Umberto Eco:
Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida, La nave di Teseo pagg. 359 euro 17
Per l’Eco postumo vendita record di copie In un giorno75mila 28 feb 2016 Libero
Settantacinquemila copie in un giorno. Pape Satàn Aleppe, (469 pagine, 20 euro) l'ultimo libro diUmberto Eco volanelle vendite e raggiunge nel suo stesso giorno d’uscita la terza edizione. Un debutto postumo quello di Eco per la nuova casa editrice, La nave di Teseo, che lo scrittore, scomparso una settimana fa, aveva contribuito a fondare, insieme a Elisabetta Sgarbi, dopo l’addio a Bompiani. Pape Satàn aleppe, cronache di una società liquida, raccoglie un’antologia degli ultimi quindici anni della Bustina diMinerva, larubrica che eco scriveva per l’Espresso. Ricognizioni sui segni dei tempi che spaziano sui temi più diversi come si capisce scorrendo l’indice dei pezzi scelti: I vecchi e i giovani, Sui Telefonini, Sui complotti, Suimassmedia aVarie forme di razzismo, Fra religione e filosofia la e buona educazione. Appunti scritti con l’acume di un’intelligenza al laser, pensieri volanti, scritti in presa diretta. «La citazione è evidentemente dantesca ( Pape Satàn, pape Satàn aleppe, Inferno, VII) ma, com’è noto, benchè schiere di commentatori abbiano cercato di trovareun senso a questo verso, la maggior parte di essi ritiene che esso non abbia alcun significato preciso. Mi è parso pertanto comodo usarle come titolo di questa raccolta che, non tanto per colpa mia quanto per colpa dei tempi, è sconnessa», scrive. Più che nei suoi romanzi ilmeglio di Eco è qui dentro.
L’azienda di Trebaseleghe al lavoro da lunedì sera: l’uscita di “Pape Satàn Aleppe” è stata anticipata a sabato
di Simonetta Zanetti Nuova Venezia
Umberto Eco Ultime cronache da un mondo impazzito
In libreria e in edicola domani con Repubblica le raccolte di saggi e pensieri
PAOLO MAURI Repubblica 26 2 2016
Umberto Eco amava “Hellzapoppin”: il film è del 1941 ed è una sarabanda di situazioni impossibili, che però diventano possibili grazie al fatto banale e insieme geniale che qualcuno scambia le pizze destinate alla proiezione e dunque ad un certo punto arrivano… gli indiani che erano protagonisti di un film western. Nel “Pendolo di Foucault” Eco cita “Hellzapoppin” e nel volume che il lettore troverà in edicola sabato con
Repubblica, Come viaggiare con un salmone, cita proprio gli indiani, anzi fornisce le opportune istruzioni per fare l’indiano, ovviamente in un film western. Anche il titolo che lo stesso Eco ha voluto dare al volume che esce oggi con la nuova casa editrice La nave di Teseo è una allusione, non so se del tutto involontaria, a Hellzapoppin: Pape Satàn Aleppe.
L’insondabile verso dantesco annuncia infatti le cronache di una società liquida, secondo la ormai celebre definizione di Bauman, e che cosa c’è di più “liquido” di un film in cui può succedere di tutto senza che vi sia un nesso logico tra una scena e l’altra? I testi vengono dalla rubrica che Eco ha tenuto per anni sull’Espresso: quell’osservatorio intitolato alla “Bustina di Minerva”, ovvero ad una particolare confezione di fiammiferi che aveva due superfici bianche e quindi adatte a prendere appunti. Dunque una sorta di fenomenologia del presente, dell’oggi, che spesso prendeva spunto da un fatto di cronaca, da una discussione o da una tendenza particolare. Eco entra nell’argomento, lo spiega, ci ragiona intorno, con l’aria di fare quattro chiacchiere con un amico, e poi se ne esce con una osservazione particolare che in genere svela un lato inedito della faccenda. Per esempio: va a caccia su Internet e scopre che sì, va bene, i siti dedicati alla religione sono tantissimi con milioni e milioni di contatti, ma l’argomento che batte tutti gli altri è il porno che ha quotazioni stratosferiche. C’è una tale abbondanza di materiale che uno ci potrebbe passare una vita intera. Cosa fa Eco? Guarda e concentra l’attenzione sulla bocca delle attrici, protagoniste di questi film a luci rosse e scopre… che non hanno i soldi per andare da un bravo dentista e farsi rimettere a posto i denti come si deve e come fanno, a spese dei produttori, le dive di Hollywood. Dunque il porno è un settore molto artigianale che spesso illude ragazze povere e comunque non le arricchisce. Cambia la scena e adesso Eco sta parlando di pubblicità e dei produttori che fanno pubblicità ai loro prodotti, come Giovanni Rana. E se il produttore fosse impersonato da un attore? Rassicurare il cliente circa la bontà del prodotto che si reclamizza è un’arte sempre più raffinata e include anche la capacità di mentire (o recitare) che viene accettata dagli utenti. Il tema è sempre: “essere o apparire?” e tocca anche il comportamento di tante persone che pur di comparire in tv per poi essere riconosciute dal macellaio, sono disposte a raccontare le peggiori nefandezze della loro vita, anche intima. E che dire di quelli, pure comparse, che si avvicinano al personaggio famoso intervistato per strada da un tg e fanno ciao-ciao con la manina? Certo, racconta Eco, che non perde mai il suo stile soft, il suo passo ironico, «Chi vede un tg ha l’impressione che viviamo in un girone infernale dove non solo le mamme ammazzano un bambino al giorno, ma i quattordicenni sparano e gli extracomunitari rapinano, i pastori tagliano le orecchie…». Le statistiche, avverte però Eco, ci tranquillizzano: la percentuale di eventi delittuosi non cresce, cresce solo l’amplificazione dei media. D’altra parte accadeva anche nell’Italia degli anni Trenta e Quaranta: con il caso Bruneri-Canella o, più in là con Rina Fort, la belva di via San Gregorio a Milano, che sterminò i suoi figli. Così Eco racconta di un suo incontro in treno: un tale scambia due parole con lui e lamenta appunto l’eccesso di violenza che caratterizza i nostri giorni. Eco non dice nulla, anzi aggiunge: ma lei non ha letto su Internet del caso tale e talaltro… E racconta con molti particolari vicende sanguinosissime, concludendo con un certo Tiesti che aveva ammazzato i figli del fratello, li aveva fatti cuocere e glieli aveva portati in tavola. In breve Eco aveva raccontato storie tratte dalla mitologia classica che provavano il fatto che non siamo peggio dei nostri antenati: anzi se raffrontiamo la popo- lazione di oggi con quella di allora, c’era maggior violenza sotto l’Olimpo degli antichi dei.
Dunque Eco è un fenomenologo del presente, ma non dimentica mai di essere un grande erudito, un filosofo, un collezionista instancabile di libri antichi e infine, e con gioia, un professore. Che tra l’altro detestava essere chiamato “prof”. «Era meglio nel ’68 quando mi davano del tu anche i bidelli e tutti mi chiamavano Umberto». Il professore, che è anche un grande sostenitore dell’incontro o incrocio tra cultura alta e cultura bassa, non esita ad occuparsi del Martini di James Bond o delle avventure di Nero Wolfe, che rilegge tutte insieme un certo Natale e grazie a questo si accorge che molte cose non quadrano: per esempio certi indirizzi o addirittura l’età dei protagonisti che restano giovani anche dopo molti decenni di “servizio”. Capitava così anche a Superman o a Topolino. In Come viaggiare con un salmone prevalgono i pezzi paradossali, per non dire direttamente umoristici. Eco ha il gusto del paradosso leggero, surreale, che talvolta ricorda Campanile. Racconta, per esempio, le vicissitudini di chi mangia in aereo dove tazze e cuccume sembrano studiate apposta per far rovesciare il contenuto. In business class, conclude, «il caffè viene rovesciato in grembo direttamente dalla hostess, che si scusa in esperanto». Insomma, la vita moderna con i suoi telefonini e computer irrompe nella vita dell’uomo Eco: la tecnologia viene studiata e tenuta a bada, mentre l’occhio inquieto dello studioso guarda cosa combinano gli altri, cosa fa tutta questa gente che arpeggia sui telefonini e non vede più nemmeno dove mette i piedi… Mi sarebbe piaciuto sapere che cosa pensava Eco del neologismo “petaloso” creato da un ragazzino che potrebbe essere suo nipote. Ma si è chiuso come un riccio, andando via qualche sera fa. Dobbiamo far tesoro del molto che ha già detto.
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