venerdì 8 gennaio 2016
La "natura" nella storia della filosofia
Risvolto
Nella storia della
filosofia, della scienza e della cultura in generale, «natura» e
«naturale», termini fra i più pregnanti, sono stati usati in accezioni
assai diverse, ora sovrapposte, ora intrecciate, ora contrastanti,
spesso cariche di implicazioni morali, affettive, estetiche, religiose.
Di questa vicenda lunga e intricata dà conto il libro. Le diverse
concezioni della natura, da Platone e Aristotele a Darwin fino ai giorni
nostri, sono esposte in una prospettiva interdisciplinare, che prende
in considerazione sia la tradizione filosofica sia le fonti
scientifiche, letterarie e religiose, senza trascurare le recenti
riflessioni sulle questioni ambientali.
Roberto Bondí insegna Storia del
pensiero scientifico all’Università della Calabria. Fra i suoi libri:
con Utet Libreria «Blu come un’arancia. Gaia tra mito e scienza» (2006) e
«Solo l’atomo ci può salvare. L’ambientalismo nuclearista di James
Lovelock» (2007); con Codice «Come vedessero due soli. Religione,
scienza, modernità» (2010). Antonello La Vergata
insegna Storia della filosofia all’Università di Modena e Reggio
Emilia. Fra i suoi libri: «L’equilibrio e la guerra della natura»
(Morano, 1990), «Nonostante Malthus» (Bollati Borin-ghieri, 1990),
«Guerra e darwinismo sociale» (Rubbettino, 2005), «Colpa di Darwin?
Razzismo, eugenetica, guerra e altri mali» (Utet Libreria, 2009).
Attenzione a parlare in nome della natura
Ancora oggi si contrabbandano come «naturali» posizioni del tutto soggettive
3 gen 2016 Corriere della Sera Di Nuccio Ordine © RIPRODUZIONE RISERVATA
Tra gli slogan che caratterizzano i vari « Family day» e il dibattito di questi giorni sulle unioni civili e le adozioni, campeggia anche quello a difesa della cosiddetta «famiglia naturale»: è «naturale» solo la famiglia al servizio della riproduzione, mentre qualsiasi coppia ( legata da unioni «sterili») non deve essere considerata socialmente e giuridicamente una famiglia. Anche sul piano delle relazioni, c’è chi ha stabilito che è «naturale» solo l’amore eterosessuale e che, invece, debba essere considerato «contronatura» qualsiasi forma di amore tra esseri dello stesso sesso.
Bisogna leggere il prezioso volume intitolato Natura, pubblicato da il Mulino (pp. 244, 18), per capire quanto sia pericoloso arrogarsi il diritto di parlare in nome della «Natura». Roberto Bondì e Antonello La Vergata — allievi di Paolo Rossi ( 1923- 2012), grande storico della scienza e delle idee, a cui è dedicato il lavoro — hanno avuto il merito di mostrare come i termini «natura» e «naturale», ambigui e sfuggenti, siano stati utilizzati, nel corso dei secoli, nelle accezioni più diverse.
Dagli esordi della filosofia (i pensatori «presocratici») fino alle più recenti riflessioni sulle questioni ambientali (Vandana Shiva), il dibattito sulla natura non ha mai conosciuto pause: non sarebbe stato possibile discutere sui principi e sulle finalità, sulla creazione e sul panteismo, sulla matematizzazione e sul meccanicismo, sul vitalismo e sull’organicismo, sulla morale e sulla bellezza, sull’evoluzionismo e sull’ecologia senza ricorrere a una necessaria prospettiva interdisciplinare, in cui filosofia e teologia, estetica e etica, biologia e cosmologia, matematica e fisica interagiscono (mi verrebbe da dire «naturalmente») tra loro.
Nel volume non mancano riferimenti alle opposte personificazioni della natura: benigna e matrigna (ma sulle abusate formule scolastiche si veda ora Gaspare Polizzi, Io sono quella che tu fuggi. Leopardi e la Natura, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 144, 7), generosa e avara, trasparente e occulta. Ne viene fuori un affascinante percorso, in cui la problematicità e la polisemia dei termini «natura» e «naturale» si pongono come un necessario invito a evitare qualsiasi tentativo di semplificazione. Molti filosofi e studiosi della natura (si pensi, per esempio, al rogo di Giordano Bruno o alla sofferta abiura di Galileo) hanno sacrificato la libertà e la vita per difendere l’eliocentrismo, per ribadire che chi vuole conoscere la «natura» non deve ricorrere alle metafore dei libri sacri ma allo studio scientifico della natura stessa.
Quegli errori commessi nel corso della storia tornano oggi in forme diverse quando vengono contrabbandate come «naturali» posizioni (etiche, religiose, comportamentali) che sono solo soggettive. Chi parla, insomma, in nome della «natura» confonde, spesso, le proprie regole morali (che riguardano esclusivamente le scelte di una microcomunità) con ciò che dovrebbe essere da tutti riconosciuto come una oggettiva legge, indipendente dalla volontà degli uomini.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento