
giovedì 31 dicembre 2009
Smantellamento dell'Università. Tanti auguri.
Articolo di Bascetta interessante anche se non del tutto condivisibile. E però l'argomento e il titolo mi consentono di salutare l'anno nuovo... [SGA].

Islam, destra, sinistra e follia
Il 20 dicembre il politologo (???) Giovani Sartori, che per il suo antiberlusconismo è considerato oggi uno dei più ascoltati maître à penser della sinistra, sulla prima pagina del Corriere della sera pubblicava questo articolo, nel quale sostiene in sostanza l'impossibilità di un'integrazione tra culture diverse e si lascia subodorare l'intrinseca inferiorità e la natura violenta dell'Islam:
Sergio Romano invece è considerato un conservatore. Ecco cosa scrive, però, nella sua rubrica sempre sul Corriere:
Ed ecco infine un articolo della Padania dal sobrio titolo. A chi assomiglia?
Gli atei devoti del Foglio contro Darwin e per lo Spirito Santo
Il 29 dicembre sono usciti sul Foglio alcuni articoli che entrano nel merito della polemica evoluzionismo-creazionismo (ricordo che il CNR italiano è forse l'unico ente pubblico di ricerca nella nostra galassia che finanzi ricerche ispirate al creazionismo). Rinvio a questi testi non tanto per il loro contenuto, né perché siano significativi di qualcosa (se non del cazzeggio del Foglio) ma perché, presi come esercizi di satira, aiutano a risollevare il buon umore [SGA].
Il modo peggiore di ricordare Camus
E cioè farlo fare a Bernard Henri Levy. Ma il Corriere continua ad esser grato agli ex nouveaux philosophes per il lavoro sporco che hanno svolto in passato [SGA].
1960-2010
Albert Camus
Perché i sartriani devono dar ragione al filosofo artista
di Bernard Henri Levy, Corriere della Sera 30 dicembre 2009, Pagina 38/39
Allora, un filosofo da quinta liceo? È l' incresciosa reputazione che perseguita Camus dall' anatema scagliato contro di lui da Sartre e dai suoi seguaci. Ma non per questo la ritengo fondata. Perché una cosa è dire che la sua politica non poggiava su una struttura filosofica e che era semmai Sartre, paradossalmente, a farsi portavoce di quella filosofia; altra cosa è asserire che la filosofia non abita affatto l' opera di Camus...
mercoledì 30 dicembre 2009
Islam, ebraismo, cristianità
Un intervento di storia di Paolo Mieli, a commento di alcuni libri usciti di recente. Mieli per una volta dà un contributo alla prevenzione dello scontro di civiltà dopo aver fatto tanto danno come direttore del Corriere[SGA].
martedì 29 dicembre 2009
In rete tutti i video degli interventi al convegno di "Politica e classe" su crisi e transizione
Associazione Marxista "Politica e Classe"
2° CONVEGNO SU CRISI e ALTERNATIVE
I nodi della Transizione: Forze produttive, rapporti di produzione e scienza
Interventi di:
- Joaquim Ariolla (Spagna) – Università Pais Vasco, Bilbao
- Angelo Baracca – Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra
- Guglielmo Carchedi - Professore di economia università di Amsterdam
- Andrea Catone – Centro studi sulla transizione socialista
- Alberto Di Fazio – Astrofisico teorico, Comm. Naz. CNR Global Change, ONU
- Alessandro Mazzone – Professore Filosofia della Storia, Siena
- Luciano Vasapollo – Università La Sapienza Roma. Centro Studi CESTES
La presentazione del convegno e i link ai video sono disponibili qui
Tutto in una volta: una sintesi di ciò che rende fastidiosamente illegibile il manifesto
Una tripletta postmoderna e cognitivista di questo livello non capita tutti i giorni. A partire dalla titolazione: i tanto celebrati titoli del Manifesto sono spesso esempi di autoironia involontaria. La presento come mero indice di decadenza culturale. Ricordo che nei tempi pionieristici in cui internet iniziava la sua diffusione a livello di massa, "il manifesto" teorizzava il cyberpunk e prevedeva che la liberazione sarebbe arrivata dalla rete entro il decennio [SGA].
NELLA PRIGIONE DEL PRINCIPIO DEL PIACERE
Techno NICHILISTI
di Francesco Antonelli
Una libertà che ha il sapore dolceamaro della coazione al consumo. Un lungo e impegnato saggio di Mauro Magatti ripropone il secolare e talvolta conflittuale rapporto tra la tecnica e la formazione delle soggettività collettive alla luce di un capitalismo che ha elevato la comunicazione a medium delle relazioni sociali
Una delle più frequenti domande che ci poniamo sul cellulare o sul computer collegato ad internet, è se la continua «raggiungibilità» che consentono non abbia trasformato la vita in una continua ossessione. Similmente, a tutti, al termine di una... Leggi tutto (da domani)
TECNOLOGIA
L'insospettabile realpolitik della lotta al sistema
di Benedetto Vecchi
La tecnica come prigione. O all'opposto come veicolo di una liberazione dal regno della necessità. Sono ancora questi i poli dove si addensano gran parte delle riflessioni mainstream attorno al ruolo della tecnologia in questa grigia postmodernità... Leggi tutto (da domani)
RIVISTE
Dalla «network culture» alla geografia del lavoro precario
Il nuovo numero della rivista «Sociologia del lavoro» (Franco Angeli) ha un titolo decisamente programmatico: «Lavoro e produzione del valore nell'economia della conoscenza. Criticità e ambivalenze della network culture». Programmatico perché indica... Leggi tutto (da domani)
Battista, che non leggerebbe mai Federico Moccia, cerca di importare in Italia il mito di Ayn Rand
In effetti si sente il bisogno, nella letteratura del nostro paese, di quel sano populismo liberista che da tempo si è fatto strada nella cinematografia...
Tuttavia, le insospettate riflessioni di un "intellettuale" come Christian De Sica (e non si tratta affatto di ironia: è un'espressione legittima tanto per lui quanto per Nanni Moretti) non convincono del tutto. E' questo l'unico modo di produrre cultura popolare? [SGA]
lunedì 28 dicembre 2009
Il vecchio ma sempre valido Henry Kissinger ci spiega cosa sta succedendo in Iran
Con il consueto lucido cinismo [SGA].
E' anche "conversando con Luce Irigaray" che una solida tradizione culturale è andata in pezzi
Dove il problema non è ovviamente Irigaray ma l'ascolto che le si dà e l'uso che se ne fa. E non si può nemmeno dare la colpa a una giornalista improbabile come Concita De Gregorio, visto quello che è successo in passato. E' difficile oggi ricordarlo, ma negli anni Ottanta e Novanta Irigaray ebbe un ruolo culturale molto importante - e negativo - nella dissoluzione della mentalità storico-politica del PCI [SGA].
domenica 27 dicembre 2009
E' l'immateriale ciò che ci salva? L'ossessione del general intellect prende sempre nuove forme
Il manifesto insiste con il politicamente corretto della decrescita e con il superamento del paradigma marxiano nell'epoca del "capitalismo cognitivo". L'articolo è però consultabile in rete solo da domani [SGA].
Gli illusionisti della crescita infinita IL CAPITALISMO INVECCHIA?
LA PAROLA A CARLO VERCELLONE La crisi è sistemica perché segnala l'impossibilità di uno sviluppo trainato dalla finanza e dall'estensione di una logica mercantile al cosiddetto «immateriale». Per questo il problema politico della trasformazione dell'attuale modello di società non è più rinviabile Salute, educazione e ricerca possono essere ridotti a merci. Ma al prezzo di diseguaglianze insostenibili e di una drastica diminuzione dell'efficacia sociale di queste produzioni
di Cosma Orsi, il manifesto, 27 gennaio 2009
Crisi sistemica, cioè esaurimento della spinta propulsiva di questa economia capitalista di garantire lo sviluppo secondo la legge del profitto. E tuttavia è una crisi che offre inedite e tutt'ora inesplorate...
Il nuovo libro di Vito Mancuso
Sono cose che hanno certamente un loro interesse. Non tanto però per ciò che viene detto: il problema è capire se tutto questo può rientrare in una teologia cattolica e cosa effettivamente significhi nelle trasformazioni culturali in corso oggi [SGA].
da Tuttolibri di sabato 19 dicembre 2009
Luttwak, Bisanzio e gli Stati Uniti
Un interessante commento di Silvia Ronchey sulla Stampa, nel quale si denunciano le facili analogie di un abile venditore di se stesso [SGA].
Bisanzio, il volere e non potere dell'America d'oggi
La (discutibile) analogia proposta da Luttwak
di SILVIA RONCHEY, La Stampa, 27/12/2009
Supponiamo che la dirigenza strategica della maggiore potenza militare mondiale, dopo sette anni di iniziative belliche destinate a produrre esiti incresciosi, sia investita da un’ondata globale di discredito.
Supponiamo che un consulente strategico di questo governo, non necessariamente il più influente ma fra i più mediaticamente esposti e culturalmente duttili, pubblichi, per esorcizzare il danno, un saggio che sia insieme popolare e tale da incutere soggezione. Supponiamo che costui decida di parlare del presente attraverso il passato - tradizione consolidata tra i consulenti strategici, a partire da Machiavelli - e a questo scopo profonda una dottrina coltivata en amateur da decenni: un esercizio di erudizione di più di 500 pagine, in cui prenda a parlare non più dell’impero romano, su cui a suo tempo ha scritto un libro molto discusso, ma di un impero studiato da pochi e conosciuto da ancora meno: l’impero bizantino...
sabato 26 dicembre 2009
On line le lezioni di Sociologia dei processi culturali di martedì 22 dicembre
Proseguono le lezioni di Sociologia dei processi culturali per il corso di laurea in "Pedagogia e progettazione educativa". Le ultime lezioni si terranno mercoledì 13 gennaio e saranno dedicate al seminario sulla Genealogia della morale.
I video delle lezioni sono disponibili on line a questo link
I video delle lezioni sono disponibili on line a questo link
venerdì 25 dicembre 2009
Biennio rosso, guerra civile, fascismo: un libro di Fabio Fabbri
Non bisogna avere paura della categoria di "guera civile", nonostante l'uso strumentale che a volte se ne fa [SGA].

Emanuele Macaluso ricorda gli anni in cui si decise la Guerra Fredda.
Macaluso è sempre stato un destro ma un destro intelligente e simpatico. E, soprattutto, ha parole perfide per Achille Occhetto... [SGA].

Senza pudore: Ida Magli contro Bachofen...
Non ho mai amato il femminismo differenzialista (molte delle cui tesi, tra l'altro, sono state anticipate da autori di destra nella seconda metà del XIX secolo e nella prima del XX). Ma Ida Magli che sul Giornale pretende di confutare Bachofen è una cosa troppo divertente... [SGA].

Chi decide della santità altrui?
Ovviamente il problema non è la santità di Pio XII, che come tale interessa i credenti ma è indifferente per chi non è cattolico: il problema è tutto storico e di conseguenza tutto politico. E non riguarda la storia e la politica degli anni remoti della Seconda guerra mondiale ma la storia e la politica del presente. Di un presente fatto di lager a cielo aperto (Gaza) e di piccole guerre totali accettate dalla coscienza dell'opinione pubblica mondiale come se nulla fosse.
C'è oggi chi domina con la stessa perizia il senso di colpa e i mass media. Di fronte alle ingerenze e alle prepotenze di chi ritiene che tutto gli sia consentito e che, con crescente insistenza e in ogni campo, si erge a tribunale morale e persino teologico, allora, è giusto per chi si richiama al materialismo storico difendere l'autonomia e anche il ruolo oggettivo della chiesa cattolica, anche se pochi apprezzeranno. Il discorso sarebbe lungo perché il problema è complesso. E' ancora troppo poco conosciuto il ruolo di Woytila nella sconfitta del socialismo reale. Ma la fase è mutata e nel contesto della secolarizzazione capitalistica trionfante il cattolicesimo di Ratzinger si sente - giustamente - assediato. Questo comporta spesso reazioni scomposte e non condivisibili ma comporta anche possibili sintonie, oggettive e positive, con altre culture discriminate e contribuisce a ostacolare chi vorrebbe ardentemente uno scontro di civiltà perché brama lo sterminio di qualche milione di arabi.
La sinistra - una cosa peggiore della quale c'è probabilmente solo la destra - non sembra capire. Priva di bussola, il suo problema è strumentalizzare la chiesa cattolica quando questa condanna i bombardamenti e denunciarne gli sconfinamenti politici quando si tratta di aborto o eutanasia o scuole confessionali. Nel frattempo i problemi reali di un mondo percorso dalle migrazioni dei popoli e da imponenti spostamenti nei suoi rapporti di forza sono lì, in tutta evidenza.
Certo, la chiesa cattolica è stata un problema per l'Italia. Ma proviamo a ribaltare il ragionamento: ho l'impressione che senza di essa e la sua funzione moderatrice, in un paese come questo - e pensiamo ad esempio al fascismo -, sarebbe andata ancora peggio. Preferisco allora Avvenire ai luooghi comuni del Manifesto, un giornale che sembra del tutto inconsapevole di ciò che gli accade attorno [SGA].
mercoledì 23 dicembre 2009
Francia batte Italia 2. Marco Filoni da Urbino a Gallimard
Marco, che oggi è probabilmente il più importante conoscitore di Alexandre Kojève, è stato allievo di Livio Sichirollo a Urbino, dove ha vissuto per molti anni. Complimenti... [SGA].


martedì 22 dicembre 2009
John Brown e il movimento abolizionista statunitense
Una pagina poco conosciuta della storia feroce degli Stati Uniti, un ulteriore sviluppo del revisionismo storico [SGA].
A 150 anni dall' impiccagione, due mostre di segno opposto ricordano il paladino della lotta per l' emancipazione dei neri
John Brown, il feroce liberatore
Un eroe o un assassino? America ancora divisa sul martire antischiavista
di Paolo Valentino, Corriere della Sera, 19 dicembre 2009 p. 53
RICHMOND (Virginia) - La leggenda in versione musicale vuole che «il suo corpo si decomponga nella tomba, ma l' anima continui a marciare». Eppure, a un secolo e mezzo dalla sua morte l' estetica di quella marcia immaginaria rimane controversa e l' America è tanto lacerata, intorno alla sua eredità, quanto lo era alla vigilia della guerra civile. Di più, le sue azioni, che ne furono il prologo, alimentano rovelli irrisolti e ancora attuali, come i limiti del dissenso, la natura del terrorismo, la legittimità e gli effetti della violenza rivoluzionaria. Nel dicembre del 1859 a Charles Town, in Virginia, John Brown veniva impiccato, colpevole di omicidio, tradimento e istigazione alla rivolta. Insieme a 21 seguaci, il campione dell' abolizionismo aveva dato l' assalto all' arsenale federale di Harper' s Ferry, per procurarsi le armi con cui innescare una ribellione degli schiavi di colore...
Sul manifesto la consueta apologia del postmodernismo
Il manifesto continua con pervicace coerenza quel suo percorso postmodernista che tanto ha contribuito alla dissoluzione del pensiero critico nel nostro paese [SGA].
PAOLO GODANI, DELEUZE, CAROCCI, PP. 201, EURO 16,50
Una rabbiosa e vitale introduzione a Gilles Deleuze
di Roberto Ciccarelli, il manifesto, 19 dicembre 2009
Buon segno la pubblicazione della guida a Gilles Deleuze nella nuova collana Carocci dedicata ai «pensatori». Tradizionale esposizione dei temi di un filosofo tanto invocato ed inviso, quanto inversamente conosciuto e studiato, il libro di Paolo Godani non perde tempo. Già nella prima pagina ricorda che molte delle interpretazioni italiane di Deleuze hanno impresso un segno negativo sulla ricezione della sua opera. Nel tempo essa sarebbe diventata la cifra dell'anarchismo derivante dai movimenti del '68 e del '77, rappresentazione del narcisismo di massa che impone l'imperativo del piacere a tutti i costi...
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Asor Rosa sugli intellettuali
Il grande silenzio. Asor Rosa. Una contraddizione performativa [SGA].
Libri / "Il grande silenzio" di Asor Rosa
di Giorgio Fontana, Il Sole 24 Ore on line, 18 dicembre 2009
A cosa serve oggi un intellettuale in Italia? E' ancora possibile una figura così distante dal chiacchiericcio mediatico dei nostri tempi? A queste e altre domande cerca di rispondere Asor Rosa nella lucida intervista di Simonetta Fiori sul "Grande silenzio" — questa assenza assordante di figure che sappiano parlare alla gente.
L'intellettuale è descritto come una figura contemporanea, posteriore al Settecento: specialisti "che però hanno proiettato il loro specialismo su uno sfondo, più vasto, ricavandone un senso di carattere generale"...
lunedì 21 dicembre 2009
"Un nuovo Cnl anti-Berlusconi"? l'intervista di Ferrero a Repubblica è un delirio
Chi vuole può leggere qui l'intervista di Paolo Ferrero, a nome della Federazione della sinistra, rilasciata a Repubblica.
Ritengo quest'intervista di Ferrero un delirio privo di qualunque base nella realtà. Sono le consuete fumisterie espresse per coprire un imbroglio e cioè indorare la pillola degli accordi per le regionali e di quelli successivi, agitando il fantasma del fascismo ed evocando il CLN. L'idea di determinare con il 3% (forse nemmeno quello) le strategie del centrosinistra, che punta invece all'asse con Casini e ha ben altri progetti, ricorda le fantasie di Bertinotti che pensava di spostare a sinistra Prodi con l'aiuto di Casarini.
Aspettarsi che questa accozzaglia possa battere Berlusconi mi sembra illusorio e ritengo che il PdL vincerebbe lo stesso. In ogni caso, la previsione di un governo autosufficiente senza i voti della Federazione è improbabile già alla Camera ed è praticamente impossibile al Senato: sarebbe indispensabile un coinvolgimento diretto (che è quello che poi in realtà la Federazione vuole). La perla finale è però l'escamotage di utilizzare la legge elettorale attuale, che consentirebbe di mettere in atto questo dalemone e dunque di salvare la democrazia (!!!), per poi cambiare questa stessa legge elettorale salvifica durante la legislatura!
Alla base di tutto, però, c'è quello che ritengo un errore di analisi. Se non si smette di utilizzare propagandisticamente l'equazione Berlusconi = Fascismo si cade vittime di un autoinganno e di un autoricatto di natura più morale che politica. Berlusconi è un nemico acerrimo ma non è il fascismo e non c'è nessun fronte unico da mettere in piedi. Il fronte unico e lo spettro del regime servono (servivano) solo a mobilitare l'elettorato facendo leva su un elemento mitologico. Un'analisi più rigorosa dimostrerebbe che se Berlusconi ha fatto gravissimi danni a questo paese, danni non minori ha fatto il centrosinistra, che oltretutto è quella parte politica che più di ogni altra si è adoperata per minare la costituzione (a partire dall'introduzione della legge elettorale maggioritaria e dal Titolo V). Anche le riforme del mercato del lavoro che hanno introdotto massicciamente la precarietà in Italia sono frutto prevalentemente dei governi di centrosinistra. Questo non vuol dire recuperare la teoria delle "due destre": se non c'è il fascismo, infatti, non c'è nemmeno il socialfascismo. Vuol dire solo che la presenza di Berlusconi non ci deve obbligare ad andare con D'Alema. Da 20 anni a questa parte non facciamo altro che andare con D'Alema e siamo finiti dove siamo.
Meno grave, ma altrettanto significativo, è l'errore di chi parla pensando di contare ancora qualcosa e di poter determinare il comportamento di chi è più grosso di lui: non siamo noi a governare i processi ma ne siamo semmai in balìa.
SGA
Una discussione tra Domenico Losurdo e Costanzo Preve
Costanzo Preve ha commentato l'intervista di Domenico Losurdo su destra e sinistra con una sua nota. Rinvio a entrambi gli interventi sul blog di Domenico Losurdo [SGA].
NOTE SU UN’IMPORTANTE INTERVISTA A DOMENICO LOSURDO
di Costanzo Preve
Ho letto recentemente un’importante intervista a Domenico Losurdo, datata Firenze, 31-10-2009. Essa si intitola “Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra”, ed io stesso (Costanzo Preve) sono tirato in ballo, con fotografia, come il più noto sostenitore di una “sciocchezza” (sic), e cioè della negazione della vigenza della dicotomia destra/sinistra. E tuttavia l’intervista presenta molti altri punti di estremo interesse politico, storico e filosofico, per cui un intervento pubblico è opportuno, sulla base del noto detto kantiano dell’uso pubblico della ragione...
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra: l'intervista di Losurdo
E' uscito il Dizionario gramsciano: nel laboratorio dei Quaderni
Questa impresa, alla quale hanno collaborato tutti i maggiori studiosi marxisti italiani, va considerata estremamente importante e dimostra - insieme ad altre, come le ricerche in corso sull'edizione critica di Marx ed Engels - che esiste ancora nel nostro paese una rete culturale in grado di esprimere progetti di portata strategica e di produrre opere di grande levatura [SGA].
Dizionario gramsciano 1926-1937
A cura di Guido Liguori e Pasquale Voza
Carocci 2009, pp. 918, € 85,00
Nei suoi ultimi dieci anni, Antonio Gramsci riflette in carcere sulla sconfitta del movimento comunista e sul fallimento della rivoluzione in Occidente. Rielabora le domande di fondo della sua precedente azione politica, ripensa le risposte date e le esperienze vissute. Formula un vero e proprio lessico per esprimere la sua teoria politica e un intero mondo di concetti destinati a influenzare i più diversi campi del sapere. È un linguaggio che inventa spesso parole nuove o che reinventa parole vecchie arricchendole di significati diversi. Scritto da studiose e studiosi di nazionalità, culture e competenze diverse, il Dizionario gramsciano 1926-1937 ricostruisce il significato delle parole e dei concetti presenti nei Quaderni del carcere e nelle Lettere dal carcere, coniugando rigore scientifico e chiarezza divulgativa, e si propone di accompagnare con le sue oltre 600 voci la scoperta del pensatore italiano moderno oggi più conosciuto nel mondo.
Dizionario gramsciano 1926-1937
A cura di Guido Liguori e Pasquale Voza
Carocci 2009, pp. 918, € 85,00
Nei suoi ultimi dieci anni, Antonio Gramsci riflette in carcere sulla sconfitta del movimento comunista e sul fallimento della rivoluzione in Occidente. Rielabora le domande di fondo della sua precedente azione politica, ripensa le risposte date e le esperienze vissute. Formula un vero e proprio lessico per esprimere la sua teoria politica e un intero mondo di concetti destinati a influenzare i più diversi campi del sapere. È un linguaggio che inventa spesso parole nuove o che reinventa parole vecchie arricchendole di significati diversi. Scritto da studiose e studiosi di nazionalità, culture e competenze diverse, il Dizionario gramsciano 1926-1937 ricostruisce il significato delle parole e dei concetti presenti nei Quaderni del carcere e nelle Lettere dal carcere, coniugando rigore scientifico e chiarezza divulgativa, e si propone di accompagnare con le sue oltre 600 voci la scoperta del pensatore italiano moderno oggi più conosciuto nel mondo.
Gli interventi alla presentazione dell'Associazione MARX XXI
Mario Vegetti
Massimo Rendina
Cesare Salvi
Luis J. Berroteran
Rodny Lopez Clemente
Luigi Cancrini
Vladimiro Giacchè
Oliviero Diliberto
Andrea Catone
Fosco Giannini
Massimo Rendina
Cesare Salvi
Luis J. Berroteran
Rodny Lopez Clemente
Luigi Cancrini
Vladimiro Giacchè
Oliviero Diliberto
Andrea Catone
Fosco Giannini
MARX21 Idee e progetti per il comunismo del XXI° secolo
La cultura marxista esce dall angolo
"il manifesto", 20.12.2009
Un'associazione che serve alla politica, non un centro studi utile solo a se stesso. E' il ruolo auspicato dal segretario del Pdci Oliviero Diliberto per l'associazione politico culturale Marx21 presentata ieri a Roma in una delle sale del centro...
domenica 20 dicembre 2009
venerdì 18 dicembre 2009
La crisi della democrazia moderna e la crisi della scuola di Althusser
Da tempo Balibar si è allontanato dal materialismo storico. Rinvio anche alla recensione di Gianfranco La Grassa all'edizione italiana integrale di Leggere il capitale, uscita qualche tempo fa su "L'Indice" [SGA].
Gianfranco La Grassa recensisce Leggere il Capitale su "L'Indice":
Althusser, Balibar, Establet, Macherey, Rancière: Leggere il Capitale, Mimesis 2006, pp.428, Euro 30
Si tratta della prima edizione italiana completa del seminario tenuto da Althusser e allievi nel 1964-65 all’Ecole Normale Supérieure (Parigi). Impossibile in poche righe sintetizzare le complesse argomentazioni svolte, avendo come obiettivo un radicale ripensamento (e rilettura) della massima opera di Marx. Meglio esporre, telegraficamente, come all’epoca colsi (e molti altri con me) il significato, profondamente rivoluzionario, del testo in esame...
Continuano le polemiche e i maldipancia nell'Einaudi di Berlusconi
Una casa editrice finita già da tempo, che vive ancora del suo passato. Le recenti polemiche su Repubblica e la Stampa [SGA].
Sommovimenti culturali nel mondo cattolico e a destra
Ancora sul convegno filosofico organizzato dalla Cei, visto questa volta dalla destra "repubblicana" in cerca di una sua identità [SGA].
La Sony pubblica l'opera completa di Fabrizio De Andrè
E' il colpo basso natalizio - e carissimo - di una multinazionale ma al cuor non si comanda [SGA].
Quando De André lasciò l'Hotel Supramonte
di Michele Monteverdi Il Sole 24 Ore on line, 17 dicembre 2009
«I veri prigionieri continuano a essere i sequestratori. Tanto è vero che noi siamo usciti e loro sono ancora dentro». Furono in molti a essere spiazzati dalle parole di comprensione che Fabrizio De André, dopo quasi quattro mesi di prigionia nelle mani dell'anonima sequestri sarda insieme alla compagna Dori Ghezzi, riservò ai suoi rapitori...
giovedì 17 dicembre 2009
"Faro spirituale" o "base teorica"? Alcune riflessioni su una recente polemica politico-culturale
"Et spiritus tuus bonus superferebatur ad subveniendum nobis in tempore opportuno"
S. Augustinus, Confessiones, 13.34.49
di Stefano G. Azzarà
L'intervento di Andros Kyprianou, segretario generale di AKEL, alla presentazione della Federazione della Sinistra tenutasi a Roma il 5 dicembre scorso ha acceso una piccola polemica culturale all'interno della sinistra radicale. Già questo sarebbe di per sé un fatto positivo, vista l'asfitticità del dibattito teorico italiano. Purtroppo però la polemica appare tutto sommato abbastanza strumentale e fuori centro ed è perciò incapace di far compiere un passo in avanti al confronto delle idee.
Qualcuno ha accusato Fausto Sorini, che ha diffuso il testo dell'intervento, di aver manipolato la traduzione delle parole di Kyprianou per renderle più digeribili. Riferendosi ai comunisti ciprioti il segretario di AKEL ha detto che
"Il fatto che siamo il partito di governo, non ha minimamente influenzato il nostro carattere ed il nostro spirito rivoluzionario. Siamo sempre guidati dall’ ideologia marxista – leninista, che valorizziamo come strumento di analisi delle condizioni attuali, nonché come faro spirituale della nostra attività e dei nostri obiettivi. Siamo guidati dai nostri principi politici ed organizzativi, nonché dai valori e dagli ideali del socialismo"
Sorini in un primo momento avrebbe reso l'espressione "faro spirituale" con "base teorica", nascondendo o edulcorando in questo modo con consapevole volontà manipolatrice le incrostazioni dogmatiche di un'impostazione culturale - quella dei ciprioti e la propria - che vive anacronisticamente il marxismo come una sorta di religione.
Non entro nel merito dell'eventuale libertà di traduzione di un testo che non conosco nell'originale: tutto potrebbe nascere semplicemente da una svista. Credo però che questa polemica riveli qualcosa di più profondo e che per capirlo occorra partire da una precisazione generale, utile soprattutto per chi non si occupa direttamente di tematiche filosofiche.
La parola italiana "spirito" corrisponde al tedesco "Geist". In tedesco, tuttavia, questa espressione non è carica di quelle pesanti connotazioni religiose che sono invece ben vive in Italia, frutto principalmente - per semplificare - della secolare egemonia culturale della Chiesa cattolica nel nostro paese. "Geist" indica infatti uno spettro semantico ben più ampio e che include tra i suoi significati, tra gli altri, anche quello di "mente". Lo sapeva bene ovviamente Hegel, che ha intitolato una delle sue opere più importanti Phaenomenologie des Geistes, ricostruendo in maniera impareggiabile l'evoluzione delle capacità intellettuali umane nel loro nesso logico-storico; Hegel che parlava di "spirito oggettivo" (objektiver Geist) riferendosi al diritto, alla moralità e all'eticità che si materializzano poi nelle istituzioni e il cui "spirito assoluto" (absoluter Geist) include sì la religione ma anche l'arte e la filosofia. E lo sapeva bene ad esempio Wilhelm Dilthey, nello scrivere la sua Einleitung in die Geisteswissenschaften. Oppure, per venire all'Italia, Benedetto Croce quando a sua volta parlava, con chiaro riferimento a Hegel, di "filosofia come scienza dello spirito", raccogliendo sotto questo nome sia le attività teoretiche che quelle pratiche. E lo sapeva bene anche Hannah Arendt, che su questo tema ha riflettuto a fondo e quando ha scritto in inglese il suo testamento filosofico lo ha chiamato The Life of the Mind (tradotto non a caso in tedesco come Vom Leben des Geistes).
Già il legame da tutti conosciuto tra Marx e Hegel dovrebbe far capire che questa problematica nella tradizione marxista è ben risaputa e che tutto c'è tranne che un approccio ingenuo. Nell'Ideologia tedesca troviamo ad esempio questa considerazione di Marx, che non si preoccupa minimamente di utilizzare il termine che oggi invece si contesta con riprovazione a Kyprianou e a Sorini:
"Die Produktion der Ideen, Vorstellungen, des Bewußtseins ist zunächst unmittelbar verflochten in die materielle Tätigkeit und den materiellen Verkehr der Menschen, Sprache des wirklichen Lebens. Das Vorstellen, Denken, der geistige Verkehr der Menschen erscheinen hier noch als direkter Ausfluß ihres materiellen Verhaltens".
E anche Antonio Gramsci usa il termine "spirituale" molto di frequente e in senso molto ampio, distinguendolo implicitamente ma in maniera netta dal suo significato meramente "spiritualistico". E' il Gramsci che parla per esempio di "preparazione spirituale del Risorgimento" o di "vita spirituale e culturale", che lamenta come il proletariato sia stato storicamente "escluso dalla vita spirituale", che fa notare, riferendosi a Croce, come "la categoria" (concettuale) sia "il momento spirituale della pratica", ecc. ecc.
Insomma, la polemica di questi giorni sembra essere del tutto pretestuosa. Più che della volontà manipolatrice di Sorini, allora, essa mi sembra semmai indice di una cosa ben diversa. Del travaglio intellettuale, cioè - che in quanto tale va rispettato anche se non può essere condiviso -, di un'area politico-culturale come Essere Comunisti, che si riconosceva in passato nelle categorie oggi sotto accusa ma che con questo dibattito annuncia in sostanza di averne ormai preso le distanze. La polemica, in altre parole, rivela lo stato attuale dell'evoluzione culturale di quest'area, inevitabile corollario del mutamento di ruolo politico di un'elite periferica che dopo un lungo percorso è riuscita ad assumere un ruolo dirigente (sebbene in una formazione politica dalle dimensioni ormai ridotte e priva di un peso politico reale). Un'area che ha assunto all'interno del PRC una posizione centrale, che ha cambiato i suoi interlocutori e la sua composizione e che è necessariamente cambiata, essa stessa e la sua linea politica, nel corso di questa ricollocazione.
Essere Comunisti, perciò, rende palese in tal modo principalmente il proprio percorso di allontanamento dal marxismo-leninismo. E per legittimare questo salto di qualità della propria forma di coscienza sembra aver bisogno, anche se in maniera inconsapevole, non già di criticare le effettive degenerazioni messianiche e religiose del marxismo-leninismo, cosa che sarebbe del tutto condivisibile, ma di dichiarare che questa teoria è una forma di religione in se stessa, che non può essere altrimenti e che perciò va abbandonata. Sta a noi - a partire dal lavoro politico-culturale concreto che la nostra Associazione sarà in grado di svolgere - dimostrare che così non è e che anche un'eventuale assunzione di responsabilità politiche maggiori rispetto a quelle che di solito spettano a una minoranza comporta sì un necessario processo di apprendimento ma non una mutazione ideologica così radicale da configurarsi, come in questo caso, come un completo cambio di campo.
On line le lezioni di Sociologia dei processi culturali di mercoledì 16 dicembre
Proseguono le lezioni di Sociologia dei processi culturali per il corso di laurea in "Pedagogia e progettazione educativa".
I video delle lezioni sono disponibili on line a questo link
I video delle lezioni sono disponibili on line a questo link
On line le lezioni di Sociologia dei processi culturali di martedì 15 dicembre
Proseguono le lezioni di Sociologia dei processi culturali per il corso di laurea in "Pedagogia e progettazione educativa".
I video delle lezioni sono disponibili on line a questo link
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mercoledì 16 dicembre 2009
Cavallaro sul manifesto invita gli storici ad andare oltre la demonizzazione di Stalin
E già questo, visto il giornale che ospita l'intervento, è un fatto notevole. Tuttavia Cavallaro sembra contraddire se stesso nel momento in cui inquadra il fenomeno con categorie che sono più che altro psicoanalitiche. Del tutto incomprensibile, poi, è la scelta di ignorare il libro di Domenico Losurdo (Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, Carocci, Roma 2009) che rappresenta forse il primo tentativo di una storiografia rigorosa su questo argomento [SGA].
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