutono i parlamentari dem o ex come Carlo Galli, Monica
Gregori, Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina, Corradino Mineo nelle
riunioni che preparano il grande passo: usare le prossime amministrative
per costruire un progetto antirenziano in salsa socialdemocratica. O
meglio, ulivista, il centrosinistra delle origini, in opposizione al
presunto Partito della Nazione che starebbe maturando nel laboratorio di
Largo del Nazareno.
Vendola per il momento non si sbilancia, ma lascia capire che ci sarà
una rottura nel voto delle città. «Il terreno programmatico è decisivo.
Voglio capire che idea di comune hai. Detto questo, Renzi ha ucciso il
centrosinistra», spiega nel videoforum di Repubblica.it. A Bologna, a
Roma (con Sel però spaccata in due nella Capitale), a Torino e
probabilmente a Milano si consumerà lo strappo. Se non ci saranno le
primarie, in una città in cui l’uscente Giuliano Pisapia viene dal
partito di Vendola, la sinistra cercherà un nome da contrapporre al
possibile candidato Giuseppe Sala. Per recuperare Pippo Civati che
procede da solo con il suo movimento Possibile, potrebbe essere proprio
il deputato monzese il candidato unico della formazione ulivista. Roma
rappresenta un’altra prova di tenuta del progetto. Un pezzo di Sinistra e
libertà chiede di continuare l’alleanza col Pd. Il vicepresidente della
Regione Lazio Massimiliano Smeriglio invita i compagni a cercare
un’intesa «città per città, in controtendenza rispetto alle dinamiche
nazionale». Cioè, un’intesa con il Pd. E due senatori, in questa fase di
caos, sono dati in uscita da Sel proprio per la linea oltranzista di
Vendola. Sono Dario Stefàno e Luciano Uras. Ma Fassina, come Nicola
Fratoianni, spingono le candidature indipendenti, autonome, in funzione
anti- Renzi e anti-dem. Questa spaccatura pone però un problema grande
come Cagliari alla Cosa rossa. Se il Pd è indigeribile e invotabile,
come faranno a chiedere il sostegno per confermare Massimo Zedda a
sindaco?
Il documento redatto dal professor Carlo Galli, che è stato distribuito
tra i dissidenti del Pd ed è arrivato anche a Gianni Cuperlo e Pier
Luigi Bersani, prefigura la scissione ma non scioglie tutti i dubbi. È
un testo molto critico con il renzismo, «con il governo del primo
ministro nel quale il Parlamento è ridotto all’obbedienza». La
produzione di documenti non si ferma qui. Vendola annuncia per sabato la
presentazione della «Carta dei Valori», manifesto del nuovo soggetto
politico. Soggetto che sarà anticipato già a novembre da gruppi
parlamentari che si chiameranno “Sinistra”, a cui lavora Arturo Scotto.
Dentro confluiranno quelli di Sinistra e libertà, gli scissionisti del
Pd, Claudio Fava, il prodiano Franco Monaco. E al Senato verranno
accolti gli ex grillini Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino.
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