sabato 19 dicembre 2015

Édith Piaf




Un Passerotto triste diventato leggenda 

Cento anni fa nasceva Édith Piaf, fragile e dalla salute malferma ma dotata di una voce unica Tra scandali e trionfi, dolori e depressione, ha costruito un mito destinato a non morire mai 

19 dic 2015  Libero TOMMASO LABRANCA
Dovremmo imparare ad amare di più Parigi. Sempre, non soltanto quando si sollevano onde emotive che creano il piccolo patetismo sui social. Dovremmo perderci tra le sue strade, secondo l’insegnamento del flâneur Charles Baudelaire, seguendo itinerari alternativi, come quello che si snoda lungo i luoghi parigini segnati da Édith Piaf in occasione dei cento anni dalla sua nascita. Da Rue de Bellevue, dove nacque, al boulevard Lannes, che fu la sua ultima residenza, fino al Père-Lachaise, dov’è sepolta. Passando per la triangolare Place Édith Piaf, a lei dedicata nel 1978. 
Il suo vero nome era Édith Giovanna Gassion, nata il 19 dicembre 1915. Più tardi diverrà la Môme Piaf, ossia la Monella Passerotto, nome d’arte affibbiatole per la sua figura minuta, poco più di 147 centimetri di altezza. Nessuno capiva come un corpo così fragile, minato da una salute malferma e da tanti eventi negatici, potesse contenere una gran voce dai toni tragici, una sconfinata potenza artistica. 
Non sono pochi i biografi che sottolineano come la fama globale della Piaf sia nata quando non esistevano ancora le classifiche di vendita e la diffusione dei mezzi di comunicazione era ancora limitata. Ma già allora la Piaf dimostrò una grande intelligenza nel sapere costruire la sua leggenda. 
Raccontava di essere nata sui gradini di una povera casa al 72 di rue de Belleville, esattamente sotto il lampadario dell’androne. In realtà, come dimostra il suo certificato di nascita, la futura cantante era nata in un meno poetico ospedale, il Tenon, che sorge a poca distanza dalla rue de Belleville. 
Le origini della sua famiglia aiutarono a crearle intorno quel mistero proprio di tutte le vere dive. Il padre, Louis Alphonse Gassion, lavorava nei circhi come contorsionista ed era figlio a sua volta della tenutaria di una casa chiusa. La madre, Annetta Maillard, era una cantante che si esibiva per strada, nata a Livorno da madre toscana e padre berbero. La famiglia, ovviamente, era poverissima. Non ci sono i soldi e la piccola viene affidata alla nonna materna che riempie di vino rosso i biberon e fa vivere Édith nella sporcizia. Quando i Gassion se ne accorgono, affidano la bambina alla nonna paterna, la tenutaria, e la bimba La cantante francese Édith Piaf (1915-1963), celebre per canzoni come «La vie en rose», «Hymne à l'amour» e «Non je ne regrette rien», vista da Benny cresce meglio, coccolata e ben nutrita dalle prostitute. 
Tornata in famiglia, Édith gira la Francia al seguito dei circhi in cui si esibisce il padre e inizia a cantare per strada grazie alla voce ereditata dalla madre. 
Quando, nel 1935, Leplée, gestore di un locale degli Champs-Élysées la scopre per strada, Édith ha alle spalle già un matrimonio e una figlia morta a soli due anni per meningite. È Leplée che la ribattezza «la Môme Piaf» e le fa raggiungere un successo immediato: dal palco del cabaret ai dischi il passo fu breve. Da lì partì una nuova vita, fatta di miserie e trionfi, scandali e resurrezioni, canzoni entrate nella storia e prove cinematografiche. Tutto sullo sfondo di una Parigi incredibile dove si muovevano Marc Chagall e Jean Cocteau. La canzone-simbolo di Édith, La Vie en rose, arriverà nel 1946, La Foule nel 1957, Non, je ne regrette rien nel 1960. 
Particolarmente tristi sono i fatti legati alla sua scomparsa, avvenuta il 10 ottobre 1963 a Grasse. Il motivo: un aneurisma pare causato da un’insufficienza epatica a sua volta dovuto agli eccessi di alcol e droga. Muore tra le braccia della sua segretaria e confidente, Danielle Bonel, che organizza in maniera illegale il trasporto della salma a Parigi e annuncia al mondo la morte dell’artista solo l’11 ottobre. Lo stesso giorno in cui scompare Cocteau. Si dice che al funerale della cantante presero parte 100mila persone. 
La Piaf era dotata di grande fede e devota alla dolce Thérèse de Lysieux che pare le avesse fatto recuperare la vista dopo un attacco infantile di cheratite. Eppure la Chiesa del tempo negò le esequie religiose perché, come scrisse l’Osservatore Romano, l’artista era stata «un idolo di felicità prefabbricata» e aveva vissuto «come pubblica peccatrice». Sembra Medioevo, invece sono cose di appena 50 anni fa. Padre de Villaret, che era il confessore di tanti artisti e musicisti parigini, riuscì a impartire alla salma di Édith una furtiva benedizione al cimitero del Père-Lachaise.
Il corpo della Piaf venne imbalsamato prima di essere tumulato nella cappella insieme al padre e alla figlia Marcelle, morta a soli due anni nel 1935. E lì Édith riposa ancora, indimenticata.

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